Ruzzi, Pietro – Sacerdote, Missionario, (Caprarola, 25 lug. 1946 – 25 ago. 2023).
Ultimo dei tre figli di Luigi e Teresa Cristofori nacque a Caprarola il 25 luglio 1946. Prima di lui videro la luce le due sorelle Vittoria (1935) e Adele (1940) che insieme ai genitori svolsero un ruolo fondamentale nelle scelte religiose di Pietro. A undici anni entrò nel Seminario vescovile di Civita Castellana dove frequentò le scuole medie ed ebbe come padre spirituale don Cipriano Sonaglia che ha continuato a consigliarlo e a sostenerlo fino a quando la vita glielo ha consentito. Al termine delle scuole medie si trasferì al Seminario Regionale di S. Maria della Quercia (Viterbo) per frequentare il Liceo e, infine, completò il suo percorso di studi al Collegio Capranica di Roma frequentando la Pontificia Università Gregoriana. Fu ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 dal Vescovo di Orte, Civita Castellana e Gallese, mons. Roberto Massimiliani. Per qualche anno collaborò in Diocesi con il suo vescovo distinguendosi per la sua intelligenza e preparazione. Durante l’omelia per la messa del suo funerale mons. Romano Rossi (allora vescovo di Civita Castellana) ha detto che quella di don Pietro sarebbe stata “una figura ideale per fare il diplomatico vaticano visto anche l’ambiente dove si era formato. Ma ben altro voleva da lui il Signore e anche la Chiesa che nella persona di mons. Massimiliani, caro a tutti voi, ha creduto in lui e ha favorito la sua vocazione missionaria” accettando di inviarlo in Alto Volta (ora Burkina Faso). Così ha ricordato quel momento don Pietro in occasione della celebrazione per i suoi cinquant’anni di sacerdozio avvenuta a Caprarola nell’estate del 2021: “Ed è stato proprio il Vescovo, mons. Roberto Massimiliani, […], che mi ha aperto la strada per realizzare la chiamata alla vita missionaria: lui stesso mi ha donato alla Diocesi di Ouagadougou all’allora card. Zoungrana come prete Fidei donum, dono della Fede. Mons. Massimiliani, andò lui stesso in Alto Volta e disse al cardinal Zoungrana: “Sono venuto a portare un aiuto per la costruzione di un ambulatorio, però ho anche un prete da darvi”.
Iniziò la sua missione con i Padri Camilliani lavorando fino al 1980 come sacerdote e come infermiere nel laboratorio analisi di Ouagadougou che lui stesso aveva realizzato appena giunto in Burkina. Per i successivi dieci anni, in qualità di infermiere specializzato in malattie tropicali, insegnò nel centro per le analisi. In tale periodo, però, intuì l’importanza dell’informatica per lo svolgimento dei lavori in laboratorio e, nell’agosto del 1983, durante una pausa di riposo nel suo paese natìo, ricevette in regalo dai cugini un personal computer e decise di prendere lezioni di programmazione da un suo giovane amico programmatore elettronico. Insieme scrissero due programmi per la gestione del magazzino e della farmacia. Fu l’inizio di una nuova stagione perché don Pietro, dotato di un’intelligenza straordinaria, in breve diventò anche esperto di informatica e da quel momento porrà tale scienza sempre alla basa dei propri progetti. Nel 1991 si trasferì a Koupela per svolgere il ruolo di Economo generale della Diocesi e riuscì a “portare” Radio Maria, con trasmissioni in lingua francese e del Burkina, sia a Koupela che a Ouagadougou. In tale periodo a Koupela organizzò dal nulla una scuola elementare per bambini sostenuta economicamente dalle adozioni a distanza, una casa di riposo per sacerdoti anziani e il “Centro S. Lazare” per accogliere “le streghe”, le vecchiette rimaste vedove che secondo la tradizione del luogo vengono abbandonate a loro stesse dai familiari in quanto ritenute portatrici di disgrazie. Nel 2002, per seri motivi di salute che non gli consentivano più di operare in Africa, chiese di ritirarsi in Italia per curarsi ed iniziare un nuovo percorso religioso. Il vescovo accolse la sua richiesta e lo nominò parroco di Fabrica di Roma. Dopo aver ricevuto cure adeguate e subìto un intervento chirurgico, recuperò gran parte della salute e il “mal d’africa”, man mano, si fece strada in lui , per cui nel 2007 decise di ritornare nella “sua” Africa. Quindi si trasferì presso l’ospedale CMA Saint Camille di Nanarò dove fece subito sistemare la sala operatoria e la cappella. Poco dopo lo dotò di un inceneritore per scarti ospedalieri e di un impianto di ossigeno per il reparto di Pediatria. Nel 2010, cosciente delle potenzialità offerte dall’informatica ed esperto lui stesso di tale materia, grazie alla collaborazione con la società GESI (Gestione Sistemi per l’Informatica) e con alcuni professionisti italiani, dopo una minuziosa traduzione delle interfacce in lingua francese, ha dotato tale ospedale di un sistema informativo ospedaliero all’avanguardia – lo stesso che in quel periodo utilizzava anche il policlinico “Agostino Gemelli” – ottimizzandone i processi clinici e amministrativi. Attraverso le offerte dell’Associazione Ivan Rossi di Civita Castellana che lo ha sempre sostenuto in tante sue opere benefiche, inoltre, procurò al nosocomio di Nanarò anche un’autoambulanza. Tramite le offerte raccolte in Italia tra i parenti e di numerosi amici e sacerdoti, e con l’aiuto di molti volontari che a turno si sono recati sul posto, ha fatto scavare numerosi pozzi per l’attingimento dell’acqua.
