Mastrocola, Mario – Storico (Macerata, 4 sett. 1924 – Allumiere, 21 mag. 2011)
Nacque in una famiglia di modeste condizioni e molto religiosa. Figlio unico di Pacifico e di Gentilina Moretti, da bambino era stato educato a dire una preghiera e ricevere la benedizione ogni volta prima di uscire di casa, e se questa tardava a venire era segno che aveva combinato qualche marachella.
Studiò nel seminario di Macerata, rivelandosi già nel liceo molto dotato per gli studi e per la sua memoria ma anche per il suo vivace carattere. Una volta, durante un’interrogazione, non sapendo rispondere a molte delle domande che il professore gli rivolgeva, ebbe l’ardire di apostrofarlo in latino destando stupore nella classe.
Venne ordinato sacerdote il 3 maggio 1947 e subito assegnato al Duomo di Macerata e alla cappellania delle carceri. Si trasferì poi nella capitale per frequentare la Pontificia Università Gregoriana, ove conseguì la licenza in Teologia dogmatica. Nel 1950, per volere del vescovo Roberto Massimiliani, fu accolto nella diocesi di Civita Castellana e incaricato di reggere la parrocchia di Calcata (1954-1961).
Nel 1961, dì 18 marzo, fu nominato arciprete della parrocchia di Fabrica dove è rimasto sino al 2002. Si sistemò nella canonica insieme ai suoi amati e anziani genitori.
Già dal periodo di Calcata aveva stretto un proficuo rapporto di collaborazione intellettuale con il vescovo Massimiliani, il quale lo incoraggiò e lo sostenne negli studi di storia della diocesi e del territorio falisco. Frutto di questi studi intensi, soprattutto nel periodo 1960-1975, furono diverse pubblicazioni segnate in calce a questa nota.
Come era vocato per gli studi storici altrettanto era negato a tenere lezioni di catechismo nella sacrestia o a fare l’insegnante di religione nella scuola media. Il suo fare apparentemente rude, spesso giustamente punitivo, la minaccia tra il serio e il faceto del “Mussolini”, di un bastone punitivo che non ha mai usato e che, raccontava, i suoi insegnanti avevano usato invece su di lui, lasciavano il segno e un poco di diffidenza.
M. non provò mai, neanche minimamente ad apparire un prete moderno. Vestiva un po’ trasandato, con la tonaca nera, sopra la quale nelle stagioni fredde indossava un largo maglione scuro o un austero cappotto. E poi fumava il sigaro ostentatamente, frequentava il bar di <Paggio’> in piazza Duomo a Fabrica, e spesso, alle tre di pomeriggio, lo vedevi intento a un solitario a carte, aspettando l’arrivo di quei due o tre personaggi preferiti coi quali giocava a scopone. Con gli avventori del bar o con le persone con le quali si intratteneva a discorrere, teneva sempre la battuta pronta, un motto popolaresco, una citazione colta che pronunciava senza voler ostentare cultura. Se non gradiva l’interlocutore o lo scocciatore in mala fede era capace di congedarlo con una battuta, tipo “bonanotte sonatori!” o “for delli stivali!”. Insomma, sia per l’aspetto esteriore che per il comportamento con il prossimo, fu certamente un parroco poco diplomatico.
In diverse occasioni, quando teneva banco parlando di teologia e di storia locale, i tanti fatti e riferimenti gli si accavallavano e aggrovigliano nella mente, tanto da rendere difficoltosa l’esposizione orale ed enigmatico il contenuto. In uno di questi discorsi, proprio rivolto a me, che gli chiedevo di essere più chiaro, si spazientì e mi disse che l’essere umano non ha inventato parole sufficienti per poter esprimere tutto lo scibile umano. Il pomeriggio e la sera tardi, specialmente d’estate quando teneva le finestre della canonica spalancate, udivi il ticchettio irregolare, lento, oppure rapido e affannoso, della sua macchina da scrivere.
