Antonazzi, Giovanni – Ecclesiastico, storico (Morlupo, 13 sett. 1913 – Morlupo, 16 mag. 2007).
La sua famiglia, Rocco e Anna Micheli i suoi genitori e le sorelle Angela e Maria e i fratelli Mario, Umberto e Francesco, era di piccoli e poveri contadini come la maggior parte del paese tanto che molti dei giovani come il padre Rocco tentarono la via dell’emigrazione negli Stati Uniti senza riuscire a modificare sostanzialmente la situazione. Grazie all’aiuto di parenti poté entrare nel Seminario di Nepi dove compì gli studi iniziali poi si spostò nel Seminario regionale di Anagni per i primi anni del ginnasio-liceo e poi si trasferì a La Quercia, sobborgo di Viterbo, quando in questa località si aprì il Seminario regionale per il Lazio nord. Dal 1933 al 1940 A. completò gli studi in questo luogo che egli ricorderà come una fase bellissima della sua vita e dove avvenne il primo incontro importante, quello con don Domenico Brizi, allora Rettore a La Quercia poi rettore del Collegio urbano di Propaganda Fide a Roma e infine Vescovo di Osimo. A. fu presto nominato Prefetto e poi Vice-rettore del Seminario. Nell’aprile del 1936 fu ordinato sacerdote e, dopo la partenza di Brizi, quando pensava di rientrare nella sua Diocesi, nell’aprile 1940 Brizi lo chiamò come economo al Collegio Urbano a Roma. Si era a due mesi dalla Seconda guerra mondiale e il Collegio, frequentato da alunni di tutto il mondo e per gran parte di area di colonizzazione inglese e francese, vide partire la maggior parte degli alunni che erano a Roma per i loro studi. Presto al Collegio si rivolsero coloro che fuggivano dalle persecuzioni per motivi razziali e poi anche famiglie che speravano nella extraterritorialità del Collegio a Roma e della Villa del Collegio a Castel Gandolfo: questa parte di Roma fu rispettata, Castel Gandolfo no e furono un migliaio i profughi che morirono per il bombardamento del febbraio 1944. A. aveva ripreso gli studi subito dopo la fine della guerra e si era laureato in filosofia e in diritto canonico. Dal 1950, dopo il trasferimento di Brizi a Osimo, A. fu nominato Pro-Segretario per l’economia dell’allora Sacra Congregazione di Propaganda Fide, con rilevanti responsabilità operative: a tale impegno egli si adattò dividendosi tra gli impegni di ufficio e gli studi.
A quella data era già avvenuto da tempo il secondo importante incontro della sua vita: quello con don Giuseppe De Luca e, per questa via, con le Edizioni di storia e letteratura e poi Gabriele De Rosa. Per A. De Luca significò la libertà dello spirito e la vastità degli orizzonti di studio e di impegno nel mondo della cultura. Ed è a queste persone che si legherà per lungo tempo, anche dopo la morte del De Luca, la sua vita di studioso e di ricercatore. Nel 1951 prende il via il suo lavoro sulla “Rerum Novarum” su sollecitazione di De Luca e di Domenico Tardini, poi cardinale, lavoro che vedrà la luce nel 1957: egli aveva raccolto e poi pubblicato il testo autentico e le redazioni preparatorie dai documenti originali (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1957). Ma l’incontro con De Luca aveva significato soprattutto l’aprirsi di A. al filone della storia della pietà e della vita religiosa che da questo momento saranno una costante dei sui interessi di ricercatore. Egli aveva avviato una collaborazione con l’”Osservatore romano” e con l’”Osservatore della Domenica” per i quali scriveva sia di storia della pietà che della vita quotidiana a Roma nei secoli passati, con una attenzione particolare a cogliere quegli aspetti della vita di fede e di preghiera ma anche i caratteri della gente più umile e degli aspetti del vivere quotidiano. Successivamente si dedicò alla cura di carteggi significativi, come quello tra Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi, relativi al periodo 1920-1953 (Roma, Istituto Sturzo, 1999).
