Cesi Paolo Emilio – Cardinale (Roma 1481 – ivi 5 ag. 1537).

Figlio dell’avvocato concistoriale An­gelo e di Franceschina Cardoli, nono di quattordici figli, abbracciata la car­riera ecclesiastica si laureò in utroque iure. Protonotario apostolico nel 1502, divenne canonico di S. Maria Maggiore nel 1512 e quindi canonico di S. Pietro. Referendario con Giulio II e Leone X arrivò alla direzione della Cancelleria e dallo stesso pontefice fu creato cardinale il 1 ° luglio 1517 con il titolo di S. Nicola. Ottenne l’amministrazione del­la diocesi di Lund (Svezia), cui seguirono nel 1523 la diocesi di Sion (Svizzera) e il vescovato di Todi, che venne immediatamente ceduto al fratello Fe­derico.

Il C. ricevette il governo di Sutri da Cle­mente VII nel giorno della sua incoronazione a papa (26 nov. 1523), divenendo abate commendatario del monastero di Chiaravalle a Milano nel genn. 1524; il 20 maggio dello stesso anno gli fu affida­ta la diocesi di Narni, che però trasferiva allo zio Bartolomeo. Nominato vescovo di Orte e Civita Castellana il 7 apr. 1525 (che poi mantenne fino alla morte), in quell’anno ricevette anche il vescovato di Cervia, prima ceduto al fra­tello e poi a Giovanni Andrea Cesi nel 1534. Nel periodo del suo governo delle Diocesi, ad Orte autorizzò la distruzione della chiesa di S. Giovanni in fonte per dare maggiore spazio alla piazza dove sorgeva e permettere un più facile accesso alla importante fontana che sorgeva sotto quella chiesa. Sino ad allora S. Giovanni in fonte era stata depositaria dell’unico fonte battesimale di Orte che da allora passò alla Cattedrale.

Du­rante il Sacco di Roma fu consegnato in ostaggio insieme al cardinale Franciotto Orsini ai Colonna, da cui venne liberato solo nel febbraio dell’anno successivo dietro il pagamento di un riscatto di 10.000 ducati.

Venne nominato nel 1529 abate com­mendatario dell’abbazia di Cerreto, e successiva­mente amministratore del vescovato di Massa Ma­rittima. Fu uno degli assistenti che seguirono Cle­mente VII a Bologna per la pubblicazione della pace e l’incoronazione dell’imperatore. Ritornato a Roma dopo aver trascorso un periodo di malattia nel monastero di Perugia, fu incaricato dal ponte­fice di prendere parte alla commissione relativa al divorzio di Enrico VIII. Il C. svolse successiva­mente vari incarichi presso la Curia romana, rico­prendo le cariche di arciprete di S. Maria Maggio­re, prefetto delle Segnatura di Grazia Giustizia, protettore del ducato di Savoia.

Nel 1535 fu inserito da Paolo III nella Commissione che si doveva occupare della riforma dei costumi nella Città e poi in quella destinata alla riforma della Curia. Alla morte fu se­polto nella cappella di S. Caterina nella chiesa di S. Maria Maggiore; il monumento sepolcrale, opera di Giacomo della Porta, fu eretto dal fratello cardinale Federico, vescovo di Lodi.

BIBL. – Amayden, I, pp. 304-305; Gams, p. 686; Serie dei ve­scovi 1889, n. 13; HC, III, pp. 17, 211, 253; Franca Petrucci in DBI, 24, pp. 259-261; Weber 1994, p. 573; M. Mastrocola, Note storiche circa le diocesi di Civita C. Orte e Gallese. Parte III, Civita Castellana 1972, pp. 104-109.

[Scheda di Simona Sperindei-Ibimus; integrazione di Luciano Osbat-Cersal]