Marino I (Martino II) – Papa (Gallese, sec. IX).
In alcuni elenchi di pontefici gli è attribuito il nome del papa Martino, e pertanto figura come Martino II. Figlio del presbitero Palumbo, a 10 anni fu chierico e a 12, sotto Leone IV, suddiacono. Divenuto diacono nell’862, a distanza di quattro anni da Nicolò I fu inviato con Donato, vescovo di Ostia, e con il presbitero Leone a Costantinopoli per intervenire sulla questione dei neofiti bulgari; l’imperatore e il patriarca di Costantinopoli, oppostisi al re di Bulgaria, Boris, che mirava all’istituzione di un patriarcato nel suo regno, fermarono la legazione al confine.
Nell’869 fece parte di una nuova legazione inviata nella capitale bizantina dove era in atto l’VIII Concilio ecumenico, durante il quale fu deposto Fozio. Rientrato in Italia, fu nominato vescovo di Caere (oggi Cerveteri) da Adriano II; successivamente lo stesso pontefice si oppose alla sua nomina ad arcivescovo di Bulgaria caldeggiata da Boris, richiamandosi alla norma ecclesiastica che vietava il trasferimento del vescovo da una sede all’altra. La notizia di una terza missione in Oriente di M., che si concluse con la sua cattura e con la scomunica scagliata da Giovanni VIII contro Fozio, non sembra fondata; questa ricostruzione degli avvenimenti potrebbe infatti essere attribuita agli ambienti ignaziani intenzionati a dimostrare come tutti i pontefici, da Leone IV a Formoso, avessero condannato Fozio. Divenuto arcidiacono e tesoriere della Santa Sede, nell’882 fu incaricato di porre fine all’alleanza che era stata stretta tra Atanasio, arcivescovo di Napoli, e i Saraceni.
L’elezione al pontificato di M., avvenuta il 16 dic. 882 dopo la morte di Giovanni VIII, in violazione della norma che impediva il passaggio dei vescovi da una sede all’altra, non sembra avesse suscitato opposizioni; qualche resistenza nell’impero bizantino può tuttavia dedursi dalla lettera inviata da Stefano V a Basilio I, con cui il papa difese strenuamente M. In rottura con la politica del suo predecessore, M. revocò l’esilio di quanti erano stati accusati di cospirare contro Giovanni VIII, e inoltre acconsentì al rientro di Formoso reintegrandolo nella sua carica episcopale.
La minaccia di incursioni saracene e le mire espansionistiche di Guido III di Spoleto spinsero il pontefice a chiedere l’intervento dell’imperatore Carlo il Grosso, con il quale si incontrò a Nonantola. Degli atti relativi al suo pontificato restano tre lettere; con la prima, indirizzata al monastero di Solignac, autorizzò la costruzione di strutture difensive, con la seconda confermò i beni posseduti dall’abbazia di Savignone, con la terza annunciò al monastero di St. Gilles l’arrivo di un visitatore apostolico. M. morì a Roma il 15 maggio dell’884.
BIBL. – Ilaria Bonaccorsi in Enc. dei papi, II, pp. 34-37 (con rif. alle fonti e bibl. completa).
[Scheda di Barbara Rotondo – Srsp]