Capocci (Cauputius, Capucius, Caboche, Capote, de Capociis), Pietro – Cardinale (secc. XII-XIII).

Era figlio di Giacomo di Giovanni, un personaggio noto della politica romana del primo Duecento, e Vinia, della famiglia Orsini. Imparentato con le grandi famiglie dell’epoca, i Savelli, i Cenci, i Colonna, nacque intorno al 1200, dato che la prima testimonianza che lo riguarda risale al 7 luglio 1222, con il titolo di canonico della Basilica Vaticana, carica che si raggiungeva generalmente dopo i 25 anni; tale incarico fu mantenuto fino alla nomina cardinalizia se, ancora nel 1243, figura come canonico in una lettera dei cardinali riuniti in conclave per l’elezione del successore di Celestino IV. Numerosi erano i suoi possedimenti nella Campagna Romana, come attesta una lettera di Onorio III del 27 gen. 1227 dove appare proprietario di Orte, Amelia, Nepi, Civita Castellana e Gallese e dove si attesta che doveva ricevere i proventi di Orchia (oggi Norchia), Montalto, Civitavecchia, Corneto (oggi Tarquinia), Perugia, Orvieto, Todi, Viterbo, Bagnorea (oggi Bagnoregio), Narni, San Gemini, Stroncone. Grazie alle conoscenze familiari, fu nominato hostiarius papae, carica che lo poneva in contatto diretto col pontefice.

Prese parte, su ordine di Gregorio IX, alla repressione dei ribelli romani riconquistando l’Ager Sabinus e il resto del Patrimonio. Venne creato cardinale diacono di S. Giorgio in Velabro da Innocenzo IV il 18 maggio 1244, sottoscrivendo per la prima volta il 27 set. 1244 a Genova, durante un viaggio per Lione, insieme al papa al quale fu legato da una sincera amicizia e da reciproca stima; per lui svolse diverse am­bascerie, prima in Germania, nel 1247, poi, due anni dopo, nell’Italia centrale. Il 15 apr. del 1249 fu inviato in Campagna e Marittima, come rettore, mentre la sua attività di legato si svolse a Tuscania, in Sabina, nella diocesi di Porto, a Velletri, a Rieti e a Palestrina, fino ai monasteri di Subiaco e Farfa. Sulla data di morte le fonti spaziano dal 19 al 20 o 21 maggio del 1259, mentre la presenza della Curia ad Anagni fa pensare che sia morto in quella cittadina. Fu sepolto nella cappella di S. Barbara, da lui stesso fatta costruire, della chiesa di S. Maria Maggiore.

BIBL. – Cardella, il, p. 184; Cristofori 1888, pp. 20, 241; Savini 1894, pp. 95-98; HC, I, pp. 7; Waley 1961, pp. 660-664; Paravicini Bagliani 1972, pp. 300-306; Agostino Paravicini Bagliani in DBI, 18, pp. 604-608.

[Scheda di Maria Cristina Romano – Srsp]