Alle soglie dell’età moderna, la rappresentazione dei Misteri della vita di Cristo e della sua Passione era ad opera quasi esclusivo delle confraternite.
Dopo il Concilio di Trento i vescovi intervengo spesso a determinare limitazioni o sospensioni delle “Processioni del Cristo Morto”.
Nell’Italia postunitaria la soppressione di molte confraternite porta una cesura con la tradizione di queste manifestazioni che, dopo la riforma liturgica legata al Concilio Vaticano II, riprendono a vivere ormai però in un contesto completamente diverso.
Del passato rimangono i canti, le vesti, l’apparato scenografico integrato oggi da luci, suoni, riprese video.
Le confraternite – le nuove confraternite – ancora oggi sono presenti con le loro uniformi, gli stendardi, le lampade, i canti e il loro incedere ordinato. Ma non è più una loro processione perché il clero, il vescovo in testa, la guida e le dà nuovo significato. Rimane il ricordo del passato testimoniato dai luoghi dove passa la processione – le chiese che erano state sedi delle confraternite ma anche gli antichi oratori, le edicole, gli edifici con i simboli delle antiche associazioni – che rinviano ad una religiosità collettiva.
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