Poi si trasferì a Koudougou come cappellano dell’ospedale e anche qui riuscì a sistemare la cappella e, contemporaneamente, iniziò un’attività di collaborazione con le carceri locali realizzando laboratori per l’apprendimento dei mestieri di saldatori, sarti e falegnami. Nel frattempo, con fondi messi a disposizione da una generosa famiglia caprolatta, volle realizzare il Petit Cottolengo, un piccolo centro per l’applicazione di protesi a bambini che, per le ragioni più svariate, avevano subìto un’amputazione, dove veniva praticata anche un minimo di fisioterapia. Negli ultimi tempi, presso il Santuario di Ouagadougou, era stato nominato responsabile per la pastorale delle famiglie ma, al contempo, continuava ad occuparsi del Centro delle “streghe” e delle attività per il recupero dei carcerati. Durante le festività per il Santo Natale del 2022, infine, a Koupela aveva inaugurato un centro di fisioterapia realizzato anche questo con fondi resi disponibili dalla già citata famiglia caprolatta.
Don Pietro Ruzzi, nel corso dei suoi quasi cinquant’anni in Africa, ha realizzato importanti opere un po’ in tutti i campi: religioso, sociale, assistenziale, educativo e culturale, e proprio per questo era molto conosciuto ed apprezzato da tutti e a tutti i livelli. Lui si preoccupava non solo di realizzarle ma anche, come amava dire, di farle “camminare da sole” e quindi prestava particolare attenzione alla formazione professionale dei giovani ai quali, di volta in volta, lasciava in mano la gestione delle stesse. Centinaia sono i giovani che ha formato localmente e, a molti, ha anche dato la possibilità di specializzarsi nelle scuole e nelle università in Europa. Molti governanti, alti funzionari e militari, medici e alti prelati del Burkina Faso sono stati suoi allievi. Don Pietro aveva saputo attirarsi la fiducia di tutti, soprattutto degli ultimi… e per questo oltre al francese aveva imparato e parlava bene anche alcuni dialetti del posto e in particolare del più diffuso, il morè.
Negli ultimi anni, sempre più costretto da motivi di salute, tornava in Italia almeno una volta l’anno per curarsi. Amava molto la sua terra e tutti i suoi numerosi parenti ed amici sparsi un po’ in tutta la diocesi ma anche in tutta l’Italia e talvolta anche all’estero, ma ormai si sentiva più a suo agio tra i suoi fratelli africani e così aveva espresso il desiderio di essere sepolto in Burkina Faso.
Nel corso del suo ultimo soggiorno in Italia, nell’estate del 2023, le sue condizioni di salute si sono velocemente aggravate e il 25 agosto ha terminato il suo viaggio terreno. Il suo funerale si è svolto a Caprarola nella chiesa di Santa Teresa, piena all’inverosimile anche in tutto il grande piazzale esterno dove centinaia di persone, accorse da tutto il mondo, hanno potuto seguire la cerimonia funebre attraverso un sistema video appositamente fatto installare dal Comune. Oltre alle massime autorità civili e religiose locali e della Diocesi erano presenti anche alti prelati giunti appositamente dal Vaticano e dall’Africa nonché l’Ambasciatore del Burkina Faso. Su richiesta della sua grande “famiglia” africana, il funerale è stato registrato affinché potesse essere seguito, ancorché in differita, dalle comunità parrocchiali burkinabè.
Nel suo testamento, che aveva voluto iniziare con la seguente frase di Sant’Agostino: “Seppellirete questo corpo dove meglio vi piacerà, non voglio che ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete vi ricorderete di me all’altare del Signore”: aveva espresso la volontà che tutto ciò in suo possesso venisse devoluto a sostegno delle sue opere in Burkina Fasu.
Fonti e Bibl: Omelia di Mons. Roberto Massimiliani per l’ordinazione sacerdotale di Don Pietro Ruzzi, 27 giugno 1971; In Africa, “L’Osservatore Romano”, 12 novembre 1975; L’infaticabile Don Pietro trascorre così le settimane, “Avvenire”, 8 febbraio 1976; In ricordo di Don Pietro Ruzzi, “Bollettino Parrocchia S. Michele Arcangelo – Caprarola”, n. 433, settembre 2023; Omelia del cardinale Filippo Ouedrago (arcivescovo di Ouagadougou n.d.e.) nel trigesimo della morte di Don Pietro Ruzzi, “Bollettino Parrocchia S. Michele Arcangelo – Caprarola”, n. 434, ottobre 2023; Testimonianze orali di Adele Ruzzi (sorella), Roberto Donini (nipote), Biagio Stefani (amico), Emilio Meneschincheri (amico).
[Scheda di Biagio Stefani – Caprarola]