Vitelleschi Giovanni – Cardinale (Tarquinia, 1390 – Roma, 1° apr. 1440).

Tra gli esponenti più famosi dell’antica e prestigiosa famiglia originaria di Foligno, stabilitasi a Corneto dalla metà del sec. XIV, laureato in diritto canonico, V. fu segretario del capitano di ventura Angelo di Lavello detto Tartaglia, signore di Toscanella (oggi Tuscania). Eletto protonotaro apostolico nel 1420, nel 1422 divenne priore della chiesa di S. Nicola di Corneto. Nel 1431 fu nominato vescovo di Recanati e Macerata e nell’ott. 1435 fu designato arcivescovo di Firenze; in quegli stessi anni gli fu assegnato il titolo di commissario dell’esercito del papa, con il compito di ristabilire e consolidare il potere pontifico, sconfiggendo i poteri baronali locali. Giovanni assolse al mandato in modo egregio e raggiunse gli obiettivi prefissati: distrusse molte località, tra le quali Tolfa Nova (oggi Tolfaccia, 11 ag. 1435), che concesse poi in feudo al nipote Bartolomeo, espugnò (1435-1436) tutte le rocche baronali site in Sabina, sulla via Nomentana, distrusse Palestrina (1437) senza risparmiarne la cattedrale e Castel San Pietro (1438).

Grazie ai meriti militari del V., Corneto ottenne notevoli vantaggi: nel 1434 poté scegliere il proprio cancelliere, invece di attendere la designazione dell’autorità pontificia, mentre nel 1435 alla chiesa di S. Maria fu conferito lo status di cattedrale e la città fu staccata, poi, dalla diocesi di Viterbo, per essere unita a Montefiascone. Nel 1436 i Cornetani furono nominati Romani cives, con annessi tutti i privilegi «ac si originarii cives essent»; inoltre, Giovanni concesse loro la possibilità di organizzare una fiera il 20 maggio, giorno della consacrazione della chiesa di S. Maria in Castello. Nel Giovanni iniziò a Corneto, in piazza S. Marco (oggi piazza Cavour), la costruzione del palazzo Vitelleschi, attualmente sede del Museo archeologico nazionale. L’edificio, con cortile interno su cui affacciano un portico e delle logge, fu progettato da Giovanni Dalmata. L’esecuzione dell’opera, terminata nel feb. 1439, venne seguita da Pier Paolo Sacchi e a essa furono uniti, tra il 1460 e il 1490, alcuni edifici vicini. Nel salone era conservato un affresco che rappresentava il V. mentre riceveva il modellino dell’edificio da Gesù. Probabilmente Giovanni commissionò, nel 1437, un dipinto della Madonna a Filippo Lippi, da collocare nella sua cappella privata o nella chiesa di S. Marco. All’interno del palazzo, che dominava tutta la parte occidentale della città, furono collocati i marmi prelevati dalla cattedrale di S. Agapito a Palestrina. V. si fece promotore a Corneto anche dell’edificazione di un torrione e di una parte delle mura e il 4 maggio 1436 regalò al Comune, per mezzo di Benedetto Guidalotti, tesoriere del Patrimonio, il palazzo donatogli da Ranuccio Farnese due giorni prima, per costruire una resecata.

Il 9 ago. 1437 Giovanni fu eletto cardinale per le sue benemerenze nell’esercito pontificio; il 23 marzo 1438 venne nominato legato a latere e vicario generale di Roma, e, nello stesso anno, fu creato patriarca di Alessandria; nel 1440 ricevette il titolo di S. Lorenzo in Lucina. Promosse la carriera del nipote Bartolomeo, che ricevette la carica di vescovo della nuova diocesi di Corneto e Montefiascone. Il 19 marzo 1440, ferito in battaglia, Giovanni venne accusato di tradimento dal pontefice Eugenio IV e fu imprigionato in Castel S. Angelo, dove morì il 1° aprile. Fu sepolto nella chiesa di S. Maria sopra Minerva e il suo patrimonio venne incamerato dalla Chiesa. Il nipote Bartolomeo dopo la sua morte cadde in disgrazia, fu designato cardinale con il titolo di S. Marco da parte dell’antipapa Felice V, per poi essere riabilitato da Nicolò V come vescovo di Carpentras e poi di Corneto. Nel 1445 Bartolomeo si adoperò per traslare il corpo di Giovanni nella cattedrale di Corneto, dove venne posta una statua, distrutta da un incendio nel 1642. Nel fondo Falzacappa della Biblioteca Vallicelliana di Roma sono conservati i documenti sul progetto (12 sett. 1436) di erezione di una statua equestre di Giovanni in Campidoglio; sul piedistallo avrebbe dovuto essere collocata un’epigrafe («Joanni Vitellien, Patriarche Alexandrino tertio ab Romulo Romanae Urbis Parenti»), Nel 1455 Nicolò V fece decorare le Stanze vaticane con affreschi, poi distrutti, nei quali tra gli uomini illustri era raffigurato il Vitelleschi.

BIBL. e FONTI –  BAV, Vat. lat. 7144, ff. 97-98; Vat. lat. 7931, ff. 212-213v.  Dasti 1878, pp. 110-179; Tomassetti – Biasiotti 1909, p. 31; Pio Paschini in Enc. Cattolica, XII, coll. 1528-1530; Palazzi 1977, pp. 3-8; Rendina 2004, pp. 459-461

[Scheda di Barbara Scanzani – Ibimus]