Nanino Giovanni Maria – Compositore (Diocesi di Tivoli [forse Castel Madama], 1543/1544 – Roma, 11 mar. 1607)

Ignoti sono i nomi dei genitori e scarse le notizie sulla sua infanzia e giovinezza. Il cognome appare nelle forme Nanino, Nanini e an­che Nannini ed è presente all’epoca a Roma e in vari luoghi del Viterbese, tra cui Orte, dove un Francesco e un Giovanni Bernardino Nanino fecero parte del Consiglio di Credenza, rispettivamente nel 1575 e 1588 (notizie reperite e comunicate da Armando Fiabane, che si ringrazia).

Circa il luogo di nascita di Giovanni Maria, la tradizione più antica (Libera­ti, seguito da Pitoni e Adami) lo diceva di Vallerano, ma da un documento della Cappella Pontificia (l’elenco dei cantori nel 1594) Franz Xaver Haberl trasse che era nato a Tivoli e pubblicò la notizia nel 1891. Il dato è confermato dal Liber Mortuorum della parrocchia di S. Luigi dei Francesi a Roma dove alla data del 12 marzo 1607 è registrata la mor­te del «dominus Johannes Maria Naninus Tiburtinen.». In ogni caso la sua famiglia, per vicende im­possibili da ricostruire senza il rinvenimento di nuo­vi documenti, verso il 1555 si trasferì a Vallerano, dove nacque suo fratello Bernardino e dove N. ebbe la prima formazione musicale, come affermato nel 1627 dal compositore valleranese Paolo Agostini, allievo e genero di Bernardino. A Vallerano sarebbe stato anche maestro di cappella (Pitoni).

Poiché Val­lerano faceva allora parte del ducato farnesiano di Castro e Ronciglione, governato dal cardinal Ales­sandro Farnese, è possibile che il padre di N. abbia lavorato per quella grande casata, dapprima nella zona di Tivoli, poi a Vallerano. Presso Tivoli i Far­nese erano signori della terra di Castel Madama, dove potrebbe essere nato N.: egli infatti nell’atto di morte non è detto «Tiburtinus», bensì «Tiburtinen.» cioè «Tiburtinensis dioecesis». Secondo Li­berati, N. studiò a Roma come allievo di composi­zione del fiammingo Gaudio Meli insieme a Gio­vanni Pierluigi da Palestrina. La notizia è ritenuta dagli studi moderni destituita d’ogni fondamento, mentre è credibile che N. abbia avuto lezioni dal Palestrina negli anni 1561-1566, durante i quali Pale­strina fu maestro di cappella della basilica di S. Ma­ria Maggiore, dove N. fu per qualche anno cantore.

Sicuramente N. divenne a sua volta maestro di cap­pella di S. Maria Maggiore entro il 1569, probabil­mente già nel 1567 quando Palestrina lasciò quel­l’incarico. A quell’epoca N. era già un apprezzato insegnante: lo Status animarum del 1567 della parrocchia di S. Agnese in Agone registra un magister Giovanni Maria «maestro de canto», che con buona probabilità si può identificare con lui, abitante in via dell’Anima nella casa del signor Ferrante Farnese, insieme a un Michelangelo suo putto e a un magister Antonio Darmisano «sonatore», che però era «par­tito». Poiché Vallerano faceva parte dei domini farnesiani, non meraviglia trovare N. al servizio di Fer­rante Farnese, legatissimo al cardinal Alessandro. Nell’apr. 1575 N. lasciò S. Maria Maggiore (dove qualche mese dopo gli subentrò Ippoli­to Tartaglino) e passò a dirigere la cappella musica­le di S. Luigi dei Francesi. Poco più di due anni dopo fu assunto come tenore nella Cappella Ponti­ficia (28 ott. 1577), avendo superato gli esami rela­tivi al canto e al contrappunto e risultando uomo onesto e di buona reputazione. Ivi rimase per tutta la vita, assumendovi nel 1586 e nel 1596 l’incarico di «puntatore» e più volte (dopo il 1586) la carica di maestro pro tempore, in precedenza sempre data a un ecclesiastico.

Nonostante l’incarico nella Cappella Pon­tificia, N. proseguì ad avere rapporti con S. Luigi, dove era maestro dei putti, e si acquistò in tal modo grande rinomanza come didatta. Il rapporto con S. Luigi si rafforzò quando suo fratello Bernardino ne divenne maestro (1591): i due fratelli, che vivevano in una casa vicina alla chiesa, insegnavano entram­bi ai pueri cantus, avendo ad allievi futuri musicisti di gran fama come i due Allegri, Vincenzo Ugolini, Antonio Cifra, Domenico Massenzio, Paolo Agostini, Pier Francesco Valentini. Altri famosi allievi di N. furono Felice Anerio, puer cantus di S. Maria Maggiore dal dic. 1568 al dic. 1574, Francesco So­riano, suo discepolo negli anni Settanta del secolo, e Antonio Brunelli, che studiò con lui dal 1591. Re­stano diversi contratti di affidamento di fanciulli a N. per l’insegnamento della musica e del canto.

