Lasagni, Pietro – Prelato, Economista, (Caprarola 15 giu. 1814 – Roma il 19 apr. 1885).
Terzo dei quattro figli di Nicola e di Carolina Toparini (lui romano lei caprolatta), nacque il 15 giugno 1814 nella Valle di Vico di Caprarola dove il padre, che nel periodo 1798-1799 era stato Comandante della Guardia Nazionale della Repubblica Romana, dopo la restaurazione del governo pontificio, era stato esiliato a partire dal 1800.
Mentre i due fratelli maggiori, Gioacchino e Francesco, furono entrambi avviati alla carriera forense, a Pietro fu fatta intraprendere quella ecclesiastica. Nel 1828 entrò nel seminario di San Salvatore a Rieti e, successivamente, al Seminario romano. Nel marzo del 1835, grazie all’intervento dello zio Bartolomeo, il principe Francesco Borghese gli assegnò un beneficio ecclesiastico nella Cappella Borghesiana della basilica di S. Maria Maggiore. Venne ordinato sacerdote il 17 dicembre 1836. Nel 1839 ottenne la licenza e l’8 maggio 1840 conseguì la laurea di dottore in legge.
Nel marzo del 1841 si recò per un breve viaggio di due mesi a Parigi ed ebbe modo di farsi apprezzare dallo zio, alto magistrato francese, e dall’Internunzio Piero Antonio Garibaldi. Vi ritornò l’anno successivo come segretario dell’Internunzio. Nel gennaio del 1843 ottenne la nomina di Uditore della nunziatura dopo che a Parigi, il 14 gennaio, era arrivato il Nunzio apostolico Raffaele Fornari. Tornato a Roma, l’11 marzo del 1851 entrò a far parte del Tribunale della Sacra Consulta. Nell’aprile dello stesso anno divenne membro della Commissione Speciale incaricata di snellire le celebrazioni dei processi.
Il 5 novembre 1851 Pio IX lo nominò Delegato apostolico di Viterbo. Esperto conoscitore del territorio della Tuscia, dove aveva trascorso la sua infanzia e trascorreva ancora le vacanze con familiari, parenti ed amici, si dedicò con particolare attenzione ai problemi economico-finanziari e della sicurezza pubblica. Favorì l’unione tra grandi e piccoli risparmiatori riuscendo a promuovere la fondazione della Cassa di Risparmio di Viterbo. Condusse efficacemente la lotta al brigantaggio che imperversava soprattutto nei Monti Cimini, ottenendo successi tanto significativi quanto apprezzati dai viterbesi e da quanti da Roma si spostavano per Viterbo transitando per la Cassia Cimina. Non trascurò però di curare anche gli aspetti artistici e culturali della città dei Papi e il 4 agosto 1855 venne inaugurato il nuovo monumentale teatro di Viterbo opera dell’architetto Virginio Vespignani. Il suo impegno per la città fu molto apprezzato dai viterbesi che vollero conferirgli la cittadinanza onoraria.
L’eco dell’ottimo lavoro che aveva svolto a Viterbo arrivò a Roma e il 20 giugno 1856 venne assegnato alla Delegazione apostolica di Forlì dove i contrasti politici si andavano manifestando sempre con maggiore intensità. Si era ormai alla vigilia degli eventi che a breve avrebbero portato i territori di questa e di altre delegazioni apostoliche all’annessione al Regno d’Italia. Volle operare con moderazione, evitando di applicare metodi repressivi. Quindi ad un certo punto si ritirò a Rimini. Questa sua decisione fu duramente contestata dal cardinale Giacomo Antonelli, ultimo Segretario di Stato dello Stato pontificio, che il 21 giugno 1859 gli inviò una lettera in cui lo accusava di essere stato inerte di fronte all’intimidazione di “pochi facinorosi” e di non aver saputo contrapporre “alcuna energica misura” pur potendo contare sulla non poco numerosa truppa ai suoi ordini.
Nel 1860 lo troviamo a Roma Presidente della Commissione straordinaria di beneficenza. Si era in presenza di una grande disoccupazione tra i braccianti a cui bisognava provvedere onde evitare contestazioni e rivolte. Quindi diede loro lavoro attraverso l’avvio di numerosi interventi di scavo archeologico tra i quali quelli al Foro romano, alle Terme di Caracalla e alla Via Latina, nonché con la costruzione di case per poveri al piazzale San Clemente. Nel 1862 fu Convisitatore degli ospizi degli orfani e nel 1863 è membro della Commissione dei revisori dei conti consuntivi.
Il 16 giugno 1868 fu inviato a Frosinone come Delegato apostolico e qui, nel settembre 1870, seppe gestire con il consueto equilibrio l’occupazione del territorio della sua delegazione da parte delle truppe sabaude.
Tornato a Roma fu nominato Segretario della Congregazione Concistoriale e del Sacro Collegio, per cui, alla morte di Papa Pio IX, nel corso del conclave del 1878, rivestì la funzione di Segretario di Stato. Durante il concistoro del 13 dicembre 1880 papa Leone XIII lo nominò cardinale in pectore con pubblicazione avvenuta il 27 marzo 1882 e iscrizione tra i cardinali diaconi con il titolo di S. Maria della Scala. Successivamente fu Segretario dei memoriali e membro di numerose congregazioni cardinalizie.
Morì a Roma il 19 aprile 1885 e fu sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero del Verano. Il 21 aprile 1885, nel necrologio pubblicato sull’Osservatore Romano, gli fu resa giustizia rispetto ai fatti di Forlì che gli erano costati la famosa lettera di contestazione del cardinale Giacomo Antonelli. In tale necrologio, infatti, fu riportato che “Quando la rivoluzione del 1859 sottrasse quelle province al dominio della Santa Sede, egli poté dapprima farne partire, senza offesa di sorta, le poche truppe che vi stanziavano e quindi uscirne egli stesso in mezzo al rispetto e all’ossequio della città insorta”.
Bibl.: Dante Marini, voce Lasagni Pietro in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 63 (2004); https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=lasagni+pietro; A. Scriattoli, La Cassa di risparmio di Viterbo dalla sua fondazione nel 1854 al 1936, Viterbo 1937; D. Silvagni, La corte pontificia e la società romana nei secoli XVIII e XIX, a cura di L. Felici, Voll. III e IV, Roma 1971; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Vol. LXIV, Venezia, p. 93; Vol. CI, p. 205; Vol. CII, p. 162; M. Galeotti, L’Illustrissima Città di Viterbo, Viterbo 2002, p. 148, 199, 353, 765..
[Scheda di Biagio Stefani – Caprarola]