Ongaro, Antonio – Poeta (Padova, 1560 – Valentano, luglio-agosto 1593)

Figlio di Gaspare era nato a Padova dove compie gli studi e arriva a laurearsi in legge intorno al 1578. Subito dopo sembra trasferirsi a Roma dove sarà ospite di una famiglia di origine spagnola che forse egli aveva conosciuto a Venezia, i Ruiz.  Forse fu a Napoli e soggiornò anche a Nettuno presso il Palazzo Colonna.

Nel 1582 è stampata a Venezia, (“appresso Francesco Ziletti”), la sua favola Alceo dedicata a Michele e Girolamo Ruiz, mercanti di origine spagnola che avevano abitazione nei pressi di Piazza Navona. Dopo la dedica di quest’opera ai fratelli Ruiz, non c’è più traccia dei rapporti tra Ongaro e i Ruiz. Egli nel frattempo era entrato in contatto con i Colonna ed era stato ospite loro sia a Roma che a Nettuno dove probabilmente era avvenuta la prima presentazione dell’Alceo (nel 1581) a Marcantonio Colonna e alla sua corte.

Attraverso la mediazione di Tiberio Palelli l’Ongaro entra negli stessi anni in rapporto con i Farnese, in particolare con Mario Farnese, Signore di Latera e Farnese, che era alla ricerca di un segretario-amministratore del suo feudo. Comincia tale collaborazione all’inizio del 1582 e, nello stesso anno, ancora grazie ai buoni uffici del Palelli, si trasferisce con il padre a Valentano e prende casa nella cosiddetta Piazzetta, davanti al Castello dei Farnese. A Valentano, a quella data, era stata segnalata la presenza anche di un Domenico Ungaro originario di Padova (e forse parente del nostro Antonio) che era stato testimone in un testamento nel 1560: potrebbe essere però solo un caso di omonimia.

Nel maggio 1583 sposa Armenia Mascijna di Valentano, figlia di Grazio, allora presidente e rettore della Confraternita del Gonfalone e del SS.mo Sacramento. Da questo matrimonio nasceranno tre figli: solo due però saranno citati nel testamento che il padre farà il 22 luglio 1593.

Nel 1586 viene pubblicato un Epithalamio (Piacenza, Anteo Conti, 1586) dedicato al matrimonio di Mario Farnese e Camilla Meli Lupi. Nel 1587 era stato assunto come Auditore di Mario Farnese. Diventa amico di Francesco Giannotti, storico di Tuscania, al quale l’Ongaro dedica dei sonetti; stringe rapporti con Alessandro Guarnelli di Valentano, segretario di Alessandro Farnese, anche lui poeta e autore di commedie.

L’Ongaro muore tra fine luglio e agosto 1593 ed è stato sepolto nella Cappella che allora era della Confraternita del Gonfalone, nella chiesa di San Giovanni apostolo e evangelista di Valentano; lì c’era una lapide a lui dedicata che è stata rimossa nel corso dei lavori effettuati nel corso della prima metà del secolo XIX.

Delle opere dell’Ongaro l’Alceo ebbe numerose edizioni nei secoli successivi fino alla più recente che è del 2010 (Alceo, favola pescatoria recitata in Nettuno castello dei signori Colonnesi, Roma [Nettuno], 2010); le Rime d’Antonio Ongaro, detto l’Affidato Accademico Illuminato (Farnese, per Nicolò Mariani 1600) ebbero diverse edizioni e sono state riedite recentemente a cura di Donatella Manzoli (Ongaro Antonio, Hospitio musaraum e carmi latini, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 2014).

BIBL. – R. Luzi, I diletti delle muse. Antonio Ongaro: Poëta perfacetus ac dulcis (Padova 1560-Valentano 1593), Arcidosso, Effigi, 2020; DBI,  vol. 79, pp. 338-340..

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]