Dopo la morte di De Luca (1962) e di Brizi (1964), quando di A. si parlava come di un serio candidato a posti prestigiosi nella Curia romana, si avvia quel processo di distacco dall’ambiente curiale che lo porterà nel 1975 a dimettersi da ogni incarico nella Congregazione di Propaganda Fide e a ritirarsi a Morlupo. Sono anni quelli di studio e di raccolta di materiali per quella storia della pietà mariana che lo vedrà impegnato per un trentennio e di attenzione alla vita religiosa e alle tradizioni popolari nell’Alto Lazio. Su questo tema in particolare concentrò molte energie, fondando nel 1977 il Centro di ricerche per la storia dell’Alto Lazio, con sede in Morlupo e poi Viterbo, e promuovendo gli studi dal medioevo all’età contemporanea con particolare riferimento alla vita sociale e religiosa della società contadina del territorio e sostenendo nella prosecuzione degli studi in questa direzione giovani dell’Alto Lazio. Altro suo obiettivo la creazione di una biblioteca specializzata sulla storia dell’Alto Lazio e dei territori confinanti con opere di storia generale e di metodologia della ricerca, biblioteca ora diventata un punto di riferimento per i ricercatori e che ha sede a Viterbo, all’interno di Palazzo papale, accanto alle biblioteche del Centro diocesano di documentazione.
Nelle collane del Centro di ricerche pubblicherà Una popolana tra santi principi e cardinali, Caterina Paluzzi (1573-1645), Morlupo 1974), Domenico Brizi prete e vescovo (Roma 1984) in ricordo del suo primo mentore, poi Roma città aperta. La cittadella sul Gianicolo (Roma 1983) per raccontare i terribili anni della guerra e più recentemente Le tradizioni popolari nell’Alto Lazio (Manziana 2003).
Ha collaborato fin dalla nascita con le Edizioni di storia e letteratura con le quali ha pubblicato Lorenzo Valla e la polemica sulla Donazione di Costantino. Con testi inediti dei secoli XV-XVII (Roma 1985), L’Enciclica Rerum Novarum e il suo tempo, con la collaborazione di G. De Rosa (Roma 1991), Fogli sparsi raccolti per il sabato sera. Seconda serie (Roma 2000), Fogli sparsi per il sabato sera. Terza serie (Roma 2004).
Ma importante soprattutto la sua collaborazione per la nascita dell’”Archivio italiano per la storia della pietà” al quale diede anche importanti contributi scientifici e successivamente il suo lavoro sulla devozione mariana che trovò spazio nelle edizioni della Morcelliana e Marietti con quegli studi di grande respiro che sono quello dedicato a De Luca, Don Giuseppe De Luca uomo cristiano e prete (1898-1962), Brescia 1992, e poi Maria dignitas terrae. Saggio storico-letterario sulla pietà mariana, Brescia 1996, e infine Unicamente amata. Maria nella tradizione e nella leggenda, Genova-Milano 2003. Nella stessa linea si collocano i lavori dedicati alla devozione mariana nell’Alto Lazio che egli promosse e sostenne come la Bibliografia e fonti per la storia della pietà mariana nell’Alto Lazio (Manziana 2004) e I santuari e la devozione mariana nell’Alto Lazio (Manziana 2006).
E’ morto a Morlupo che non ha più lasciato dopo il ritiro da Roma il 16 maggio 2007.
BIBL. – Marco Roncalli, Addio ad Antonazzi, prete-erudito tra Sturzo e De Luca, «Avvenire», 18 maggio 2007; Giovanni Antonazzi tra memoria e storia, (Manziana, 2008) con testi di Francesco Malgeri, Paolo Vian, Francesca Brunetti, Luciano Osbat e Andrea Riccardi.