Corallo, Francesco – Pittore (1643 – Vignanello, 1707)

Figlio di Vincenzo (1594-1676) “indoratore e cartapistaro” con bottega in Via del Corso a Roma, continuò l’attività del padre che aveva avuto tra i suoi maggiori committenti la Reverenda Fabbrica di San Pietro, il principe Mario Chigi e suo figlio il cardinale Flavio, il principe Camillo Pamphili e Gian Lorenzo Bernini che si era servito dell’arte di Vincenzo per la doratura della Cattedra di San Pietro e della cupola e dell’altare maggiore della chiesa di Sant’Andrea al Quirinale.  

Francesco fu attivo a Roma nell’ultima parte del secolo XVII ed era ricordato soprattutto per essere stato al servizio del cardinale Flavio Chigi del quale divenne un protetto e per il quale aveva realizzato diversi lavori sia a Roma che a Formello. Qui decorò il soffitto della sala del palazzo Chigi con dorature, affreschi, finte architetture, putti e vasi di fiori. Probabilmente grazie alle amicizie del Chigi con la corte medicea e con il cardinale Francesco Maria de’ Medici, Francesco fu successivamente impegnato per tre anni in Toscana, dove lavorò alla decorazione di importanti fabbriche. Lo stesso Chigi, dopo aver avuto (1677) in dono da Cosimo III il feudo di San Quirico d’Orcia, fra la fine del 1684 e il giugno del 1687 fece decorare al suo protetto gli ambienti dei palazzo realizzato in quella località su disegno di Carlo Fontana.

Per far fronte alle esigenze decorative e di fasto della committenza, il C. formò una vera e propria bottega di artisti, comprendente doratori, prospettici, paesaggisti, pittori di figure e di fiori, che contribuì a diffondere anche in Toscana un gusto per il decorativismo tardobarocco già ampiamente affermatosi a Roma. Dall’ottobre del 1687, dopo aver completato i lavori per diversi committenti che lo tennero impegnato in Toscana, l’artista tornò a lavorare a Roma sempre alle dipendenze del Chigi sia nel duomo di Albano che nel duomo di Ariccia, nel Casino delle Quattro Fontane e nella cappella di famiglia in Santa Maria del Popolo a Roma. Dopo questi lavori la posizione del C. presso la corte del Chigi si consolidò a tal punto che egli divenne un addetto artistico alle dipendenze del cardinale per l’appalto e il pagamento dei lavori.

Dopo la morte del suo potente protettore nel 1693, anche l’attività del C. dovette subire un contraccolpo. Da quella data, infatti, lo troviamo citato una sola volta nel 1695 fra i doratori pagati dai Gesuiti per lavori eseguiti nella nuova cappella di S. Ignazio di Lojola a S. Giovanni in Laterano.

Invece fin dal 1681 Francesco aveva avviato una collaborazione con Francesco Ruspoli per la realizzazione del catafalco per le esequie di Bartolomeo, primo marchese di Cerveteri. Alessandro Marescotti Capizucchi aveva affidato a Francesco la decorazione dei quattro altari della piccola chiesa della Madonna di Sutano alle porte di Vignanello. Nel 1695 era tornato a lavorare per i Ruspoli e la collaborazione continuerà fino al 1707, anno della sua morte che lo colse mentre lavorava nella chiesa dell’Angelo Custode a Vignanello. Inizialmente fu impiegato in una serie di lavori di dorature di carrozze, frulloni, cembali e tavolini, poi dal 1704 fu sovrintendente di Francesco Maria per tutti i lavori che si dovevano svolgere a Vignanello, dalla scelta delle stoffe e dei tessuti alla disposizione degli arredi fino alla sistemazione del giardino. Nel 1706 Francesco Maria lo chiamava a Roma per affiancare Giovanni Battista Contini nei lavori di restauro promossi nel palazzo all’Aracoeli e poi nel castello di Cerveveteri e infine nell’arredo del Palazzo Bonelli dove si occupò in particolare degli allestimenti del nuovo teatro. E la pittura e la decorazione del piano nobile del Palazzo fu il suo impegno di due anni: tutto fu “rinfrescato” e aggiornato in pochi mesi secondo le tendenze della moda del momento.

Alla morte di Francesco molti dei suoi collaboratori continuarono ad operare al servizio di Francesco Maria anche nel Palazzo di Via del Corso.

BIBL. – V. Golzio, Docartistici sul Seicento nell’ArchChigi, Roma 1939, pp. 19, 71, 106, 186 s., 201, 230, 233-236, 253, 257, 260, 293, 299 s., 348 s.; M. C. Cola, I Ruspoli. L’ascesa di una famiglia a Roma e la creazione artistica tra Barocco e Neoclassico, Roma, 2018, passim e in particolare il Capitolo IV, pp. 176-188; M. Bencivenni, voce Corallo Francesco nel DBI, vol. 28, pp. 693-695.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]