Orsini, Girolamo – Signore feudale (Bracciano [?], sec. XVI).

Figlio di Giovanni Giordano (ramo di Bracciano) e di Felice Della Rovere, alla morte del padre (1517) gli successe come signore di Bracciano, Campagnano, Trevignano, Scrofano (oggi Sacrofano), Galeria, Formello, Vicovaro, Cantalupo e Bardella (oggi Mandela), nonostante le rivendicazioni del fratellastro Napoleone. Questi, avendo indossato l’abito ecclesiastico e dal 1519 essendo abate di Farfa, aveva dapprima rinunziato alla successione, ma poi era tornato allo stato laico e si era insediato a Vicovaro. In un tragico scontro tra i due fratelli alle Frattocchie Napoleone assalì O. a mano armata, ma restò ucciso (1533). Fuggito in Austria, O. fu poi perdonato dal nuovo papa Paolo III Farnese, al quale rimarrà sempre legato, ed ebbe il definitivo possesso dei feudi patemi.

Come il padre e il nonno, O. oscillò politicamente tra Francia e Asburgo; buon soldato, fu prima generale di Leone X, poi in appoggio alle armi francesi nella guerra di Napoli, poi al servizio di Carlo V in Ungheria e nella guerra di Provenza. Quando l’imperatore, reduce dalla vittoriosa impresa di Tunisi, partì da Roma per la Germania, O. lo ricevette con sfarzo nel suo castello di Galeria (18 apr. 1536). In quegli anni di pace, O. si sposò con Francesca di Bosio Sforza dei conti di Santa Fiora, riordinò l’amministrazione dei suoi feudi e nella chiesa dell’Assunta a Trevignano edificò la cappella familiare decorandola di stemmi (1539). Fin dal 1517 aveva ereditato i titoli patemi di principe assistente al soglio pontificio, patrizio napoletano e patrizio veneto.

Nel 1540 Paolo III lo nominò comandante generale delle armi della Chiesa nella guerra contro la ribelle Perugia; O. condusse accortamente le azioni militari e le trattative politiche, ottenendo da Rodolfo Baglioni la restituzione della città. Nel 1541, tramite il fratello Francesco, abate di Farfa, concesse ai massari e al popolo di Bracciano il macello, la pizzicheria, il forno, la pesca nel lago e altri diritti sui boschi e sul territorio circostante, primo passo verso gli Statuti del 1552. Morì ancora giovane nello stesso 1541, lasciando il figlio neonato Paolo Giordano in tutela del cognato Guido Ascanio Sforza. Un suo ritratto compare tra gli affreschi di Taddeo Zuccari nel palazzo Farnese di Caprarola.

BIBL. –  Litta, Orsini, tav. XXVII; Berti 1882, p. 104; Pastor, V, pp. 218-219; Valori 1943, p. 363; Celletti 1963, pp. 11, 67, 82, 85, 86-89; Carlino Bandinelli 2004, p. 36; Genealogie, Orsini di Bracciano.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]