Almadiani Giovanni Battista – Prelato (Viterbo, ca. 1440 – ivi, 1522)
Figlio dello speziale Petruccio (m. 1468) e di Taddea di Tommaso di ser Girolamo, studiò diritto civile e canonico, ottenendo nel 1472 la dignità di protonotario apostolico e cinque anni dopo quella di canonico della collegiata viterbese di S. Angelo in Spatha. Visse poi a Roma presso la Curia pontificia, dove fu scrittore apostolico (tale figurava nel 1493 quando al seguito di papa Alessandro VI tornò in visita a Viterbo). Al tempo del conclave del 1503 era al servizio del cardinal Oliviero Carafa; fu poi prefetto dei bollatori delle bolle pontificie, quindi prelato domestico di Leone X. Secondo Mario Signorelli, fu anche membro di una missione diplomatica in Germania (forse al seguito del Cardinal Castellesi, durante il pontificato di Giulio II), nel corso della quale raccolse il voto di un cavaliere di Mantova che desiderava fondare una nuova chiesa per i frati carmelitani.
Con i fondi lasciatigli dal cavaliere e con donazione di suoi propri beni di Viterbo e di Roma, promosse l’erezione in Viterbo di un convento carmelitano, per il quale fece venire i frati da Mantova. Sorsero così, tra il 1510 (anno in cui fu fatta una statua del Battista in abiti prelatizi, con le fattezze di A., poi posta vicino all’altar maggiore) e il 1515, la chiesa e il convento di S. Giovanni Battista, siti dietro il palazzo comunale, in località all’epoca detta Ponte Tremoli, dove egli stesso abitava. I lavori furono affidati ai capomastri viterbesi Bernardino di Giovanni e Giovanni Battista di Pietro (1513); la facciata e il cornicione furono opera dello scalpellino Pier Francesco Ricciarelli (1515). Per la decorazione dell’interno, chiamò da Roma il pittore Giovanni Mandula. Da Leone X ottenne varie indulgenze per la nuova chiesa. Sempre nel 1515, i Carmelitani gli posero un’iscrizione gratulatoria per aver ottenuto dal papa il fonte battesimale, posto nella cappella detta della Madonna della Peste.
Dopo lunghi anni vissuti a Roma presso il papa, il 13 giugno 1521 fece testamento per gli atti del notaio romano Sabba Vannucci. In esso nominava suo erede il cugino Agostino e i di lui discendenti legittimi, con fedecommesso di sostituzione in favore della chiesa da lui fondata in caso di discendenza illegittima. Tornato poi a Viterbo, vi morì l’anno dopo e fu sepolto nella medesima chiesa di S. Giovanni Battista avanti l’altare del Crocifisso. Nel Museo Civico resta un bel busto di A., opera di Andrea della Robbia.
BIBL. — Angeli 2003, pp. 27, 28, 602. Inoltre: Marocco, XIV, pp. 86-87; Amayden, I, p. 101; Signorelli 1926; Signorelli 1968, pp. 109-110; Italo Faldi, Viterbo a pezzi. S. Giovanni Battista degli Almadiani, «Biblioteca e Società», XXX, 1-4, dic. 1996, pp. 3-5; Rhodes 1998.
[Scheda di Orietta Sartori – Ibimus]