Cioffi, Pietro – Letterato, teologo (Castel Madama, secc. XVI-XVII).

Di questo autore non si hanno notizie biografiche al di fuori di quelle ricavabili dalle sue opere. In quelle latine egli fa precedere il suo nome dall’aggettivo Empulitano, in quelle italiane figura come «l’Ampollonitano Lettore Pietro Cioffi». Era dunque nativo della località detta latinamente Empulum e in italiano Castello Apollonio o Ampollonio o Ampiglione, che si può identificare con l’attuale Castel Madama. Infatti il castello, sito subito a sud-est dell’abitato di Castel Madama, era all’epoca diruto, dopo aver avuto notevole importanza militare nel tardo Medioevo. Anche secondo il Silvestrelli gli aggettivi scelti da C. possono rimandare a Castel Madama: «Castello Apollonio e Castelnuovo di Sant’Angelo, oggi Castel Madama, furono spesso confusi». Dal 1538 Castel Madama (nel cui territorio erano comunque comprese le rovine di Empulum) era feudo dei Farnese, per i quali, e specificamente per il cardinal Odoardo, C. sembra aver scritto tutte le sue opere.

La provenienza di C. è ulteriormente confermata dall’Allacci, che dice Cioffi «Empulitanus Tiburt. dioecesis»: Castel Madama era in diocesi di Tivoli. Il «lettore» potrebbe indicare che C. era maestro di teologia, come suggeriscono i suoi trattati; ma in nessuna delle sue opere egli appare come un religioso, per cui occorre pensare a un prete secolare, verosimilmente al diretto servizio del cardinal Odoardo. Nel 1608 C. aveva scritto una raccolta di opuscoli teologici e due lavori drammatici; le tre opere furono stampate a Ronciglione, feudo farnesiano, la prima senz’anno (Opuscula varia maxime vero theologica, Roncilioni, apud Dominicum de Dominicis), le altre due nel 1611 dallo stesso stampatore; sia gli Opuscula sia la tragicommedia II Dario coronato recano la dedica al cardinal Odoardo, in data del Io marzo 1608, mentre la tragedia II Christo condannato è dedicata da C. al proprio fratello Giovanni Antonio in data dello stesso giorno del 1608.

Nella dedicatoria degli Opuscula tra la data e la sottoscrizione è scritto «aetatis vero trigesimo»: C. sarebbe dunque nato nel 1578. Se gli Opuscula fossero stati impressi nel 1608 o 1609, come inclina a credere D’Orazi, sarebbero il primo libro stampato a Ronciglione. Sempre nel 1611 C. pubblicò a Ronciglione i Tractatus quinqué theologici, saggi sulla grazia, sulle tre virtù cardinali e sulla gloria, e il Tractatus de angelis. In quest’ultima opera, dopo aver discettato sugli angeli, aggiunge tre discussioni su problemi meramente fisici, poi un’orazione a San Michele, un De sanctissima Symphorosiana familia carmen in esametri classici, che conferma il legame con la zona tiburtina, infine alcune Propositiones philosophicae. Dopo alcuni anni uscirono i Sacrarum descriptionum libri XXIV (Romae, typis Bartholomaei Zannetti, 1621), seguiti da Ecclesiasticarum descriptionum libri viginti (Romae, apud haeredem Bartholomaei Zannetti, 1622) e da Ecclesiasticarum descriptìonum alij viginti libri (ivi, 1625). Altra opera (oggi perduta) furono le Quaestiones IV de sacris figurativis (Fulginii, Alterij, 1626). Inedita è la Descrittione del lenimento d’Ampiglioni, distruttone di detta terra e fondatione di Castel S. Angelo, saggio storico del 1638 ricordato da Pierattini. I due testi drammatici non sembrano privi di interesse. Se il Christo condannalo unisce la tradizione devota e passionale alle forme della tragedia «regolare», con prologo, cinque atti in versi e cori in fine d’atto, il Dario coronato è detto «tragicomedia», ma la parola ha un significato ben diverso da quello che prenderà nei decenni successivi; si tratta di un massiccio spettacolo, con diciotto personaggi e una gran quantità di cori e comparse; la dedica al cardinal Farnese fa pensare a una possibile rappresentazione con sfarzoso allestimento. Una ricerca onomastica ben mirata caratterizza in senso persiano i personaggi del lavoro. Il senso del fato, tanto presente nel teatro tragico cinquecentesco, è ben presente, ma volto agli occulti disegni della Divina Provvidenza. Le altre opere fanno pensare a un uomo di varia ma alquanto rigida cultura, di formazione filosofica e teologica tipica del tempo. Il fratello Giovanni Antonio era dottore in legge e cavaliere.

BIBL. – Allacci 1633, p. 222; Pierattini 1981, p. 459; Franchi 1988, pp. 45, 63, 64; D’Orazi 1991, pp. 39-43, 53, 54.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]