Questa lunga e prestigiosa carriera musicale e di­dattica si intreccia con le vicende della «Compagnia de’ Musici di Roma» sotto l’invocazione di santa Cecilia, ufficialmente eretta nel 1584 ma già ope­rante da alcuni anni, volta proprio a garantire l’atti­vità (e la mutualità) degli iscritti non solo sotto il profilo compositivo ed esecutivo, ma anche per quanto riguardava l’insegnamento. Al riguardo, il più antico documento datato del Fondo Accademi­co della Biblioteca di Santa Cecilia, è proprio una ri­cevuta di N. per la musica fatta la vigilia della festa della Trinità del 1576 presso l’Arciconfraternita del­la Trinità dei Pellegrini. Del tutto logico è dunque ri­tenere che N. abbia fatto parte del celebre sodalizio fin dall’epoca, e che ne sia stato figura eminente, come risulta dall’antologia Le gioie, pubblicata nel 1589 e contenente composizioni dei soli congrega­ti; in essa, il brano di apertura è appunto di Nanino. La «scuola di musica» che secondo Liberati N. ten­ne insieme a Palestrina fin dal 1570 circa sarà dun­que sfociata nel sodalizio ceciliano.

Nel 1597 fu maestro di cappella nell’Oratorio del SS. Crocifisso per le musiche del­la quaresima. Nei primi anni del Seicento (proba­bilmente dal 1602, se non da prima) scrisse musi­che sacre per il duca Giovanni Angelo Altemps. Come compositore, fu autore di rilievo sia nel ge­nere sacro sia ancor più in quello profano, ma nel primo la sua fama è eclissata da quella del Palestrina e nel secondo dalle ben più note opere di Marenzio e anche di Giovannelli, per cui egli non è cono­sciuto nel proprio giusto valore e rimane il più inte­ressante madrigalista dell’epoca, ancora poco stu­diato (Newcombe).

Il gran numero di sue composi­zioni apparse in antologie del tempo, non solo ro­mane, attesta la considerazione di cui godevano. Sia nei mottetti sia ancor più nei madrigali si incontra­no soluzioni di grande efficacia, vigilate e forbite nella scrittura contrappuntistica, mirate nelle situa­zioni espressive che variano dal serio al faceto, dal gusto descrittivo a quello intimistico. I patroni cui dedicò le proprie raccolte a stampa furono in un pri­mo tempo d’ambito romano, quindi signori del­l’Italia settentrionale. Tramite tra le due aree geo­grafiche possono essere stati i Farnese, duchi di Par­ma e ben presenti a Roma e nel Lazio, ai quali N. era legato fin dalle sue origini.

Il suo servizio come can­tore pontificio finì probabilmente nell’ott. 1602 con la giubilazione dopo 25 anni. Morì nella sua casa presso S. Luigi; fu sepolto in quella chiesa, sul pa­vimento davanti alla cappella di S. Matteo, dove sono le celebri tele del Caravaggio. Erede e prose­cutore della sua scuola compositiva fu il fratello Bernardino, primo nella serie dei suoi discepoli.

BIBL. e FONTI –  AVR, Parr. di S. Agnese in Agone, “Stato del­le Anime 1567”, c. 135; Parr. di S. Luigi de’ Francesi, “Morti”, IV, ad diem 12.3.1607;  Liberati 1685; Pitoni, pp. 113, 155; Haberl 1891; Gaspari, II e III, ad indices; Celani 1907, p. 759; Cametti 1915, passim; Cascioli 1927, pp. 305-318; Casimiri 1931; Alaleona 1945, p. 405; Llorens 1960, ad indicem; Frey 1965-66; Schuler 1969; Giazotto 1970, ad indicem, in parti­colare I, p. 40; Llorens 1971, ad indicem; Nuovo Vogel, nn. 1987-1993; Lionnet 1985-86, ad indicemCat. musicale Bibl. Nazionale 1989, ad indicem;  Manfredi 1990, pp. 49-107; Pirrotta 1993; Spagnuolo 1994, pp. 25, 32-34, 37-38, 43, 45; O’ Regan 1995, p. 103 e passim; Careri 1998, p. 193; Giovannelli 1998, ad indicem; Anthony Newcomb in New Grove, 17, pp. 610-611 (con altra bibl.); Rostirolla 2002, nn. 5689, 8917; Christina Boenicke in MGG, 12, coll. 901-903 (con altra bibl).

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; riduzione di Luciano Osbat – Cersal]