Gilii (Gili) Filippo Luigi – Botanico, meteorologo (Tarquinia, 14 mar. 1756 – Roma, 15 mag. 1821).
Figlio di un mercante di campagna di origine umbra, si stabilì a Roma intenzionato a condurre vita civile; alla morte della fidanzata, si decise invece ad abbracciare la vita sacerdotale. Deciso e intraprendente, studioso di meteorologia e di botanica, appassionato di lingua ebraica, seppe muoversi con accortezza nel mondo scientifico romano (senza far mai parte dell’università) traendo spesso benefici dagli incarichi che l’amministrazione pontificia gli concedeva.
Chierico beneficiato di S. Pietro, visse sempre nei Palazzi Vaticani (solo al ritorno di Pio VII si trasferì a palazzo Accoramboni). Per ventuno anni diresse la Specola Vaticana. Intorno al 1780, per desiderio del cardinal Francesco Saverio Zelada (1717-1801) la Torre dei Venti in Vaticano era stata adibita ad osservatorio; il cardinale, che nel suo palazzo di Piazza del Gesù aveva raccolto una buona strumentazione scientifica adatta alle osservazioni astronomiche, sollecitato dal Jacqueir e dal giovane Giuseppe Calandrelli aveva fatto trasportare nella Torre tutta la strumentazione necessaria per aprirvi un piccolo osservatorio. Nonostante le perplessità manifestate dal Boscovich, che continuava a perorare la causa di un vero e proprio osservatorio da attrezzare al Collegio Romano, nel 1784 la Torre dei Venti era stata denominata dallo stesso cardinale Specola Vaticana.
Il G., nominato direttore nel 1789, non proseguì l’attività di osservazione, ma adibì l’ultimo piano dell’edificio a osservatorio meteorologico, dotato di un barometro graduato all’inglese, un termometro a mercurio De Luc, igrometro, pluviometro ed evaporimetro (strumenti prescritti dall’Accademia di Mannheim). Vi fece inoltre costruire due meridiane. Per le osservazioni meteorologiche, si munì di un telescopio di Dollond e di un pendolo di Fiorelli. Collaboratore occasionale anche nella Specola Caetani, a partire dagli ultimi anni del Settecento G. iniziò rilevamenti sistematici del clima e del cielo, le cui relazioni (ininterrotte fino al 1821, anno della morte) sono rimaste in buona parte manoscritte e si conservano presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.
Rilevò ed osservò tutte le eclissi solari e lunari, le comete apparse in quegli anni e i passaggi di Mercurio sul disco solare del 1799 e del 1802. Direttore con il canonico Maury della Fabbrica di San Pietro, nell’ag. 1810 dotò di parafulmini la basilica e negli anni successivi si occupò di armare di parafulmini numerose chiese di Roma e la basilica di S. Maria degli Angeli di Assisi. Fece tracciare meridiane nei Giardini Vaticani (nel 1804 tracciò quella del finestrone delle campane) e nel 1817 realizzò quella ancora visibile su piazza S. Pietro che utilizza l’ombra dell’obelisco centrale.
Appassionato di botanica e di scienza naturale, ottenne dal prefetto dei Palazzi Vaticani l’autorizzazione a trasferire nella Torre la sua notevole raccolta di storia naturale, frutto di anni di studio e di collezionismo. La collezione si arricchì considerevolmente con gli esemplari donatigli dal chierico Tommaso Maria Gabrini. A partire dall’ultimo decennio del Settecento G. allestì a sue spese un orto botanico nel quale, in collaborazione con l’abate peruviano Caspar Xuarez, impiantò la coltivazione di numerose specie di piante esotiche provenienti per lo più dalle Americhe; il giardino botanico fu denominato dallo stesso G. «Orto Vaticano Indico». Con Xuarez curò la seconda edizione (pubblicata a Roma dal Casaletti in tre volumi, tra il 1789 e il 1792) della Flora peruviana e cilena di Hipolito Ruiz Lopez e José Pavón, i quali in suo onore avevano denominato “Gilia” una specie di pianta.
Fu appassionato collezionista di rarità di ogni genere: Francesco Cancellieri, nella voce biografica da lui curata nel 1837, ricorda di aver acquistato dal G. un registro membranaceo con sigillo e firma autografa degli Accademici Lincei. Fu ascritto inoltre a numerose accademie scientifiche e arcade con il nome di Gildeno Licosurio; nel 1784 aveva pubblicato a Roma, da Salvioni, un Breve ragguaglio dell’apertura della nuova Accademia col nome di Società Georgica Tarquiniense nella città di Corneto.
Mori a Roma e, dopo le esequie solenni nella chiesa dei Ss. Michele e Magno, fu sepolto nella cappella del SS. Crocifisso della chiesa dell’Aracoeli.
Opere – La produzione scientifica del G. riflette a pieno i suoi interessi rivolti al tempo stesso alla meteorologia e alla botanica. Si ricordano: Dissertazione sulle macchine igrometriche (Roma, per il Casaletti, 1779); Agri romani historia naturalis tres in partes divisa, sive Methodica synopsis naturalium rerum in Agro romano exinstentium (ibid., 1781); Memoria fisica sopra il fulmine caduto in Roma sulla casa dei pp. Filippini di S. Maria in Vallicella BIBL. – Carano 1933, pp. 210-211; Francesco Cancellieri in De Tipaldo, VI, pp. 362-364; Giorgetti Vichi 1977, p. 139; Vernacchia – Galli 1984, pp. 22, 25, 25 n. 58; Monaco 2001, pp. 129-131, 135-136.