Calandrini, Filippo – Cardinale (Sarzana, 1403 – Bagnoregio, 24 lug. 1476).

Figlio di Tommaso e di Andreola de’ Bosi, alla morte del padre, quando aveva appena un anno, fu af­fidato insieme ai fratelli al tutore ser Giorgio d’Antonio Cattani di Massa. Il 1° ott. 1440 divenne ca­nonico e arcidiacono della cattedrale di Lucca e sei giorni dopo ottenne la camera e la prebenda del pre­decessore Niccolò d’Enrico. Tuttavia a Lucca fu presente solo per i primissimi anni: prima notaio apostolico, poi protonotario, grazie al fratello da parte di madre, papa Niccolò V, il 18 dic. 1447 fu eletto vescovo di Bologna, mentre nel settembre dell’anno successivo assunse la castellania e il go­vernatorato di Spoleto. Arrivò alla carica di cardinale il 20 dic. 1448, prima di S. Susanna, poi di S. Lorenzo in Lucina (24 nov. 1451), mantenendo l’episcopato della chiesa di Bologna ma lasciando Spoleto.

Alla morte di Niccolò V, nel 1455, promosse la costruzione di un monumento per il pontefice, ora nelle Grotte vaticane. Poche notizie sono giunte del suo operato sotto il successore, Callisto III, si sa che, in occasione della peste che colpì ai primi di giugno del 1458 Roma, si recò a Bagnoregio, abbandonandola il 6 agosto per la malattia del papa. Giunto a Viterbo, si recò a S. Sisto, dove lo raggiunse la notizia della morte del pontefice. Dopo aver sfiorato la tiara, fu tra i familiari del nuovo papa Pio II, che accompagnò a Mantova, sebbene in disaccordo, per aprire una dieta in cui il papa vo­leva indire una crociata. Alla morte del pontefice fu di nuovo tra i papabili; venne invece eletto Paolo II, che il 14 ott. 1468 lo fece cardinale vescovo di Albano. L’amicizia con il Piccolomini, Pietro Barbo, l’Aretino è sintomo della sua buona cultura, come anche il testamento del vescovo di Ventimi­glia, che lasciava al C. il diritto di prelazione sui suoi libri. Di nuovo sfiorata l’elezione a pontefice, il 30 ago. 1471 fu eletto vescovo di Porto dal neopapa Sisto IV. Morì anziano di peste e di podagra e fu sepolto a S. Lorenzo in Lucina.

BIBL. – Sforza 1884, pp. 98-100, 228,256-274, 303-305; Vespasiano da Bisticci 1892-93, I, p. 49; C. Thion in DHGE, XI, coll. 339-340; HC, I, p. 69; Macchioni 1956, p. 4; Clara Gennaro in DBI, 16, pp. 450-452; ABI, I, 227, pp. 4-10.

[Scheda di Maria Cristina Romano – Srsp]