Marescotti, Sforza I – Feudatario (Bologna, 1490? – Vignanello, 1538)

Figlio di Ercole Marescotti e di Elena Trotti, nasce probabilmente nell’ultimo decennio del XV secolo a Bologna. I Marescotti erano una delle famiglie senatoriali di Bologna, avversari dei Bentivoglio. Ercole scampò alla strage dei Marescotti comandata proprio dai Bentivoglio, e fu bandito nel 1503. Poté ritornare a Bologna con le truppe di Giulio II nel 1506. Ercole viene assassinato da Annibale Poeti il 4 maggio o giugno 1518, all’età di 80 anni. A seguito dei disordini seguiti, i figli di Ercole, fra cui Sforza, vengono banditi da Bologna.

Nel 1521, a luglio Sforza combatte per Venezia contro l’Impero; si reca a Verona per informare i Veneziani sui movimenti di truppe nei territori di Federico Gonzaga, e riceve l’incarico di radunare 200 fanti. Ad agosto, si trova in Lombardia al campo di Lonato, e a settembre viene trasferito al campo di Fontanelle nel Parmense. Nel 1525, è al soldo dell’Impero contro Venezia e a giugno prende parte alla difesa di Lodi allorché la città viene assalita dai veneziani; catturato in combattimento, è condotto a Crema. Liberato, ritorna al servizio degli imperiali. Nello stesso anno, viene segnalato in Toscana a Filattiera, nei pressi di Pontremoli, con Alessandro Lampugnani. Rimane fedele all’Impero per i successivi anni, combattendo contro Venezia e Milano.

Nel 1528, a giugno è in Lombardia dove ha il comando di 500 fanti venturieri, che sono alla ricerca di un soldo e che hanno militato nel campo   imperiale. E’ attaccato a Palazzolo sull’Oglio con il fratello Emilio (300 cavalli leggeri) da Francesco Maria della Rovere. Il fratello è catturato; Sforza si salva nella rocca, dove presto è soccorso dai lanzichenecchi del duca di Brunswick. A luglio è fra l’Emilia e la Lombardia; si porta nel Piacentino per raccogliervi alcuni fanti e si collega con Luigi Gonzaga, Pirro Gonzaga da Bozzolo e Piermaria dei Rossi (2000 fanti e 500 cavalli).  Con tali condottieri si dirige a Salsomaggiore; in un secondo momento si muove fra Guastalla e Correggio. Giunge in soccorso dei pontifici, impegnati con gli estensi.  E’ posto in fuga con la cattura di molti cavalli e fanti. Fatto prigioniero dai veneziani, è rinchiuso nel castello di Brescia. Nel 1529, a febbraio, riscattatosi con il pagamento di una taglia, si reca a Venezia e si offre di ritornare al soldo della Serenissima. Molto probabilmente ha partecipato alla cerimonia di incoronazione di Carlo V da parte di Clemente VII nel febbraio del 1530.

Nel 1530 (data presunta) si sposa con la pronipote del pontefice Ortensia Baglioni Farnese, all’epoca quattordicenne, figlia di Antonio Baglioni e Beatrice Farnese, feudataria di Vignanello. Si stabilisce a Roma, molto probabilmente nell’originario palazzo di famiglia situato a Via di Campo Marzio 69. Da Ortensia, ha due figli, Alfonso (nato fra il 1532 e il 1535) e Beatrice (nata fra il 1531 e il 1533). Non conosciamo la sequenza della nascita dei due figli, anche se tradizionalmente Alfonso viene considerato il primogenito. Da subito dopo il matrimonio, si comporta a tutti gli effetti come padrone di Vignanello, nonostante la suocera Beatrice fosse ancora in vita. Nel 1532 riceve un assegnamento di 200 ducati d’oro da parte di Carlo V, a carico della Tesoreria di Sicilia. Nel 1535, Paolo III gli assegna l’Officio dell’Imposta de Bovi di Bologna.

Nel 1536, lo stesso Pontefice eleva a rango di Contea il feudo di Vignanello; Sforza diviene così il primo  Conte di Vignanello, con la moglie Ortensia. La suocera Beatrice era morta agli inizi dello stesso anno.

