Squalermo, Luigi (noto come Luigi Anguillara) – Botanico, erborista (Anguillara Sabazia, 1512 – Ferrara, ott. 1570).

È meglio conosciuto come Luigi Anguillara, nome che adottò in onore del proprio paese di origine; recenti studi hanno infatti attestato l’infondatezza della tradizione secondo cui i genitori sarebbero stati epigoni di quegli Anguillara che nel secolo precedente erano stati banditi dalla zona dal papa Innocenzo VIII e dalla famiglia Orsini. Il padre, Francesco, era medico di ottima fama, archiatra di papa Leone X (Giovanni de’ Medici) nonché profondo studioso di botanica medica, e spesso si faceva accompagnare dal figlio a raccogliere erbe medicinali nella valle del Baccano. Luigi mantenne questa passione, e divenne uno dei più noti medici botanici ed erboristi europei del sec. XVI, fautore della moderna scienza delle piante officinali. A lui si deve la fondazione, a Padova, del primo grande orto botanico europeo (30 giugno 1545). Resta famoso per I Semplici dell’eccellente Luigi Anguillara, li quali in più pareri a’ diversi nobili uomini scritti appaiono, et nuovamente di Giovanni Marileno mandati in luce (Vinegia, appresso Vincenzo Valgrisi, 1561); il libro ebbe una traduzione postuma in latino nel 1593, a Basilea, a opera del medico svizzero Raspar Bauhin, e divenne noto anche al di là dei confini italiani, specie in Provenza, nei Balcani, in Grecia e in Medio Oriente.

I Semplici, i cui originali sono conservati in varie biblioteche italiane e straniere, è una raccolta di quattordici «pareri» richiesti da diverse personalità dell’epoca (tra cui il medico personale di Margherita di Francia, sorella di Enrico II), che si erano rivolte a S. per ottenere informazioni sulle virtù terapeutiche di alcune piante o erbe medicinali. Nel libro sono descritte 1540 piante officinali, molte delle quali raccolte personalmente dal botanico durante i lunghi viaggi. Ancora oggi I Semplici rappresenta una preziosissima fonte di notizie per la storia della botanica medica, specie per quanto riguarda la tassonomia: non si tratta infatti di un semplice testo di compilazione, ma di una descrizione delle piante medicinali fatta anche sulla base di una lunga esperienza professionale non solo in Italia ma anche nei lunghi viaggi di studio compiuti in Medio Oriente, per lo più a proprie spese e con grandi rischi personali (molte delle terre visitate erano allora sotto la dominazione turca).

S. imparò addirittura alcune lingue per colloquiare con i locali e gli studiosi e meglio conoscere le nuove piante che andava scoprendo, ancora sconosciute in Europa. Riuscì in tal modo a confrontare e identifica­re molte delle piante descritte nel sec. I d. C. da Dioscoride nei suoi cinque volumi del famoso Materia medica. L’esperienza di S. sia nella conoscenza della botanica medica che nella stessa preparazione dei farmaci gli valse tra l’altro il titolo di «grande simplista della Signoria di Venezia». Dopo la morte di Leone X (1521), il padre Francesco Squalermo si trasferì a Bologna, dove Luigi assunse il nome di Anguillara e nel 1546 divenne «prefetto» dell’orto botanico di Padova, carica che avrebbe mantenuto fino al 1561. Non ebbe però vita facile: fu vittima dell’invidia di alcuni eruditi del luogo, tra i quali il celebre naturalista Pietro Andrea Mattioli, che tentò ripetutamente di screditarlo, descrivendolo in una pubblica lettera come «un mariolo ignorantissino, malignissimo et galiofo» e definendolo sprezzatamente — giocando sul suo nome – «scortica-anguille» (Benedicenti p. 564). Amareggiato e pressato dalle difficoltà finanziarie, S. si ritirò a Ferrara «in servizio degli Estensi», dove morì per una «febbre pestilenziale» contratta precedentemente mentre era in Puglia per raccogliere nuove erbe medicamentose. Il suo nome rimarrà nella storia: in suo onore, nel 1810 un nuovo genere di piante della famiglia delle Liliacee verrà denominato Anguillara.

BIBL. –  Benedicenti 1924, p. 564; Castiglioni 1948, pp. 421; Schelenz 1965, passim, Toellner 1978, passim; Pazzini 1986, pp. 768-769; Penso 1986, passim.

[Scheda di Luciano Sterpellone – Ibimus]