Porta, Nicola – Bandito (Soriano nel Cimino, 1836 – Ivi, 22 aprile 1916)

Tra il 1850 e il 1890 nella Tuscia operarono delinquenti dediti ad estorsioni, sequestri di persona, ferimenti ed omicidi che diedero corpo ad un brigantaggio minore (rispetto a quello dominato dalla figura di Domenico Tiburzi) e del quale qui si vuole ricostruire qualche dato biografico.

Nicola Porta era figlio di Matteo ed era nato a Soriano nel Cimino. Aveva fatto parte dei volontari garibaldini e per questo aveva scontato due anni nelle carceri pontificie. Poi, per un furto di maiali era stato condannato a tre anni di lavori forzati. Era sposato con Filomena dalla quale ebbe tre figli ma visse gran parte della sua vita alla macchia. Tra il 1870 e il 1871 depredò viandanti nel territorio di Tuscania e poi tra Marta e Montefiascone. Nel marzo 1871 finì la sua carriera in quel di Castel Cellesi dove aveva sequestrato, insieme ad altri suoi compagni, il possidente Costantino Capaldini ma fu sorpreso e ferito dalla reazione della popolazione che aveva trovato i banditi, liberato il Capaldini e ferito e catturato il Mattioli che era stato consegnato ai gendarmi.

Fu condannato il 30 maggio 1874 a 25 anni di lavori forzati (forse per aver rivelato alla giustizia il nome di molti suoi complici); era già stato condannato dalla Corte d’assise di Spoleto a 18 anni per estorsione con sequestro di persona. Scontò le sue pene e morì nel suo letto di casa, a Soriano, il 22 aprile 1916.

BIBL. e FONTI – Archivio di Stato di Viterbo, Processi in Corte d’Assise, b. 31-34. A. Mattei, Brigantaggio sommerso. Storia di doppiette senza leggenda, Roma 1981, passim.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]