Poco dopo aver ricevuto il titolo, Sforza inizia l’edificazione della Casa Pretoriale a Vignanello (23 luglio 1536). La notizia che sia stato fatto Governatore di Ascoli nel 1537 va molto probabilmente rigettata, in quanto alcune fonti riportano un Monsignor Sforza Marescotti di Bologna, Governatore nel 1536, sostituito l’anno successivo da Monsignor Agostino Marescotti. A gennaio del 1538, è probabilmente a Roma, da dove l’8 spedisce una lettera alla Comunità di Vignanello, che aveva inviati alcuni ambasciatori al Pontefice per cercare di ridurre alcune gabelle, nella quale afferma di voler provvedere in prima persona agli interessi dei Vignanellesi, e li avvisa che ha chiesto al Pontefice di venire a far visita alla Contea. Nella stessa lettera cita la necessità di provvedere a mattonare alcune stanze della rocca per accogliere l’illustre ospite, ma certamente gli interventi sulla rocca stessa erano iniziati molto prima, probabilmente già dal 1531, anche se gli stessi interventi non sono del tutto chiari. Infatti, il 4 agosto 1538, Mastro Berardino architetto di Viterbo, probabilmente chiamato dallo stesso Sforza, stila un documento in cui valuta i lavori effettuati da Mastro Battista da Piacenza.

Proprio per questo sopralluogo, Sforza si porta in Vignanello, dove il 23 agosto compila il saldo dei conti dei lavori effettuati nella rocca. La stessa fonte afferma di averlo trovato morto il 26 agosto, senza però specificare l’origine della notizia, che fu inviata anche al Vescovo di Civita Castellana nel secondo quadrimestre dell’anno. Secondo altre fonti dell’uccisione di Sforza furono accusati alcuni dei vassalli del Conte e altri complici.

BIBL. e FONTI – G. F. Lagrimanti, Memorie delli Padroni di Vignanello”, ms. 1588, Biblioteca Angelica, Roma, cc. 124 segg.; Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Ruspoli-Marescotti, fald. 199, doc. 1-4 Agosto 1538 “Misura delli muri, mattonati, et altro della Rocca di Vignanello fatta da mro Bernardino Architetto di Viterbo ad istanza del Sigre Co: Sforza Marescotti pp vedere li lavori fatti in d.a rocca da mro Battista da Piacenza Capo Mastro”.  F. Amadi, Della nobiltà di Bologna, in Cremona, appresso Christoforo Draconi, 1688, pag. 140; P. Litta, Famigli celebri Italiane – Marescotti di Bologna, 1818; I. Massaroli, I Conti Marescotti di Bologna Memoria Genealogica, Bari, Giornale Araldico Genealogico-Diplomatico, 1903; P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Centuria Prima, in Bologna, presso Giovan Battista Ferroni, 1670, pagg. 563 segg. B.  Castiglione, Lettere. Tomo Primo, a cura di Guido La Rocca, Mondadori 1978, pag. 1153; https://condottieridiventura.it/sforza-marescotti-di-bologna/;  F. T. Fagliari Zeni Buchicchio, Giacinta Marescotti e la sua famiglia, in Santa Giacinta Marescotti. Atti delle giornate giacintiane, Viterbo, Palazzo papale, 25- 26 maggio 2007, Viterbo 2008, pp. 33-42; Id, Altre opere a Caprarola e nel Lazio, in Jacopo Barozzi da Vignola, a cura di R. J. Tattle, B. Adorni, C. L. Frommel, C. Thoenes, Electa 2002, pp. 242-243; Anonimo Abate Ascolano, Saggio delle cose Ascolane, in Teramo, pel Consorti e Felcini, 1766,  Appendice pagg. 375-376; C. Iuozzo, Feudatari e vassali a Vignanello,  Viterbo, Agnesotti, 2003, passim; M. C. Cola, I Ruspoli, De Luca Editori d’Arte, Roma 2018, passim

[Scheda di Maurizio Grattarola – Vignanello]