Battaglia Felice – Sacerdote, oppositore (Vitorchiano, 5 apr. 1772 – Palermo, 1853).
Ordinato sacerdote giovanissimo, dopo gli studi nei seminari di Sutri e Viterbo, nel 1789 si trasferì a Roma per seguire gli studi di diritto civile e canonico, che non riuscì a portare a termine per difficoltà economiche. Lasciò pertanto la città ed accettò la cura della parrocchia di Fianello, in Sabina; dotato di un grande ascendente sulla popolazione, iniziò un’intensa attività di propaganda antifrancese che gli costò un breve periodo di detenzione.
Tornato a Vitorchiano nel 1798, organizzò e guidò una banda di contadini in appoggio della colonna dell’esercito del generale Mack nella zona del Viterbese. Dopo la sconfitta inflitta ai napoletani dal generale Championnet seguì la ritirata delle truppe napoletane e raggiunse Napoli con i suoi uomini; si spostò poi in Puglia e in Abruzzo, dove appoggiò e partecipò alla resistenza contro le truppe francesi. Rientrò a Vitorchiano nel 1799 e condusse una colonna di contadini di nuovo in appoggio alle truppe austriache partecipando alla difesa di Viterbo insorta. Espugnata Civita Castellana rientrò a Roma, dove riprese gli studi legali interrotti e nel 1802 entrò come primo aiutante nello studio legale dell’avvocato Invernizzi. Quando i Francesi occuparono Roma, B. riprese l’attività antifrancese e ottenne incarichi di fiducia dalla Segreteria di Stato. Tra il 1805 e il 1806 pubblicò diversi volumi di sentenze del tribunale della Sacra Romana Rota degli anni tra il 1797 e il 1805 (Index et compendium decisionum S. Romanae Rotae anni 1804. a sacerdote Felice Battaglia … oblatum, Romae 1805; Index et compendium decisionum S. Romanae Rotae anni 1805. a sacerdote Felice Battaglia … oblatum, Romae 1806; Index et compendium decisionum S. Romanae Rotae anni 1797. & 1798. a sacerdote Felice Battaglia … oblatum, Romae 1806).
Arrestato dai Francesi alla fine del 1809, durante la detenzione divenne convinto assertore dell’unità nazionale e progettò la formazione di un’associazione segreta. Uscito dal carcere si trasferì a Tarquinia dove tentò i contatti con Francesco Orioli, venerabile della loggia massonica viterbese; lo stesso Orioli, che non lo stimava ed anzi lo definiva «specie d’originale pericoloso», lo denunciò alla polizia. B. fu di nuovo arrestato nell’estate 1812 e rinchiuso a Castel S. Angelo. Scarcerato alla fine di ottobre accettò l’incarico di vice parroco della chiesa di S. Sebastiano fuori le Mura, continuando però nel tentativo di organizzare una setta segreta. Nel set. 1813 iniziò un’opera di diffusione di alcuni proclami, stampati con una piccola stamperia portatile di cui si era dotato, che richiamavano all’unità contro gli oppressori francesi in nome di una sedicente Lega italiana. Passò poi all’azione nel novembre dello stesso anno, alla testa di una colonna di un centinaio di uomini, tentando di spingere Viterbo all’insurrezione con il disegno di allargare l’insorgenza alle zone dell’Italia centrale. Il suo piano ebbe però vita breve: trovò forte opposizione anche nelle popolazioni locali e, abbandonato e ferito, fu arrestato a Vitorchiano il 7 dicembre. Nel corso degli interrogatori, a Viterbo e a Roma, egli sostenne fieramente il suo disegno eversivo. L’ambizioso progetto del B. avrebbe voluto un movimento di ribellione di tutte le classi sociali finalizzato ad un’unica monarchia italiana; il clero avrebbe sostenuto e indirizzato le classi contadine, mentre la borghesia avrebbe potuto far riferimento alla massoneria.
Nel corso dei preparativi della congiura, a Roma, B. aveva preso contatti con il console murattiano presso la Santa Sede Giacomo Zuccari e sembra avesse chiesto ed ottenuto, attraverso il generale napoletano Francesco Pignatelli, rassicurazioni sull’eventuale sostegno del re di Napoli. Nel maggio 1814, quando ancora il processo era in fase istruttoria, B. fu improvvisamente trasferito a Gaeta e liberato per interessamento dell’avvocato Invernizzi, presso il cui studio era stato aiutante legale; chiese di tornare a Roma ove però, sospettato di massoneria e di essere nemico del potere temporale della Chiesa, fu di nuovo detenuto fino al maggio 1815. Sperando nell’imminente intervento delle truppe murattiane, si spostò a Palermo dove visse in estrema povertà.
Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò con passione agli interessi scientifici e letterari. Pubblicò gli Elementi di lingua italiana scolastica ovvero Regole a parlare italiano corretto, ed eloquente, in Roma, presso Francesco Bourlie, 1824. Negli ultimi anni scrisse e pubblicò un libro di memorie dal titolo Vicende curiose della vita dell’avvocato F.B. dal 1792 al 1847 (Firenze, T. Baracchi, 1847) nel quale rivendicava la dignità delle sue idee ed anzi indicava come alcune delle sue azioni gli fossero state espressamente richieste dal governo pontificio nella persona del cardinal Pacca.
BIBL. – Spadoni 1919, pp. 645-670; Umberto Coldagelli in DBI, 7, pp. 210-212 (con bibl.); Ravaglioli 2001, pp. 81-87;G. Signorelli, Viterbo dal 1789 al 1870, Viterbo 1914, pp. 111, 244-247, 287-290.