Massa Antonio – Giurista, letterato (Gallese, 8 giu. 1500 – Roma, 17 mag. 1568)

Studiò giurispudenza presso l’Università di Perugia, presumibilmente tra il 1518/1519 e il 1525/1526, sotto la guida di Guglielmo Pontani, conseguendo il dottorato in utroque iure. Si trasferì quindi a Roma, dove nel 1529 risulta esercitare la professione di notaio e di avvocato. Si inserì presto negli ambienti curiali stringendo importanti amicizie (con Marcantonio Flaminio, Angelo Colocci, Francesco Maria Molza) in campo letterario e iniziò a pubblicare i suoi scritti di carattere giuridico come il Tractatus de exceptionibus, stampato a Roma nel 1535 e curato da Antonio Blado, appena nominato tipografo camerale.

Venne quindi chiamato a Verona dal vescovo Giovanni Matteo Giberti per collaborare alla stesura delle note costituzioni diocesane Gibertine. Nel 1540 sposò Clemenza Tani e ottenne la cittadinanza romana per i suoi meriti in campo scientifico e legale. Nello stesso anno pubblicò il De bona fidei iudiciis (Romae, expensis domini Michaelis Tramezini Veneti, 1540), trattato sui principi del diritto che venne molto apprezzato dal suo maestro Pontani. Pur proseguendo senza sosta la pubblicazione di studi giuridici, tra cui occorre citare De excercitatione iurisperitorum (1550), Ad formulam Cameralis obligationis liber (1553), Contro l’uso del duello (1554), stampati a Roma per i tipi di Valerio e Luigi Dorico, M. trovò modo di dare alle stampe scritti di carattere letterario: nel 1543, in collaborazione con Giovanni Tarcagnota, pubblicò a Venezia la traduzione di Delle cose morali di Plutarco per i tipi di Michele Tramezzino; nel 1546 realizzò il De origine et rebus Faliscorum liber (stampato a Roma probabilmente da Antonio Blado), saggio di carattere storico-archeologico dedicato alla sua terra d’origine, in cui ripercorre le prime fasi del popolamento dell’Etruria meridionale e annota interessanti dati sulla storia di Gallese.

Numerosi furono gli incarichi pubblici che rivestì: nel 1556 fu notaio dei Maestri di strada di Roma e collaboratore di papa Paolo IV, l’anno successivo risulta tra i quattro riformatori dello Studium Urbis, nel 1560 fu sindaco dei Conservatori capitolini e due anni dopo conservatore egli stesso. Sempre nel 1560 fu uno dei sette avvocati difensori accordati ai nipoti di Paolo IV Carafa, i due cardinali Carlo e Alfonso e il duca di Paliano, nel processo intentato contro di loro e ordinato da Pio IV.

Successivamente fu per quattro anni delegato alla presidenza della Stamperia del Popolo Romano e nel 1567 nella Commissione di riforma degli Statuti di Roma. Pur attivamente impegnato a Roma, M. continuò a espletare numerosi incarichi nel suo paese natale: nel 1564 i gallesini si rivolsero a lui perché si adoperasse presso i Farnese «per reintegrare il porto di Gallese in pristino stato»; nel 1565 fu sollecitato a intervenire presso la Reverenda Camera Apostolica per ridurre il sussidio caritativo (300 scudi d’oro) che la cittadinanza era obbligata a versare. Nel 1564 pubblicò la sua ultima opera, il trattato canonistico De annatis sermo (Romae, apud Antonium Bladum impressorem Cameralem, 1564). Morì nel suo palazzo di Campo de’ Fiori; le sue spoglie riposano nella chiesa di S. Pietro in Montorio, dove aveva fatto costruire un monumento funebre dal fiorentino Antonio Dosio.

Alla sua morte gli successe nelle funzioni di procuratore in Roma della comunità di Gallese Taddeo (m. Roma 1589/1590), uno dei nove figli; già canonico della collegiata secolare di S. Maria in Cosmedin e abbreviatore della Cancelleria apostolica, il 6 luglio 1573 divenne referendario della Segnatura di Giustizia. Degli altri figli, Matteo (m. Roma 1593) esercitò anch’egli il notariato e fu varie volte consigliere del rione della Regola (1569, 1581, 1584); Gregorio (m. Roma 1591) subentrò nel canonicato di S. Maria in Cosmedin lasciatogli dal fratello Matteo; Baldovino (m. 8 marzo 1617) fu avvocato, notaio e consigliere del rione della Regola (1581, 1584, 1591).

BIBL. – Del Re 1992 (con rif. bibl.).

[Scheda di Abbondio Zuppante – Ibimus]