Chiesa della Madonna della Salute (già Madonna della Rosa)
Posta a mezzo chilometro da Valentano, il santuario della Madonna della Salute ha annesso il convento dei pp. Francescani. Fu fondato da Francesco Portici nel 1470. Questi, dopo aver abbandonato la vita di brigantaggio nelle terre castrensi, trova riparo nella boscaglia del Monte Starnina, dove erige una rozza cappella con una tela dipinta raffigurante la Madonna col Bambino in braccio, il quadro viene intitolato Madonna del Cecchino. Nel 1506 i religiosi dell’Ordine di S. Agostino, che dimorano nell’Isola Martana, prendono possesso del rozzo romitorio e lo sostituiscono con una chiesa che, per due secoli, si chiama Madonna della Rosa, perché la statua che adornava l’altare raffigurava la Vergine con in mano una rosa. I fedeli frequentano la piccola cappella con tanta devozione che si rende necessario ampliarla. Nel 1507 Federico di Ranuccio Farnese lascia al santuario 50 ducati e 200 scudi pro obligatione antecessorum suorum[1]. Il titolo di Santa Maria della Salute deriva alla chiesa dalla epidemia di peste che colpisce i paesi intorno a Valentano nella seconda metà del XV secolo. Valentano viene miracolosamente risparmiata dall’epidemia[2]. Nel 1512 la chiesa viene consacrata col titolo di S. Maria della Salute dall’arcivescovo Andrea di Monobasia[3]. Alla fine del XVI secolo viene edificato il convento dei pp. Serviti. Nel 1652 papa Innocenzo X sopprime tutti i conventi di piccole dimensioni, tra cui quello dei pp. Serviti, i beni del convento sono trasferiti all’ospedale di Valentano, poi al Seminario di Montefiascone. Dal 1707 risiedono nel convento i pp. Francescani i quali, nel 1709, costruiscono un nuovo convento e, tra il 1733 e il 1737, fanno ristrutturare la chiesa[4]. Nel 1860-1862 nel santuario alloggiano i bersaglieri francesi che arrecano danni alla struttura. I frati Minori abbandonano la cura spirituale del convento e del santuario nel 1993[5].
Origini della devozione – La tradizione locale lega le origini della devozione alla figura del brigante Francesco Portici che, a capo di una banda, imperversava nel territorio castrense nella seconda metà del XV secolo, senza che le autorità riuscissero a limitarne i crimini. In seguito ad una ordinanza che garantiva salva la vita ai latitanti che si fossero costituiti entro ventiquattro ore, il capobanda si arrese e si presentò ai piedi del vescovo di Castro Jacopo da Romagnano. Ritiratosi a vita eremitica nella boscaglia di Monte Starnina eresse, vicino al suo ricovero, una rozza cappelletta entro la quale aveva esposto alla pubblica venerazione una tela raffigurante la Vergine con il Bambino in braccio, conosciuta come Madonna del Cecchino (dal nome del brigante) e ben presto meta di un piccolo pellegrinaggio locale[6].
Celebrazioni – Ogni anno, il sabato precedente la terza domenica di maggio, vengono organizzati solenni festeggiamenti e una grande processione per soddisfare il voto fatto alla Madonna che rese indenne Valentano dalla peste che nel 1657 si diffuse nel viterbese.
[1] B. Mancini, R. Luzi, Valentano tempi e luoghi del sacro, Valentano 1995, p. 49.
[2] Cedido, Archivio dell’antica diocesi di Montefiascone, sezione Paesi, serie Valentano, fald. XIII, fasc. Relazione circa Valentano, cnn.
[3] G. Zucconi, La Madonna della Salute e il suo santuario, Acquapendente 1959, p. 11.
[4] B. Mancini, R. Luzi, Valentano tempi e luoghi del sacro, cit., p. 50.
[5] Archivio di Stato di Viterbo, Delegazione apostolica II, busta 699, fasc. 17/6, cnn.
[6] “Informazioni” rivista del Centro di Catalogazione dei Beni Culturali della Provincia di Viterbo, n. 17 del 2000
[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]