Farnese, Alessandro – Cardinale, mecenate (Valentano, 7 ott. 1520 – Roma 2 marzo 1589).
Figlio di Pier Luigi e di Girolama Orsini del ramo di Pitigliano, ebbe tre fratelli, Ottavio, Ranuccio, Orazio, e una sorella, Vittoria. Nel 1534, mentre Alessandro e il fratello Ottavio studiavano letteratura, diritto e teologia a Parma con il precettore Baldassarre Molossi, il nonno paterno, il cardinale Alessandro, salì al soglio pontifìcio con il nome di Paolo III. Nello stesso anno ad Alessandro fu assegnata la diocesi di Parma, appartenuta al nonno. Il 18 dic. 1534 fu nominato cardinale in pectore con il titolo di S. Vito e Modesto, e il 21 maggio 1535 fu presentato al concistoro. Nell’ago. 1535 fu designato vicecancelliere (dignità mantenuta per tutta la vita, insieme al titolo cardinalizio di S. Lorenzo in Damaso) e nel 1536 gli venne attribuito il vescovado di Monreale.
Il 1° genn. 1538 divenne segretario generale del pontefice e il suo collaboratore Marcello Cervini protonotario. A partire dal 1538 iniziò a interessarsi delle varie questioni politiche e diplomatiche della famiglia e dello Stato Pontificio e nel 1546 divenne legato dell’esercito del papa. Nel 1553 gli furono concessi il vescovato di Grenoble e l’abbazia di Tolosa e nel 1554 quello di Cahors; tali rendite gli furono sottratte il 23 ott. 1557. Nel periodo del suo soggiorno in Francia, nel 1556 ebbe una figlia, Clelia (1556-1613), che sposò nel 1570 Giovan Giorgio Cesarini e nel 1585 Marco Pio di Savoia, signore di Sassuolo.
Alessandro ricoprì la carica di governatore in varie località, tra cui Tivoli (1535), Castelgrotto (1535), Civita Castellana (1540), Vetralla (1540) e Nepi (1570, ivi confermando gli statuti cittadini), e riorganizzò dal punto di vista amministrativo il Ducato di Castro, in qualità di rappresentante del fratello Ottavio stabilitosi nel ducato di Parma. A questi impegni amministrativi affiancò quelli di abate commendatario delle abbazie delle Tre Fontane, di Grottaferrata (dal 1550), di Farfa (dal 1565) e quelli pastorali: dal 1561 fu vescovo di Sora, diocesi che amministrò tramite il vicario Tommaso Gigli di Bologna; nel 1565 divenne vicelegato del Patrimonio di San Pietro; il 14 apr. 1564 gli era stata assegnata la diocesi della Sabina ed era stato scelto come commendatario di Grottaferrata; il 7 feb. 1565 cambiò la diocesi sabina con quella di Frascati, il 9 luglio 1578 divenne vescovo di Porto e Santa Rufina e dal 5 dic. 1580 alla morte di Ostia e Velletri.
Fu inoltre amministratore perpetuo della diocesi di Spoleto, dove istituì la cappella musicale della cattedrale (decreto del 15 marzo 1561). Ricchissimo e politicamente influente, fu per decenni membro eminente del Sacro Collegio («il gran cardinale»); svolse una rilevante attività nella preparazione del Concilio di Trento; protesse e sostenne economicamente la Compagnia di Gesù; fu più volte candidato al papato. Negli ultimi anni abitò tra Roma e Caprarola, dove ricevette la visita di Gregorio XIII. Morì a Roma e il funerale si svolse nella chiesa del Gesù. L’elogio funebre fu scritto dal miglior letterato gesuita del tempo, Francesco Benci di Acquapendente. Il F. fu un grande mecenate in campo letterario e artistico, patrono e amico di Pietro Bembo, Annibal Caro, Paolo Giovio, Giovanni Della Casa, Giorgio Vasari. Andava superbo di quelle che considerava le sue tre creature inarrivabili: il Palazzo Farnese, la chiesa del Gesù e sua figlia Clelia, la più bella donna del tempo. Per quanto riguarda il Lazio, nel 1555 fece edificare il Palazzo Farnese a Caprarola, a pianta pentagonale, con l’ausilio dell’architetto Girolamo Vignola; i dipinti furono affidati a Taddeo Zuccari, e il giardino venne dotato di numerose statue e fontane. L’intera Caprarola fu ristrutturata e dotata di un nuovo sistema viario; il F. concesse inoltre un sito fuori Porta Romana all’Ordine dei Minori Osservanti.
A Viterbo, città di cui era il protettore, fece costruire la Porta Faul (1559), restaurò il palazzo della Rocca e vi completò la fontana (1566), sostenne il Comune nella costruzione del nuovo ospedale (1575), ammodernò la strada principale, detta Via Farnesiana (1577), promosse il restauro dell’acquedotto (1588) e concesse all’Ordine dei Minimi il complesso di S. Francesco di Paola. Ronciglione gli deve la realizzazione di una fontana con lo stemma dei Farnese, l’arrivo dei Conventuali nella chiesa di S. Sebastiano, e in seguito quello dei Cappuccini (1568) e degli Agostiniani (1575-1580) nella chiesa della Madonna della Pace e la fondazione dell’Accademia dei Desiderosi. Nel 1567 acquistò dagli Orsini il castello di Isola Farnese per il nipote Ottavio. A Grottaferrata nel 1567 ampliò l’abbazia, nel 1575 fece rinforzare il campanile che era stato colpito da un fulmine, due anni dopo restaurò la chiesa abbaziale e vi costruì un nuovo coro; in precedenza aveva aperto la fonte Squarciarelli (1558). Nel 1586 diede incarico allo Zuccari di decorare l’abbazia di Farfa, dove fu posta una nuova fontana e fu incrementata la famosa fiera. A Capodimonte costruì un palazzo sul lago di Bolsena, dove possedeva un’imponente imbarcazione. A Vetralla, come governatore perpetuo, promosse il rinnovamento edilizio: a lui si devono l’apertura della strada principale, la costruzione di Porta Romana (1575), il rinnovamento del sistema idrico e la fondazione di un ospedale. A Poggio Mirteto, castello dell’abbazia di Farfa, promosse un significativo sviluppo edilizio e fece costruire la Porta Farnese (1577).
