Latini, Latino – Umanista (Viterbo, ca. 1513 – Roma, 21 gen. 1593).
Nacque da Bernardino, notaio, appartenente alla famiglia Latini, menzionata fin dal sec. XIII, e più volte priore del Comune di Viterbo, e da Francesca Closi. La coppia, sposata nel 1511, ebbe altri due figli, Prospero e Girolamo. Dopo avere studiato legge all’università di Siena, il L. si recò in Roma nel 1546. Vestito l’abito ecclesiastico, seguì quattro cardinali: dal 1552 fu segretario di Giacomo del Pozzo; morto costui nel 1563, passò al servizio del cardinale di Carpi, in qualità di bibliotecario, carica che tenne fino alla morte di questi, sopraggiunta nel maggio 1564; con la stessa mansione prese servizio sotto il cardinal Ranuccio Farnese, fino alla sua morte, avvenuta nell’ott. 1565. La familiarità con questi importanti personaggi della Curia nel periodo di svolgimento e conclusione del Concilio di Trento lo mise a contatto con gli spiriti più illuminati sia dell’area più conservatrice che quella più transigente della Chiesa di Roma e con molti letterati che circolavano nell’ambiente curiale.
La morte dei cardinali al servizio dei quali si era speso fu sempre più spesso attribuito a un suo nefasto influsso (come lui stesso ammetteva, Epistolae, p. 121) e, come di conseguenza, per lui divenne sempre più difficile trovare un patrono. Solo nel 1571 fu assunto dal cardinal Marcantonio Colonna: grazie allo stipendio che riceveva, che comprendeva l’affitto di una modesta dimora nel rione Trevi, L. poté dedicarsi all’edizione dei Decreti di Graziano, che una tradizione disordinata e ricca di interpolazioni rendeva difficoltosa e alle sue attività preferite, cioè lo sviluppo dei rapporti con i letterati del suo tempo come testimoniato dall’importante fondo di lettere, di appunti, di poesie e di altre riflessioni che, alla sua morte, pervenne alla Biblioteca Capitolare di Viterbo insieme con la sua “libreria”. Per il lavoro sui Decreti (condotto con Marcantonio Colonna, Ugo Buoncompagni, Alessandro Sforza, Guglielmo Sirleto, Francesco Alciati, Gabriele Paleotti ed altri) il L. ottenne, negli anni seguenti, una pensione da Gregorio XIII. Per incarico dello stesso pontefice lavorò poi sotto la presidenza del Sirleto alla predisposizione del nuovo Martirologio Romano poi pubblicato nel 1586 e si trovò così a fianco di Cesare Baronio con quale ebbe anche una cordiale corrispondenza.
I suoi rapporti con gli umanisti e i letterati della sua epoca sono confermati dalle loro lettere che testimoniano di aver fatto spesso ricorso a lui per l’interpretazione di passi oscuri. Alcune sue lettere al Masio sono un’importante testimonianza sull’umanesimo romano della seconda metà del Cinquecento. Ridotto quasi alla cecità, condusse negli ultimi anni una vita assai modesta, destinando le rendite e i risparmi a ospedali e monasteri viterbesi. Il L. morì a Roma e fu sepolto in S. Maria in Via Lata; le sue opere furono raccolte in parte da Domenico Magri nel 1646, poi in edizioni ampliate nel 1667 e nel 1677.
La sua collezione di libri e codici manoscritti, confluita nella Biblioteca del capitolo della cattedrale di Viterbo, in parte si è venuta formando con lasciti dei cardinali che egli servì (in particolare di Rodolfo Pio di Carpi), in parte con donazioni di umanisti che con lui intrattenevano rapporti e di editori per i quali il L. aveva collaborato. Circa la metà degli oltre ottocento volumi sono opere che riguardano la vita religiosa (bibbie, vite di santi, raccolte di diritto canonico, messali, opere morali), la parte residua sono testi di autori classici, greci e latini, e di umanisti oltre ad una nutrita sezione di opere di botanica, di medicina, di matematica e astronomia. Una parte non quantificabile di questa donazione è andata perduta come dimostrano i vuoti presenti nella catalogazione originaria che risale alla fine del XVIII secolo, una piccola parte è confluita nella biblioteca del Seminario di Viterbo.
Attualmente questo fondo librario, come il resto della Biblioteca capitolare di Viterbo, è stato catalogato in Internet ed è consultabile attraverso il Servizio bibliotecario nazionale. La Biblioteca capitolare è aperta al pubblico sei giorni la settimana nella sede del Centro diocesano di documentazione a Viterbo, al piano terreno di Palazzo papale.
BIBL. — Latini Latinij Viterbiensis Epistolae, coniecturae, et observationes sacra, profanaque eruditione ornatae, Romae, typis Tinassij, apud Io. Casonum, sub signo S. Pauli, 165967; Signorelli, II, pp. 315-316; L. Dorez, Latino Latini et la Bibliothèque Capitulaire de Viterbe, in “Revue des bibliothèques”, nn. 8-9, 1895, pp. 237-260; C. Amici, Il Fondo Latini della Biblioteca capitolare di Viterbo, Tesi di laurea discussa alla Facoltà di Magistero dell’Università di Roma, anno acc. 1972-1973; L. Osbat, Viterbo. Biblioteca Capitolare in I manoscritti datati delle province di Frosinone, Rieti e Viterbo, a cura di Lidia Buono, Roberto Casavecchia, Marco Palma, Eugenia Russo, Firenze, Sismel, 2007, pp. 89-93.