Floridi (Flores, Floridus, Florido), Bartolomeo – Vescovo (Nepi, sec. XV – Roma, 23 lug. 1498).

Nominato il 21 ago. 1489 ve­scovo di Sutri e Nepi da Innocenzo VIII, nel 1492 venne ricordato da Giovanni Burcardo (Iohannes Burckardus) nel Liber notarum come «secretarius secundus» del papa, mentre a metà del 1493 rice­vette da Alessandro VI il titolo di secretarius domesticus, mansione che lo portava a svolgere alcuni compiti amministrativi e di rappresentanza, tra i quali la lettura degli articoli della lega tra il papa, la Repubblica di Venezia e Ludovico il Moro, nella chiesa di S. Marco a Roma, il 25 apr. 1493; il 6 ago. 1494 firmò un breve contro P. e F. Colonna e A. Sa­velli, che avevano occupato la rocca di Ostia; tra il 26 e il 29 marzo 1496 accompagnò F. Gonzaga, marchese di Mantova, nel suo soggiorno romano, prima di ripartire per Napoli.

Il 5 ago. 1494 fu trasfe­rito nella sede arcivescovile di Cosenza, ricevendo in commenda il monastero di S. Cristoforo di Casteldurante. Nonostante avesse preso a cuore la sua chiesa, fu sostituito spesso da un delegato e passò più tempo a Roma che a Cosenza. Il 14 set. 1497 fu in­carcerato in Castel Sant’Angelo dal papa con l’ac­cusa di aver spedito brevi senza l’assenso del papa. In qualità di segretario domestico, infatti, egli pote­va redigere brevi, tra i quali concessioni di grazie, spediti senza passare dalla cancelleria papale, a vol­te sul semplice ordine orale del papa, incorrendo in forme di corruzione di cui si rese reo il F. che, come risultò dal processo, fino a metà del 1497 aveva fal­sificato dalle 500 alle 3000 grazie (secondo il Bur­cardo) ricavandone più di 7000 ducati.

Durante il processo il F. ammise le proprie responsabilità, for­se anche sotto le sollecitazioni del papa Alessandro VI che, in cambio di alcune ammissioni, gli avrebbe promesso alcuni favori. Il Burcardo, infatti, sostiene che il papa voleva così discolparsi dalla redazione di alcuni documenti che avrebbero irritato i reali di Spagna. Le colpe del F. risultarono piuttosto gravi, avendo egli tra l’altro accordato la dispensa dai voti, per contrarre matrimonio, a una monaca di sangue reale che aveva avuto un figlio naturale dal defunto re di Portogallo, e rilasciato dispense per ottenere uffici incompatibili. Nel concistoro dell’11 ott. 1497 Alessandro VI condannò il vescovo alla rinuncia alla diocesi e a tutti i suoi benefici; inoltre i giudici, tra i quali P. Isuali, vescovo di Reggio Calabria e gover­natore di Roma, consacrato pochi mesi prima dallo stesso F., lo dichiararono incorso nella scomunica, deposto da ogni ufficio ecclesiastico. Il papa com­mutò la pena di degradazione in carcere perpetuo, da scontare a pane e acqua.

Il 28 ott. 1497 il F., ve­stito di rozzi panni, venne rinchiuso nel carcere di S. Marocco, situato nelle fondamenta di Castel San­t’Angelo, dove morì il 23 luglio 1498. La stessa sera il suo corpo fu seppellito, senza cerimonie ecclesia­stiche, nella chiesa di S. Maria in Traspontina.

BIBL. –HC, II, pp. 142, 244; Russo 1958, pp. 128, 456-458; Silvano Giordano in DBI, 48, pp. 342-343 (con fonti e bibl.). Una lettera di F. scritta per conto di Alessandro VI è riporta­ta in Pastor, III, pp. 752-753.

[Scheda di Maria Cristina Romano – Srsp]