Buttaoni, Alessandro Vincenzo – Prelato (Tolfa, 13 feb. 1750 – Roma, 4 apr. 1826).

Fratello minore di Domenico (dal 1806 vescovo di Fabriano e Matelica), fu battezzato col nome di Vincenzo al momento della nascita dall’ostetrica Camilla Marmajoli, secondo la prassi nei casi in cui il neonato veniva giudicato in pericolo imminente di morte. Superata la crisi, il giorno successivo ricevette il battesimo nella chiesa parrocchiale e gli fu aggiunto il nome di Alessandro, con il quale fu poi di fatto chiamato. Avviato agli studi ecclesiastici, fu ordinato sacerdote a Tolfa nella chiesa collegiata di S. Egidio. Dopo il conseguimento a Roma del titolo di dottore in utroque iure, nel 1808 fu nominato avvocato concistoriale coadiutore di Girolamo Napoleoni.

Fedele al pontefice, durante l’occupazione francese nel giugno 1811 con altri beneficiari e sacerdoti rifiutò di recitare il Salvum fac Imperatorem e di assistere al solenne Te Deum in occasione della nascita di Luciano Bonaparte re di Roma. Avvocato della Fabbrica di S. Pietro nel 1814, due anni più tardi fu no­minato canonico di S. Pietro. Dal 1816 fu prelato domestico di Pio VII e votante al Tribunale della Se­gnatura di Giustizia; nel 1817 (13 marzo) entrò a far parte dei referendari di Segnatura. Protonotario apostolico non partecipante, fu promotore della Fede nella Congregazione dei Riti (11 giugno 1819) e esaminatore dei vescovi in diritto canonico. Collaboratore e uomo di fiducia del cardinal Consalvi, fu con il conte Parisani suo esecutore testamentario. Il 10 marzo 1823 fu nominato uditore santissimo (uditore di Sua Santità); grazie a questa qualifica fu l’ultima persona a parlare con il pontefice prima che, la sera del 6 luglio 1823, egli rimanesse vittima della caduta i cui postumi lo portarono alla morte il 20 agosto successivo.

Il suo incarico fu confermato da Leone XII e nell’esercizio delle sue funzioni nel 1826 morì nel palazzo del Quirinale. La salma fu tumulata nella vicina chiesa di S. Croce e S. Bonaventura dei Lucchesi; le sue sorelle ed eredi, Anna Maria e Teresa Pasqua commissionarono al discepolo del Canova Adamo Tavolini un monumento funebre che ne perpetuasse la memoria. Nel suo testamento, redatto dal notaio capitolino Offredi il 25 marzo 1826, egli istituì un legato di mille scudi per l’ospedale di Tolfa e una liquidazione equivalente a sei mesi di salario per i suoi famigli. Scrisse: Dissertatio in titulum codicis De vendendis rebus civitatis (Roma, Bernardino Olivieri, 1815).

BIBL. – Moroni, LIII, p. 169; Silvagni 1971, III, p. 165; Morra 1977, pp. 261-263 (con bibl.); Boutry 2002, p. 521 (con bibl. e rif. alle fonti d’archivio).

[Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri]