Alvaro Corrado – Scrittore (San Luca di Reggio Calabria, 15 apr. 1895 – Roma, 11 giug. 1956)
Figlio di un maestro elementare, completò gli studi tra Napoli, Roma e altre città ma rimase sempre legato al suo paese natale che è ricordato in numerosi suoi scritti. Partecipò come ufficiale di fanteria alla Prima guerra mondiale e rimase ferito sul Carso nel 1916.
Laureatosi in Lettere a Milano nel 1920, si trasferì a Roma dove fu chiamato da Giovanni Amendola alla redazione de Il Mondo. Fatto segno a persecuzioni da parte dei fascisti, fu a lungo a Parigi e a Berlino. Dopo la Liberazione la sua attività si divise tra il giornalismo, la narrativa e la saggistica. Nell’ultima stagione della sua vita frequentò Vallerano dove aveva acquistato nel 1939, per il suo buen retiro, una casa di campagna all’ombra di secolari castagni. In uno di questi, col cavo sventrato da un fulmine, aveva ricavato una panca e una tavola per scrivere e leggere. Era il suo “ufficio” preferito. Amò tanto questo appartato luogo dei Cimini, da voler essere sepolto nel piccolo cimitero del paese dove riposa con la moglie Laura Babini e il figlio Massimo.
Alvaro è stata una delle voci più vigorose della letteratura italiana della prima metà del Novecento. Fu soprattutto un narratore, più che un novelliere e romanziere. La fama dello scrittore si era imposta anche fuori d’Italia a partire dalla raccolta di racconti Gente in Aspromonte (1930). Il diario Quasi una vita (1950) è stato acclamato come un capolavoro della prosa italiana, in cui si manifestano acume intellettuale e “modernità di fantasia”. Notevoli anche le sue doti di drammaturgo che espresse ne La lunga notte di Medea (1949), rivisitazione originale di una tragedia che oggi fa testo nella storia del teatro del Novecento. Fu anche saggista, giornalista e critico letterario, cinematografico e teatrale. Apprezzati i suoi contributi alla sceneggiatura di alcuni film. Oltre Riso amaro (1949), ricordiamo Una donna tra due mondi (1936), Una notte dopo (1942), Storia di una capinera (1944), Caccia tragica (1946), Roma ore 11 (1952). Nel romanzo L’uomo è forte (1938), descrive il regime bolscevico e il totalitarismo fascista senza condizionamenti e false ipocrisie. La sua prosa, asciutta e solida “come le pietre di Calabria”, raggiunge il vertice nelle tre raccolte di racconti: La moglie, L’amata alla finestra e Gente in Aspromonte. In quest’ultimo dossier parla dei calabresi, delle ingiustizie che hanno dovuto e che devono subire, del loro modo di essere briganti come atto di ribellione ai soprusi.
Nei suoi racconti, oltre agli uomini ci sono anche le donne. Una di loro, alla fine del Settecento, guidò una masnada di antirivoluzionari che non sopportavano le angherie francesi. Un’altra, scolpita come un macigno e di vago sapore erotico, la riconosciamo nel volto della “ribelle muta” che posa, contro la sua volontà, per volere del padre-padrone, dinnanzi al pittore intento, nel ritrarla, a violarne l’intimità. Per questo la giovane serra volutamente le labbra, come se fossero una ferita o un bacio “sdegnato” indirizzato al genitore.
Morì a Roma l’11 giugno 1956, appena sessantenne, in un appartamento di via del Bottino, presso piazza di Spagna, dove viene ricordato con una lapide posta sulla facciata dell’edificio. “Se ne è andato bruscamente – scriverà Libero Bigiaretti – con quel suo modo di congedarsi che era sempre inatteso e improvviso, a passo svelto …”.
BIBL. Voce “Corrado Alvaro” di F. Virdia, in Dizionario biografico degli italiani, vol. II, pp. 581-586. L. Bigiaretti, Opere di Corrado Alvaro. Romanzi e racconti, Milano Bompiani 1974.
[Scheda di Vincenzo Ceniti]