Senzio (Senzia) – Santo, martire (secc. IV-V d. C.).
Dopo san Vivenzio, è il secondo santo patrono di Blera. La passio, pervenutaci in tre diverse redazioni, narra che ai tempi dell’imperatore Costanzo II (337-361 d. C.) la maggior parte dei preti e dei vescovi cadde nell’eresia ariana ed il Signore, per punirli, scatenò contro di loro il re dei Vandali, Genserico, che conquistò Cartagine (439) e mise al sacco Roma (455). Molti uomini vennero deportati dalla Toscana e dalla Campania in Africa; tra questi ci furono i preti S. e Mamiliano e tre monaci di nome Covuldo, Istochio e Infante. Durante la prigionia, essi pregarono Dio perché li liberasse e il Signore preparò per loro una piccola imbarcazione con la quale fuggire. Dopo varie peregrinazioni per il Mediterraneo, giunsero all’Isola del Giglio; qui Mamiliano e i tre monaci morirono e furono sepolti, mentre S. proseguì il viaggio e approdò sulle coste laziali, nel territorio di Centumcellae, dove operò un primo miracolo: per gli abitanti, afflitti da una grave mancanza d’acqua, fece sgorgare dal terreno una sorgente purissima. Quindi, guidato da un angelo, arrivò a Blera e si ritirò a vivere in una grotta. Dopo varie incomprensioni, la popolazione locale decise di ricorrere al suo aiuto: lo pregarono di liberarli da un drago che con il suo fiato infestava la città. S. legò la bocca alla bestia e la indusse a gettarsi, ad un suo cenno, nel fiume Mignone. I Blerani gridarono al miracolo e si fecero convertire alla fede cristiana. Alla sua morte, avvenuta il 25 maggio, le spoglie furono sepolte nella chiesa a lui dedicata. Di questo edificio religioso si occuparono due papi: Leone IV (847-855), secondo la testimonianza del Liber Pontificalis (II, p. 125) donò molti arredi sacri a chiese di Roma e di località vicine. Alla chiesa di S. Senzia («ecclesia sancti Sinzigii qui ponitur in civitate Blerana») offrì un drappo impreziosito da fili d’oro con al centro una raffigurazione: Cristo Salvatore tra san S. e Leone IV. Lucio II (1144-1148), invece, concesse alla chiesa alcuni privilegi. Durante le invasioni longobarde, le reliquie del Santo, in particolare la testa, furono trafugate e portate a Spoleto, dove furono riposte nella cripta della basilica di S. Concordio. La leggenda di san S. e il drago ha lasciato delle tracce anche nella toponomastica blerana: non lontano dal centro abitato, infatti, esiste un luogo chiamato Vincella del Drago e uno dei luoghi più noti di Blera è la cosiddetta Fonte di S. Senzia. All’epoca di Gregorio Magno esisteva un monastero dedicato a san S. (Greg. epist., IX, 96: genn. 599). Alla figura del santo, padre Fedele Alberti, nel tentativo di rivitalizzarne il culto ormai spento, dedicò, nel suo libro sulla Storia di Bieda pubblicato nel 1822, ben dodici pagine; in tempi più recenti, Vittorio Burattini, dopo un esame approfondito di tutta la tradizione, è arrivato alla conclusione che si tratta di un martire autentico, vissuto prima del 313 (editto di Milano) e che fu sepolto a Blera. Nella chiesa di S. Maria Assunta in Cielo, un tempo cattedrale quando Blera era diocesi, è custodita una macchina processionale in legno su cui sono raffigurati: al centro, Cristo Salvatore assiso in trono, negli sportelli laterali sono dipinti a figura intera: san Vivenzio e san S., mentre su una pala d’altare è raffigurato il solo san S. con il drago. Il culto di questo santo non è limitato a Blera, ma è diffuso anche a Civitavecchia, Spoleto e Lucca. Il Martirologio Geronimiano lo celebra 25 maggio.
BIBL.— Martyr. Hieron. pp. 271-272; Alberti 1822, pp. 1628; Lanzoni 1927, pp. 522-526; A. Amore in Bibliotheca Sanctorum, XI, col. 848; Burattini 1990, pp. 5-11, 3343; C. Curti, La “vita” di san Senzio di Blera, in Atti del Convegno “Il paleocristiano nella Tuscia”, Viterbo 1981, pp. 23-42.
[Scheda di Andrea Maurizio Martolini – Insr; integrazione di Luciano Osbat-Cersal]