Rosa Venerini – Santa, educatrice (Viterbo, 9 feb. 1656 – Roma, 7 mag. 1728).

Terza figlia di Gottifredo e di Marzia Zampighetti, il padre era originario di Castel Leone, località vicino a Seni­gallia, ed era stato nominato benemerito della cit­tà di Viterbo per l’assistenza sanitaria prestata du­rante la pestilenza del 1657. Secondo alcune fonti la famiglia aveva rapporti di parentela con la no­biltà del luogo. Il fratello Orazio divenne avvoca­to e ricoprì l’incarico di uditore di alcuni prelati.

Nel 1673 Rosa fece il suo ingresso nel convento domenicano di S. Caterina di Viterbo, dove rimase pochi mesi a causa della morte del padre. Ritornata a casa, si pose sotto la guida spirituale dei Ge­suiti. Su consiglio del padre Domenico Balestra riunì in casa sua alcune vicine per la recita del ro­sario, e nel 1682 istituì una scuola di catechismo riservata esclusivamente alle donne. Tale istituto fu alla base della fondazione di una serie di scuole pubbliche e gratuite per le ragazze appartenenti al popolo, che realizzò con l’ausilio del padre gesui­ta Ignazio Martinelli. In queste scuole l’educazio­ne religiosa e culturale veniva impartita alle fan­ciulle da maestre laiche, denominate Maestre Pie; quindi la formazione avveniva fuori da una sede religiosa e senza la collaborazione di suore.

Il 30 ago. 1685 la prima Scuola Pia fu inaugurata a Viter­bo, con l’approvazione del vescovo, il cardinal Ur­bano Sacchetti, e la sede fu stabilita in una casa presa in affitto dalla nobildonna Artemisia Man­santi Brugiotti. Collaboratrici della V. furono le concittadine Girolama Cobelluzzi e Porzia Bacci. Non si sa con precisione in quale via la scuola sor­gesse, ma è quasi certo che essa fosse ubicata nel distretto parrocchiale di S. Maria in Poggio. Le ra­gazze ospitate vivevano da secolari, indossando un abito nero come segno di rispetto verso l’Ordine dei Gesuiti, imparavano a leggere e soltanto alcu­ne, le più meritevoli, a scrivere.

Rosa nel 1691 si trasferì nella casa appartenente alla famiglia La­ziosi, presso la parrocchia di S. Giovanni in Zoc­coli, edificio che costituisce il nucleo centrale del­l’attuale istituto delle Maestre Pie Venerini. Nel 1692 il cardinal Marco Antonio Barbarigo, vesco­vo della diocesi di Montefiascone e Corneto (oggi Tarquinia), molto impegnato nel campo dell’edu­cazione religiosa femminile, invitò la V. a fondare una scuola a Montefiascone, nel monastero di S. Chiara, dove ella conobbe Lucia Filippini, nobil­donna di Tarquinia con cui strinse un rapporto di amicizia. Nel frattempo, tra molte difficoltà, ven­nero aperte analoghe scuole nella diocesi: a Tarquinia, Valentano, Gradoli, Latera, Celleno, Grotte di Castro, Capodimonte, Artena, Celleno, Marta, Piansano.

Nel 1694 Rosa ritornò a Viterbo, dove continuò l’opera della diffusione delle scuole e la­sciò la direzione di quelle della diocesi di Monte­fiascone alla Filippini: fondò nuove sedi a Bagna­ia e Oriolo (1699), Bolsena (1702), Soriano (1705), Ronciglione (1706), Civita Castellana (1711), e inoltre a Carbognano,  Tuscania, Vetralla, Vitorchiano, Blera, Veiano, Bomarzo, Capranica, Vasanello, Manziana, Poggio Mir­teto, Magliano, Gallicano, Gallese, Cori, Gaeta, Vallerano, Vignanello, Barbarano, a Zagarolo con l’ausilio della famiglia Rospigliosi, a Bracciano con l’appoggio degli Odescalchi, ad Ariccia con l’aiuto dei Chigi, ad Albano con la collaborazione del cardinal Paolucci, a Sant’Oreste con l’assisten­za del cardinal Altieri, a Sezze con l’intervento del cardinal Pietro Marcellino Corradini, a Nami con il contributo del cardinal Sacripanti (e qui si utilizzò la casa della beata Lucia da Narni).

Le scuole si ca­ratterizzavano per la loro organizzazione: gestite da una superiora generale e poste sotto la tutela di un cardinale protettore, spiritualmente erano affi­date ai Gesuiti. Tra le discepole della V. si annoverava la religiosa Lilia Maria del SS. Crocefisso, vi­cina a san Paolo della Croce, che in seguito fondò alcuni monasteri nella zona. Tra il 1707 e il 1708 la V. effettuò un breve soggiorno a Roma per sosti­tuire la Filippini, tacciata di quietismo, nella ge­stione di una scuola delle Maestre Pie Filippini; in questo periodo la sua attività di diffusione degli istituti fu limitata. Nel 1713 ritornò a Roma, dove costituì una scuola pia nei pressi del Campidoglio, coadiuvata nell’opera dall’abate Giacomo Degli Atti, membro dell’alta nobiltà viterbese e dal pa­dre Gioacchino Maria Oldo, curato della Traspon­tina e amico di san Paolo della Croce; in tale isti­tuto l’8 ott. 1714 si recò in visita Clemente XI. In seguito, ne aprì un altro nella zona vicino alla Fon­tana di Trevi.

Nel 1714 e nel 1718 furono pubbli­cati i regolamenti per le Maestre Pie Venerini e co­minciarono a essere ospitate negli istituti anche ra­gazze appartenenti a ceti non popolari. La V. morì nella sede romana di S. Marco, e fu sepolta nella chiesa del Gesù. Il processo di beatificazione ven­ne avviato subito dopo, ma il suo corso fu lento: il 4 maggio 1952 Pio XII proclamò la V. beata. E’ stata canonizzata da Benedetto XVI il 15 ottobre 2006.

Alla sua morte gli istituti da lei fondati ammontavano a circa quaranta, particolarmente numerosi nella pro­vincia viterbese; attualmente sono presenti in Italia, in Svizzera, in India, negli Stati Uniti.

BIBL. e FONTI – Cedido, Archivio dell’antica Diocesi di Viterbo, Serie “Processi di beatificazione e canonizzazione”, Cartelle Rosa Venerini.; Venerini 1711; Andreucci 1732; Valentini 1917; Celi 1925; Enc. Cattolica, XII, col. 1184; Gremigni Gilla 1952; Pietromarchi 1952; Chiminelli 1953; Signorelli, III/1, p. 125 n. 85; Zoffoli 1963-68, III, pp. 53-56; Niccolò Del Re in Bi­bliotheca Sanctorum, XII, coll. 1005-1007; Liliana Pannella, Badia, Luigi, in DBI, 5, pp. 73-75; DIP, V, coll. 835-840, IX, coll. 1831-1832; Caffiero 1990; Caffiero 1994, pp. 351-352; Caffiero 1998b; Caffiero 2000, pp. 113-129, 181-189, 217­-219.

[Scheda di Barbara Scanzani – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]