Capocci – Famiglia (Viterbo, Secc. XII-XVI)

Nobile famiglia documentata a Viterbo tra la fine del sec. XII e gli ultimi decenni del sec. XVI. Le prime attestazioni si hanno con Capoccio, dal quale nacquero tre figli: Benencasa, che divenne podestà di Viterbo (1237), Pietro e Raniero (v.), che fu cardinale e notaio pontificio. Con questi personaggi si inaugurò la lunga serie di membri della famiglia che lasciarono la città per ricoprire importanti incarichi politici o, se ecclesiastici, per la Sede Apostolica, salvo rientrarvi come podestà o vescovi. Tra questi Raniero (v), figlio probabilmente di Benencasa, che fu rettore del Patrimonio di San Pietro in Tuscia (1254, 1260, 1261) e custode del castello di Norchia (1264), morto nel 1300; Pandolfo (v.), che fu vescovo di Viterbo (1328), come lo era stato anche un Pietro (1288).

Personaggio particolare fu Turella (v.), divenuto signore del castello di San Savino. Nel corso degli anni la famiglia si legò attraverso i matrimoni ad altre famiglie viterbesi, ma si estinse con la morte di Bartolomeo (1582), figlio di Biagio, che era nato da Virginia, l’ultima a conservare il nome Capocci. La famiglia possedeva un grande palazzo a Viterbo, in contrada San Bartolomeo, forse fatto costruire dal cardinale Raniero e del quale restano scarsissime tracce.

Arme: d’azzurro alla banda d’argento caricato di tre rose di rosso ed accostata da due gemelle d’oro.

BIBL. –  F. Bussi, Istoria della città di Viterbo, A. Forni editore 1980 (rist. fotomeccanica);  Signorelli 1968, pp. 87, 112; Angeli 2003, pp. 103-105; I. Ciampi, Cronache e statuti della Città di Viterbo, Ed anastatica dell’originale del 1872, ad vocem.

[Scheda della Redazione Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]