Ricci Delio – Partigiano (Montefiascone, 8 mar. 1925 – Campigliola di Manciano, 20 mag. 1944)

Proveniente dalla Banda partigiana “Bartolomeo Colleoni”, operante nella zona della  Teverina, si univa poi alla “Arancio-Montauto”, attiva tra il Grossetano e l’Alto Viterbese, ove diveniva Caposquadra per meriti ottenuti sul campo, nelle diverse operazioni contro i nazifascisti.

I colpi messi a segno dalla banda indussero gli occupanti tedeschi, supportati dalla Guardia nazionale repubblicana, all’accerchiamento della zona tra Capalbio, Manciano e Pitigliano, nella seconda metà del maggio 1944. Il 19 di quel mese, il fortilizio della “Arancio-Montauto” veniva quindi cannoneggiato, i combattenti partigiani dispersi e la popolazione civile rastrellata, in cerca di collaboratori della Resistenza. Il mattino dopo, R. si recava al fontanile del Tafone, in avanscoperta e per prendere dell’acqua. I tedeschi, con ogni probabilità su delazione, lo catturarono e lo portarono al loro Comando, nella fattoria della Campigliola, sottoponendolo ad atroci sevizie, senza riuscire ad estorcergli informazione alcuna.

R., diciannove anni da poco compiuti, venne impiccato appena fuori la fattoria, con il corpo lasciato esposto per tre giorni, in segno di monito e in attesa che i compagni di lotta lo venissero a recuperare onde catturarli. Saranno i contadini del posto a recuperare la salma per darle sepoltura. Finita la guerra, le sue saranno traslate al cimitero di Montefiascone, ove ancora riposano.

A R. sarà conferita la Medaglia d’argento al valor militare, poi convertita in oro dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il 20 ottobre 1990, con la motivazione: «Giovane combattente della Resistenza, pose nella diuturna lotta clandestina tutto il suo entusiasmo e cosciente spirito patriottico, segnalandosi fin dall’inizio in rischiose, ardite azioni di guerra. Catturato in combattimento manteneva fierissimo contegno, né valsero a smuoverlo minacce o lusinghe. Condannato al capestro, mentre più il laccio ne stringeva il collo, trovava ancora la forza di lanciare in faccia al nemico, come supremo gesto di sfida, il grido possente di “Viva l’Italia libera!”».

A Montefiascone portano il suo nome una via e la locale Sezione dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, Anpi.

BIBL.  – Banda Arancio Montauto, 1943-1944, La Resistenza fra Toscana e Lazio, a cura di Franco Dominici e Giulietto Betti, Arcidosso, Effigi, 2016;  Delio Ricci, Figura di un protagonista della Resistenza viterbese, a cura di Paola Ciripicchio, Viterbo, Comitato provinciale Celebrazione 40° anniversario della Liberazione, 1985;  Franco Dominici-Giulietto Betti, Banda armata maremmana, 1943-1944, Arcidosso, Effigi, 2014.

[Scheda di Silvio Antonini – Viterbo]