Petronio Alessandro Traiano (Petronio da Ci­vita Castellana) – Medico (Civita Castellana, sec. XVI).

Fu archiatra pontificio e si acquistò fama con il De victu Romanorum et de sanitate tuenda (Romae, in aedibus Populi Romani, 1581), trattato igienico-alimentare in cinque libri, dedicato a papa Gre­gorio XIII. La bella edizione in folio fu probabilmen­te finanziata dal papa medesimo, che la fece stam­pare nella tipografia del Comune di Roma, all’epo­ca diretta da Domenico Basa. L’opera è importante come documento storico sulle conoscenze mediche del tempo (in particolare sul clima e sugli effluvi dell’aria, con discussione sulla posizione geografica di Roma, sulle sue acque e sulla sua aria nelle diverse stagioni) e ancor più come fonte di ricche informa­zioni sulla storia della cucina e della gastronomia, sugli alimenti animali e vegetali usati al tempo, sul­la farmacopea e sull’erboristeria. Tra gli argomenti trattati spiccano le parti sul vino e sulle acque mine­rali (con particolare apprezzamento per l’«acqua acetosa» della via Ostiense), sul bere caldo o freddo (gran dibattito nella medicina dell’epoca), sui pesci, sulla frutta e sugli ortaggi, nonché su particolari nor­me dietetiche per le persone anziane (certamente op­portune nella corte papale). Non mancano, com’è ti­pico nell’imperante cultura umanistica, i riferimen­ti agli autori classici, Galeno e Apicio su tutti, e al vitto proprio degli antichi Romani.

In appendice al­l’opera, l’autore pubblicò il saggio De alvo sine me­dicamentis molliendo. Anche dopo la morte di P. (1585) la fortuna della sua opera non venne meno: nel 1592 apparve presso il medesimo editore una tra­duzione in volgare (Del vivere delli Romani et dì conservar la sanità, Roma, appresso Domenico Basa, 1592), corredata da note e postille e con indi­ce dei soggetti. Curatore e traduttore ne fu l’«eccellente medico» Basilio Paravicini di Como (m. 1606), che aveva il patrocinio, come si ricava dall’arme gentilizia sul frontespizio, del potente cardinal To­lomeo Gallio, anch’egli di Como.

Come attesta il considerevole numero di esemplari rimasti nelle bi­blioteche italiane e straniere, sia l’edizione origina­le sia la traduzione italiana ebbero una forte diffu­sione. Ne trassero argomento altri testi dell’epoca di soggetto alimentare (così, per quanto riguarda i vini, la celebre De naturali vinorum historia dell’archia­tra Andrea Bacci, stampata a Roma nel 1596, e per quanto riguarda le erbe alimentari, l’Archidipno o vero Dell’insalata e dell’uso di essa dell’aquilano Salvatore Massoni, edito a Venezia nel 1627); ma ancor più è noto oggi fra gli appassionati di storia della gastronomia, nelle cui bibliografie P. è autore di riferimento. Così l’apprezzamento di P. per il ba­silico e la sua descrizione alimentare della Liguria lo fanno citare come precorritore del pesto alla ge­novese; ma soprattutto è famoso il capitolo dedica­to da P. ai vini spumanti (all’epoca «raspati»), in cui si descrivono due metodi per ottenerli (vere e proprie anticipazioni della tecnica champenoise); e l’ap­prezzamento dell’autore è sicuro (nella traduzione di Paravicini il vino raspato «è insieme dolce, et sal­ta, et scintilla, il quale effetto è detto da alcuni bril­lare: et si sente che con suavità punge la lingua

[…] le quali conditioni sono molto ricercate da quelli che fanno professione di bever bene»).

BIBL. – Vitolo 1939a; Vitolo 1939b. Inoltre: Vicaire 1890, col. 680; Simon 1927-32, II, p. 499; Simon 1953, n. 1159; Westbury 1963, p. 171; Durling 1967, n. 3607; Tomassetti, V, p. 177; Oberlé 1989, p. 69; Wellcome Historical Medicai Li­brary, Books printed before 1641, New York, Martino, 1966, n. 4936.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]