Nel 1580, nominato giudice dal papa nella vertenza confinaria tra i comuni di Sutri e Capranica, stabilì i limiti dei due territori in una pianta disegnata dal suo architetto G. A. Garzoni e raffigurata nella sala della Cosmografia del palazzo di Caprarola. Inviò lo stesso Garzoni a Nepi nel 1584 per i lavori alla cattedrale di S. Tolomeo. A Velletri ordinò l’archivio pubblico, favorì l’arrivo dei padri Dottrinari e degli appartenenti ai Fatebenefratelli. A Roma realizzò l’oratorio del SS. Crocefisso nella chiesa di S. Marcello (1565), riqualificò gli Orti farnesiani (1567), nel 1579 comperò la Farnesina e nel 1587 ristrutturò la chiesa di S. Lorenzo in Damaso. Nel 1568 finanziò inoltre la costruzione dell’imponente chiesa del Gesù, al cui progetto si era interessato dal 1561. Nel 1574 completò palazzo Farnese, in cui si conservavano le collezioni artistiche di famiglia e la biblioteca curata da Fulvio Orsini. Tra il 1582 e il 1584 eresse la chiesa di S. Maria Scala Coeli, presso l’abbazia delle Tre Fontane. A Giorgio Vasari fece affrescare, con temi mitologici, una sala nel palazzo della Cancelleria.
Partecipò attivamente alle riunioni dell’Accademia della Virtù di Roma, che si occupava di architettura. Diede inoltre numerosi incarichi al miniaturista Giorgio Giulio Clovio, che fu ospite del Farnese nel palazzo della Cancelleria e a cui raccomandò caldamente il pittore El Greco. Alessandro commissionò poi tra il 1543 e il 1561 la Cassetta Farnese, opera di alta oreficeria. Molto prestigiosa era la sua collezione scultorea, tra cui figuravano l’ Atlante Farnese e alcuni frammenti della Forma Urbis, ed era in possesso anche di una ricca collezione di cammei, gemme antiche, monete e bronzetti. Ad Alessandro, in qualità di illustre mecenate, furono dedicate alcune opere, tra cui Regole delli cinque ordini di architettura del Vignola (1562), la traduzione dell’Eneide (1556) di Alessandro Guarnelli, De vita s. Patricii Hybernia (1587) dell’irlandese Richard Stanyhurst.
Con codicillo testamentario del 19 ago. 1588 dispose un ricco lascito per il sacrario dei Farnese sull’Isola Bisentina. Tiziano dipinse un quadro in cui ritrasse Paolo III, con accanto i due nipoti, Alessandro e Ottavio, ora conservato nel Museo di Capodimonte; un altro ritratto di Alessandro, realizzato da Scipione Pulzone nel 1579, è conservato a Roma, nella Galleria Barberini.
BIBL. – Stanyhurst 1584; Ferretti 1589; Borgia 1723, pp. 453-457; Sebastiani 1741; Caro 1765, p. 40; Affò 1779; Sperandio 1790, pp. 147, 242-243; Annibali 1817-18, passim; Marocco, III, p. 36, VII, pp. 83, 86, XIV, pp. 40,42, 106, 165, 174; Carabelli 1865; Frangipane 1869; Mencacci 1875, pp. 81-89; Orsini 1879; Istruzione 1888; de Nolhac 1889; Vite 1893, v, pp. 237-250; Tomassetti, II, p. 299, III, pp. 100, 135, 151, IV, pp. 310, 316; Navenne 1920, pp. 615-644; HC, III, pp. 63, 65, 66, 321; Scriattoli 1924, p. 129; Pastor, V, VI, VII, VIII, ad indices; Lanzi 1938; Pierluigi 1939; Totonelli 1939; Patrignani 1946; Pecchiai 1952, pp. 39-43; Drei 1954; DHGE, XVI, coll. 608-615; Nasalli Rocca 1969; Tarquini 1976; Lefevre 1980a; Fagliari Zeni Buchicchio 1984; Farnese 1985; Fagliari Zeni Buchicchio 1985-86, pp. 17-19, 24; Baroncelli 1986, pp. 7-104; Briganti et al. 1987; Brown 1990; Calvani 1990, pp. 395-412; Zapperi 1990; Robertson 1992; Alessandro Donzellini 1994; Franchi 1994, pp. 225-226, 229-230; Bedulli 1995, pp. 132-138, 358-361 ; Clare Robertson in DBI, 45, pp. 52-70; Clare Robertson-Roberto Zapperi, Farnese, Odoardo, in DBI, 45, pp. 112-119; Donatella Rosselli, Farnese, Orazio, in DBI, 45, pp. 120-127; Pozzi 1995, pp. 113202; Zapperi 1995; Devoti 1999, pp. 116-121; Grasso 2003, pp. 55-67.