Pandolfini Verrocchio di Giorgio – Uomo d’arme (Orte secc. XIV-XV).

Personaggio di rilievo negli eventi politico-militari della Teverina tra la fine del sec. XIV e i primi anni del successivo, gli viene attribuito l’appellativo di nobile, miles, domicellus. La sua vicenda si fa nota a partire dal 1394, quando si impadronì della rocca di Orte, pos­seduta dagli armati di Malatesta dei Sonetti. Que­st’ultimo vi aveva fatto imprigionare il capitano di ventura Ceccolo Broglia e forse anche Brandolino Brandolini, con i quali era in discordia per il man­cato pagamento del loro ingaggio. Il P., probabil­mente uomo di fiducia del Malatesta, liberò il pri­gioniero che la sua compagnia di ventura, aiutata dai Bretoni, non riusciva a liberare. Ottenne così il possesso della rocca e cercò di instaurare la sua si­gnoria sulla città, forse come espressione del loca­le partito guelfo maggioritario e avverso al Malate­sta. La situazione era destinata a durare oltre due anni, poi Bonifacio IX riuscì dopo varie richieste a ottenere la rocca di Orte da P. che ebbe in cambio notevoli benefici, tra i quali la vicaria del castello ortano di Baucca e di quello narnese di Otricoli.

La vicaria della città di Orte venne invece affidata ad Andrea Tomacelli, fratello del papa, con la cui fa­miglia P. strinse un solido legame. Nel 1400 il P. era vicario di Orvieto e nei due anni successivi ap­pare anche documentazione relativa ai suoi figli: Giovanni, Angela che sposò un nobile di Amelia, Pietro che ricostruì le mura di S. Liberato, Vicarello vicario di San Felice di Terracina. Nel 1405 fu nominato da Andrea Tomacelli rettore di Narni. Nello stesso anno ospitò in casa sua a Orte una riunione, presente il vescovo, per dichiarare decaduta la magistratura comunale in carica. Al golpe, pro­babilmente incruento, non fu estraneo il Tomacelli il quale continuava a detenere, contro la volontà del nuovo papa, le signorie di Orte e di Narni, che co­munque lasciò nel corso dell’anno.

Non sono note le vicende successive di P. né la sua data di morte (ante 1423). I suoi discendenti invece alimenteran­no per tutto il sec. XV le schiere dei fuoriusciti ghi­bellini ortani delle quali il nipote Minisdeo e il pro­nipote Pier Leone di Pillo furono i maggiori ani­matori, fino alla morte di quest’ultimo in Orvieto, esule, nel 1501.

FONTI e BIBL. – Leoncini, I, 155r, 157r, 423r-427v, 485v, 497v-498r, II, 40r, 188r, 339v, 411v.; Manente 1561, p. 306; Fontanini 1708, p. 299; Montemarte 1846, pp. 80-81; Satol­li 1984-85, p. 32.

[Scheda fatta da Abbondio Zuppante – Isime]