Santuario della Madonna del Monte.
A poca distanza dall’abitato di Marta, su un colle, sorge il santuario con annesso convento della Madonna del Monte. Non si conosce l’epoca di costruzione della chiesa, si sa però che il convento era dei Benedettini. Quando i Benedettini lasciano il convento del Monte, si presume intorno al XII secolo, questo cade in rovina, ma la popolazione tiene viva la devozione alla immagine della Vergine, tanto che, nel 1460, la chiesa e il convento vengono riedificati. In quella data la chiesa viene ampliata, i Farnese ne erigono la facciata e, nel 1485, viene riconsacrata. Nel 1574 il convento viene affidato ai frati Minimi di s. Francesco di Paola che vi rimangono fino alla soppressione dell’Ordine nel periodo napoleonico. Durante la restaurazione il convento e la chiesa passano al Seminario di Montefiascone che, nel 1874, li cede in enfiteusi, oggi appartengono alla parrocchia[1]. La facciata di semplici forme romaniche, è realizzata in pietra locale ed è sormontata da un campanile a vela con due campane. Sopra la facciata è un timpano con tre stemmi della famiglia Farnese, decorano la facciata un rosone e una finestra con architrave a tutto sesto, entrambi arricchiti, nel 1985, da due vetrate artistiche[2]. Il portale, di pietra calcarea con stipiti e architrave scolpiti a basso rilievo, è sovrastato da una lunetta affrescata con l’immagine della Madonna col Bambino. L’interno, a navata unica, con soffitto a capriate, tre altari, le pareti decorate da affreschi[3].
Origine della devozione – Secondo la leggenda, tramandata dagli anziani con numerose varianti, la giovane figlia di una fornaia si recò sul monte, dove c’era un bosco, per raccogliere legna. Mentre era intenta a raccogliere rami e fronde secche, una bella signora le apparve e la incaricò di recarsi dal parroco e di riferire che lei desiderava che sul monte le venisse edificata una chiesa. La ragazzina, inascoltata, condusse il parroco sul luogo dell’apparizione. Veduta l’immagine il sacerdote decise di portare l’immagine nella chiesa parrocchiale del paese e fece salire sul monte un carro trainato da due buoi. Caricato il masso, più i buoi procedevano e più il peso di quel masso cresceva. Giunti ai piedi della discesa i due buoi si inginocchiarono, tanto grande era il peso che gravava sul carro. Così fu chiaro a tutti che la Madonna voleva restare sul monte e, nel luogo dove i buoi si erano inginocchiati, venne costruita una piccola edicola detta “La Madonnella”.
La festa – Il primo documento in cui si parla della festa è un verbale consiliare del 1557, conservato nell’Archivio Storico di Marta. Nella seduta del 9 maggio 1557 si rimetteva ai voti dei consiglieri la seguente proposta: “… perché venardì è la festa della Madonna del Monte li spettabilità diranno il parere loro si vogliano fare la festa secundo il solito dellj anni passati”.
In occasioni particolari si organizzava anche una corsa di barche: così accadde per Mario Farnese, duca di Latera, nel 1549; per il duca di Castro, nel 1635. Alla processione seguiva sempre un banchetto per i preti, per il magistrato e le altre compagnie: soldati, bifolchi, casenghi. La banda era composta di vari strumenti, ad arricchire la festa c’erano anche altre attrattive e divertimenti: attori e comici … Fino al 1608 le categorie che sfilavano nella processione erano solamente quelle che rappresentavano il lavoro dei campi: i casenghi, i bifolchi, i villani; è in questa data che anche i pescatori entrano a far parte del corteo e del banchetto. Risale al 1640 l’istituzione della corsa dei cavalli, detta “Palio dei barbari”.
Nel 1703 un forte terremoto, alle 18.30 del giorno della Candelora, squassa tutto il centro della penisola, causando notevoli danni e migliaia di vittime; a Marta nessun danno, solo un grande spavento tra la popolazione. I Martani credono che la loro Madonna del Monte li abbia salvati e, nella seduta dell’11 febbraio, formulano un voto “… oltre il dedicare noi tutti e questo nostro popolo al servizio della Vergine, facciamo voto di digiunare in pane e acquo nella vigilia della medesima Purificazione della Vergine per tre anni e poi in perpetuo tre devote persone …”. Il Magistrato in detto giorno, avanti di fare la benedizione delle candele presenterà un cero di 10 libbre. Si può asserire che le Passate incominciarono nel 1704 e continuano fino ad oggi[4].
[1] M. I. Fedeli, Marta: guida alla scoperta, Grotte di Castro, 2007, p. 44.
[2] Ibidem, p. 45.
[3] Ibidem, p. 46.
[4] Q. Galli, Il Santuario della Madonna del Monte di Marta: il culto e la parola, in: I Santuari e la devozione mariana nell’Alto Lazio, vol. I, a cura di L. Osbat, Manziana, Vecchiarelli 2006, pp. 121-150; cfr.: “Informazioni” rivista del Centro di Catalogazione dei Beni Culturali della Provincia di Viterbo, n. 17 del 2000
[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]