Caro, Annibale – Letterato (Civitanova Marche, 1507 – Roma, 20 nov. 1566).

Di questo famoso letterato si danno qui notizie in relazione alla sua presenza nel Lazio, in rapporto con la famiglia Farnese, rimandando alla letteratura citata in Bibl. per un quadro generale della sua personalità e delle sue opere.

Formatosi in patria sullo studio delle lettere, nel 1525 accettò l’invito di monsignor Giovanni Gaddi di trasferirsi a Firenze, dove frequentò Benedetto Varchi. A Roma soggiornò in qualità di familiare della famiglia Gaddi dal 1529 al 1542. Trovatosi senza protettori, nel 1543 entrò al servizio di Pier Luigi Farnese, duca di Castro. In questo periodo alternò soggiorni a Piacenza, viaggi in Francia e nelle Fiandre. Dopo la morte di Pier Luigi Farnese, avvenuta nel 1547, entrò al servizio del duca Ottavio, e del cardinale Alessandro Farnese, presso la cui corte dimorò dal 1548 al 1563.

Ma fu soprattutto con quest’ultimo che conobbe la Tuscia, come ben rilevano le sue Lettere familiari. Dai Farnese ottenne numerosi benefici, tra cui la commenda dei SS. Giovanni e Vittore a Montefiascone. A seguito di questa carica soggiornò in modo stabile a Viterbo, dove acquistò una prima residenza presso la chiesa di S. Francesco, per trasferirsi successivamente in un immobile di maggior prestigio presso la Rocca. Frequentò le terme di Viterbo, e nell’estate 1566 invitò nella località Laura Battiferri. Al servizio dei Farnese dimorò anche a Caprarola, Bagnoregio, Capranica e Gradoli. Suggerì a Vicino Orsini di affidare la decorazione della loggia con la favola dei giganti della residenza di Bomarzo a Taddeo Zuccari, e definì «delle meraviglie» il Parco dei mostri. Proprietario di una casa a Roma presso via Arenula, di una tenuta fuori Porta S. Giovanni e di una villa nei pressi di Frascati, in quest’ultima si ri­tirò nel 1563 e intraprese la traduzione in versi sciolti dell’Eneide, stampata a Venezia dai Giunti nel 1581 e ritenuta il suo capolavoro; fu inoltre autore delle Rime, pubblicate a Venezia nel 1569.

BIBL. – Greco 1950; Caro 1956; Claudio Mutini in DBI, 20, pp. 497-508; Puletti 1964; Baffioni 1967; Aurigemma 1968; Keller 1975; Bredekamp 1989, pp. 294-296; Sapori 2004, pp. 199-220.

[Scheda di  Simona Sperindei – Ibimus]