Calamatta, Luigi – Patriota, incisore (Civitavecchia, 21 giu. 1801 – Milano, 8 mar. 1869).

La famiglia paterna era originaria di Malta; sia il nonno Michele che il padre Vincenzo avevano lavorato in qualità d’ingegnere portuale ai lavori al porto e al consolidamento del faro di Civitavecchia. Rimasto presto orfano, Luigi fu affidato alle cure dello zio materno Giovanni Antonio, che mandò il ragazzo a formarsi presso l’Ospizio romano del S. Michele. Sotto la guida del Concioli, dopo un brevissimo periodo di praticantato come lanaiolo, Luigi si dedicò al disegno; i primissimi lavori d’incisione risalgono al 1817. Espulso dal collegio per motivi disciplinari nel 1820, C. fu accolto in casa di un suo maestro di disegno, D. Marchetti, il quale gli procurò anche piccole commissioni. Il giovane ebbe modo in quel periodo di conoscere il Thorvaldsen e, poco dopo, l’incisore Taurel, il quale gl’insegnò la tecnica dell’incisione francese. Quando questi rientrò a Parigi, C. lo seguì in Francia.

Il decennio parigino fu per il C. particolarmente intenso e formativo: collaborò per un anno e mezzo con Taurel, strinse rapporti amichevoli con Ingres e compì viaggi di studio in Germania e in Olanda. Nel luglio 1830, rientrato a Parigi dopo un viaggio in Italia, aderì alla causa dei democratici francesi e prese parte alla rivoluzione contro Carlo X. Chiamato dal Taurel, dal 1830 al 1832 fu in Olanda. Nel 1836, con l’accordo di poter soggiornare per sei mesi l’anno a Parigi, accettò la nomina di professore nella scuola d’incisione di Bruxelles. In Belgio C. frequentò l’ambiente culturalmente più avanzato ed ebbe modo di conoscere numerosi esuli italiani, tra i quali Gioberti e il conte Arrivabene. Nel 1840 sposò Josephine Rochette, pittrice ritrattista, dalla quale ebbe un’unica figlia che poi andò sposa al figlio di George Sand. Quando nel 1848 la scuola d’incisione fu annessa all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles, C. assunse la carica di direttore e di docente nell’Accademia. A Parigi, C. aveva conosciuto Mazzini del quale condivideva l’anticlericalismo e le idee repubblicane; convinto sostenitore dei moti liberali francesi, dal Belgio rientrò nella capitale francese per partecipare ai moti del 1848. Nel 1855, a Parigi, fu presidente della giuria che assegnò all’italiano Dupré il premio della prima Esposizione Universale; dell’Esposizione, su disegno di Ingres, C. incise il cliché del diploma.

Sempre in contatto con l’Italia (era socio dell’Accademia di Firenze, della Antica Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e, dal 1858, dell’Accademia di San Luca), lasciò Bruxelles nel 1860 per succedere a Giuseppe Longhi nell’insegnamento d’incisione presso l’Accademia di Brera. A Milano, frequentando il salotto della contessa Clara Maffei, ebbe modo di conoscere personalità di spicco tra le quali Arrigo Boito e Giuseppe Verdi. Frattanto, la sua posizione politica andava mutando: nel 1859, in occasione della seconda guerra d’indipendenza, si allontanò dall’ideale mazziniano giustificando l’alleanza del Piemonte con la Francia. Quando nel 1866, mentre si trovava a Parigi per un periodo di riposo, gli giunse la notizia della spedizione di Garibaldi in Trentino, decise di arruolarsi, nonostante avesse ormai raggiunto i sessantacinque anni d’età. Fu nel settimo battaglione volontari, comandato da Giacinto Bruzzesi; partecipò ai combattimenti di Storo e, nel nov. 1866, scrisse agli amici della commozione provata all’ingresso di Vittorio Emanuele II a Venezia. Rientrato dalla missione riprese l’insegnamento a Brera e l’attività incisoria, dedicandosi in particolare a ritratti degli amici.

Nell’ago. 1868 volle tornare a Civitavecchia, dove fu ospite in casa del capitano Alessandro Cialdi e fu festeggiato con ricevimenti e concerti; rientrato a Milano riprese il suo lavoro, ma proprio il ritratto del Cialdi rimase incompiuto per la morte dell’artista, avvenuta nella sua casa milanese. Le spoglie del C., sepolto a Milano, furono richieste dal municipio di Civitavecchia e trasportate nella città laziale il 30 ago. 1885. A Civitavecchia una scuola superiore ed una piazza ricordano L. C.

BIBL. – Sandra Vasco in DBI, 16, pp. 411-414 (con bibl. e rif. alle fonti d’archivio); Girelli 1979, pp. 166-167; De Paolis 2002, pp. 169-172, 214-216; O. Toti, E. Ciancarini, Storia di Civitavecchia, vol. IV, Civiytavecchia  2000, p. 133; L. Oietti, Luigi Calamatta incisore, Roma 1874; C. Calisse, Storia di Civitavecchia, Firenze 1936, p. 705, nota; M. G. Verzani, Il sogno di Luigi Calamatta, in Ottocento civitavecchiese. Tributo ai 140 anni di Civitavecchia Italiana, Civitavecchia [2011]. Pp. 65-85; R. Dinoia, Luigi Calamatta (1801-1869). L’uomo, l’artista, le opere. Temi per un’analisi critica, Tesi di dottorato, Università della Tuscia.

[Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri; integrazione di Luciano Osbat – Cersal

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