Tra il 1986 e il 1994 tenne un corso di storia della chiesa locale presso l’Istituto Faleritano di Cultura Religiosa di Nepi. In questo corso riassunse e ampliò i suoi precedenti studi in quattro fascicoli, pubblicati postumi. Il suo carattere schietto, sincero e per niente accomodante lo mise spesso in tensione con i vari amministratori locali e diversi attivisti parrocchiani. Nonostante in un primo tempo avesse favorito le attività culturali dell’Azione Cattolica, specialmente quelle della “Filodrammatica” e della “Passione Vivente”, in un secondo tempo, verso la metà degli anni Ottanta, forse non adoprandosi a sufficienza per superare certi contrasti interni, lasciò che dette attività si spegnessero.
Nonostante la nomina a Cappellano di Sua Santità (da qui il titolo di Monsignore) nel 1995 e i festeggiamenti pubblici per il cinquantenario del suo sacerdozio nel 1997 e per il suo congedo da arciprete nel 2002, non lasciò nulla a Fabrica. Donò la sua straordinaria biblioteca (24.000 volumi di arte e letteratura, di latino e di greco, di storia universale e storia locale, tra cui un voluminoso fascicolo di documenti fotografici che narrano anno per anno, dal 1961 fino alla fine del suo incarico parrocchiale, la vita delle istituzioni religiose nella comunità fabrichese) alla biblioteca della Pontificia università teologica San Bonaventura “Seraphicum” di Roma, da cui aveva ricevuto la laurea honoris causa in teologia dogmatica. Al mio bonario rimprovero, mi rispose senza mezzi termini che nella sede di Roma tutti i volumi si sarebbero conservati, mentre in un qualche locale di Fabrica sarebbero andati dispersi in tre o quattro mesi. Non potei dargli torto.
Quando sentì di non essere più autosufficiente si trasferì presso la famiglia amica dei Rinzivillo di Allumiere, nel cui cimitero acquistò una cappella dove traslò le salme dei suoi poveri genitori dal cimitero di Fabrica. E’ morto sabato 21 maggio 2011, al termine della celebrazione eucaristica in casa.
La chiusa del suo discorso di nomina a parroco fu: “…Avremo modo di dircele tante cose, avremo modo di ripetercele, magari nei nostri colloqui. Sempre però, vi ripeto, ubbidienza sacrificio dovere anche se in mezzo a un’allegria, a un’allegria quanto mai chiassosa qualche volta, in mezzo a una risata che può essere, che deve essere, qualche volta anche rumorosa, in mezzo magari ad una barzelletta che serve semplicemente a sollevare lo spirito. Sia lodato Gesù Cristo.”
Opere: Note storiche circa le diocesi di Civita C. Orte e Gallese, parte I (Le origini cristiane), Civita Castellana, 1964; Note storiche circa le diocesi di Civita C. Orte e Gallese, parte II (Vescovadi e Vescovi fino alla unione del 1437), Civita Castellana, 1965; Note storiche circa le diocesi di Civita C. Orte e Gallese, parte III I vescovi dalla unione delle diocesi alla fine del Concilio di Trento), Civita Castellana, 1972; Note su vent’anni di episcopato di S. Ecc. Rev.ma Mons. Roberto Massimiliani, Pian Paradisi, 1969; Lettere pastorali, discorsi e scritti vari nel venticinquennio di episcopato del vescovo Roberto Massimiliani, s.l., Ed. Pian Paradisi, 1975 Lezioni di storia della Chiesa locale, ANICIA, 2012;
La Casa editrice Miscellanea francescana “Seraphicum” dal 2012 sta curando la pubblicazione dei manoscritti di M. Sono usciti diversi volumi: vol. I, Una pagina sofferta della chiesa inglese dell’800. Il movimento Trattariano; vol. II Quis est Sacerdos; vol. III Il Magnificat di Maria; vol. IV Visita apostolica, 1571: vol. V Documenti di storia diocesana (tomo I, I vescovi, 1582-1653, tomo II I vescovi 1653-1704); vol. VI Documenti di storia diocesana (tomo I, I vescovi. 1705-1748; tomo II, I vescovi 1748-1822; tomo III, I vescovi. 1822-1923).
BIBL. – “E’ passato un uomo”, in memoria di Don Mario Mastrocola, Stampa La Rapida, 2011; Baldini, La scomparsa di monsignor Mario Mastrocola, in “LazioSette. Regione”, supplemento de “L’Avvenire”, 29 maggio 2011, p. 12.