Chiesa di S. Leonardo
La chiesa di S. Leonardo in Selva Pagana è citata in diversi documenti del XIII secolo unita ad un Ospedale e una Cappella dedicata alla Vergine[1]. Nel corso del tempo è stata utilizzata come rimessa per attrezzi agricoli. Oggi ridotta ad un rudere, è composta di un’unica navata rettangolare che termina con un’abside semicircolare, il presbiterio rialzato rispetto all’aula. La copertura è a doppia falda, sostenuta da capriate a vista e gravemente danneggiata da un crollo nella zona del presbiterio. Sulla facciata, sopra il portale totalmente rifatto per consentire l’ingresso delle macchine agricole, si apre un oculo con cornice di tufo a due incassi[2]. Anticamente era decorata ad affreschi, ora scomparsi.
La chiesa già dalla seconda metà del XVI secolo è descritta in pessime condizioni[3]. Alla fine del secolo la casa attigua alla chiesa è abitata da un eremita che provvede alla custodia del tempio. Alla metà del XVIII secolo risulta restaurata ed ha un cappellano alla cui morte, il beneficio di S. Leonardo viene unito al Seminario (1777). Con l’unità d’Italia la chiesa passa alla Comunità, e poi all’Università Agraria di Graffignano. Lo stato di abbandono peggiora nel corso del XX secolo[4]. Oggi di tutto il complesso di S. Leonardo restano soltanto la struttura della sacrestia e della chiesa. Del lebbrosario, della cappella della Vergine e del convento non rimangono che pochi ruderi[5].
Fonti archivistiche
L’Archivio della Curia vescovile di Bagnoregio conserva carte relative alla chiesa di S. Leonardo contenute in un fascicolo con datazione compresa tra il 1686 e il 1895.
[1] V. Bartoloni, Il castello di Graffignano: cenni storici e curiosità di vita civile e religiosa dai tempi lontani ad oggi, Montefiascone [1985], p. 103; cfr.: T. Bernardini, A. Tanzella, Terra di Graffignano, Montefiascone, [2002], p. 22.
[2] V. Bartoloni, Il castello di …, cit., p. 116; cfr.: T. Bernardini, A. Tanzella, Terra …, cit, p. 22.
[3] T. Bernardini, A. Tanzella, Terra …, cit., p. 30.
[4] Ibidem, pp. 31-33.
[5] Ibidem, p. 25.
[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]