Berardo da Orte, o.s.b. – Abate (Sec. XI).
Nato nel 1017, fu educato sin da ragazzo nel cenobio farfense; morto l’abate Suppone, il 14 ott. 1048, con il consenso unanime dei monaci gli successe nel governo abbaziale. All’indomani della sua elezione raggiunse la Germania per avere dall’imperatore Enrico III la conferma della sua elezione e dei beni posseduti dall’abbazia. S’ignora la data esatta del viaggio fatto a Roma per consegnare a Leone IX la lettera con cui l’intera congregazione farfense chiese la conferma di tutti i privilegi goduti dal monastero. La lettera, da alcuni studiosi, è stata datata al 1049 sulla base del diploma del 26 feb. 1049 emanato da Leone IX per confermare l’abbazia nel possesso dei suoi beni e dei suoi diritti. Kehr, di parere contrario, ritiene che la lettera sia invece da mettersi in relazione con il contenzioso giuridico del 1051 che vide Farfa opposta al monastero dei SS. Cosma e Damiano per il possesso delle chiese di S. Maria in Minione, S. Michele e S. Pellegrino, ubicate nel territorio di Tarquinia.
Ulteriori conferme dei diritti dell’abbazia farfense giunsero dall’autorità imperiale e pontificia nel 1050 con il diploma di Enrico III, emanato su richiesta dello stesso abate, e, l’anno successivo, con il privilegio di Leone IX che concesse a Farfa alcuni beni situati in S. Maria in Formello. Sebbene i possedimenti farfensi continuassero ad accrescersi grazie alle numerose donazioni e agli atti di vendita, non mancarono le contestazioni mosse all’abbazia, tra le quali quella del vescovo di Sabina per il possesso della chiesa di S. Michele in Tancia e quella dei Crescenzi per i castelli di Tribuco e Bocchignano. La questione sul S. Michele si risolse brevemente nel 1051 con la conferma a Farfa dei suoi beni da parte di Leone IX, mentre per la risoluzione della contesa relativa ai castelli usurpati dai Crescenzi, dovette attendersi il 1060 quando Niccolò II diede investitura ufficiale di Tribuco e Bocchignano a Berardo.
I rapporti tra l’abate e Niccolò II furono piuttosto stretti, al punto che il pontefice si recò per ben due volte a Farfa, la prima nel feb. 1059, per una visita di alcuni giorni durante i quali giunse anche Desiderio di Montecassino e la seconda per la consacrazione della basilica appena restaurata. Al 1065 risale il privilegio di Enrico IV emanato a favore dell’abbazia che in questi anni fu coinvolta nella lotta per le investiture. Pur non aderendo ufficialmente allo scisma, causato dall’elezione come antipapa dell’arcivescovo di Ravenna, Guiberto, B. aveva partecipato alla consacrazione di Guiberto e all’incoronazione da parte di quest’ultimo di Enrico IV. L’abate poté così valersi degli orientamenti filo-imperiali della politica farfense per ottenere favori dall’imperatore. Enrico IV, infatti, nel 1082 restituì al monastero, in occasione di una sua visita, il castello di Fara, occupato da Rustico, figlio di Crescenzio, e l’anno successivo concesse terreni e campi. Al 1084 si datano il contenzioso tra Sassone, figlio del conte Rainerio, e B., che si risolse, grazie all’assenso dell’imperatore, amichevolmente, e al privilegio con cui vennero confermati i beni e i diritti del monastero.
Le tensioni tra l’abbazia e la corte pontificale si composero soltanto con l’elezione di Vittore III al quale B. professò la sua devozione e obbedienza. B., nonostante il suo coinvolgimento diretto nelle intricate vicende politiche, contribuì alla fioritura della vita spirituale e intellettuale del cenobio; è infatti agli anni del suo abbaziato che si data la formazione di Gregorio di Catino, il principale storico farfense. Gregorio ha fatto un ritratto della complessa personalità dell’abate ed ha inserito nella sua cronaca una disputa storico-giuridica sui privilegi patrimoniali di cui godeva Farfa, tradizionalmente attribuita a B. Morì nella notte tra il 31 ott. e il 1° nov. 1089.
BIBL. – Alessandro Pratesi in DBI, 8, pp. 785-787 (con bibl. completa); Ermini Pani 1985, pp. 34-42.
[Scheda di Barbara Rotondo – Srsp]