Pasquarelli, Ignazio – Bandito (Marta, 24 gen. 1850 – Ivi, 27 aprile 1919)

Tra il 1850 e il 1890 nella Tuscia operarono delinquenti dediti ad estorsioni, sequestri di persona, ferimenti ed omicidi che diedero corpo ad un brigantaggio minore (rispetto a quello dominato dalla figura di Domenico Tiburzi) e del quale qui si vuole ricostruire qualche dato biografico.

Ignazio Pasquarelli era figlio di Filippo e di Marta Lucia Sassara ed era soprannominato “Canale”. Si era sposato ed aveva avuto una figlia ma era rimasto presto vedovo. Aveva cominciato presto a delinquere: nel 1871 era stato l’autore del ferimento di Laurente Pomponi, poi era stato accusato di oltraggio ai carabinieri, poi di furto, poi di gioco d’azzardo, di grassazione. Nel marzo 1878 era evaso dal carcere di Montefiascone e si era dato alla macchia. Nel maggio dello stesso anno aveva sequestrato Domenico Calisti di Celleno e Vincenzo Leonori di Viterbo. Nell’agosto successivo fu arrestato e nell’aprile del 1879 fu condannato dalla Corte d’Assise di Viterbo a 20 anni di lavori forzati. Dopo dieci anni di carcere il Pasquarelli evase e ritornò nei paesi della Tuscia e ricominciò con una nuova compagnia di  banditi  ad estorcere e ricattare nei paesi tra Acquapendente e la Maremma. Successivamente si era spostato nella zona di Vetralla e qui era stato arrestato nel dicembre 1889. L’anno dopo fu condannato alla pena di 30 anni di carcere che scontò tra Volterra ed Augusta in Sicilia. Uscì prima per qualche riduzione di pena e ritornò a Marta dove morì il 27 aprile 1919.

BIBL. e FONTI – Archivio di Stato di Viterbo, Processi in Corte d’Assise, b. 22,67, 133, 146. A. Mattei, Brigantaggio sommerso. Storia di doppiette senza leggenda, Roma 1981, passim.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]