Campilli, Filippo – Economista (Spoleto, 1725 ca. –  Spoleto, 1785)

Nato a Spoleto (o a Campello) da una modesta famiglia, studiò nella sua città e si trasferì a Roma per avviare la sua carriera nell’amministrazione pontificia. Svolse tutti gli incarichi più umili fino a divenire primo e secondo sollecitatore della Camera Apostolica e dal 1754 al 1763 fu procuratore dello stesso Collegio. Sul finire del 1763, proprio al culmine della carestia che imperversò in tutto l’Agro romano, il C. fu Commissario generale della Camera Apostolica e membro delle Congregazioni della Santa Casa di Loreto e di Avignone; nel 1763-1764 fu anche Segretario della Congregazione del Buon Governo. Dopo il 1773 fu sostituito nell’incarico e allontanato da Roma e venne a Viterbo come Governatore della Provincia. Negli anni viterbesi (1773-1781) non fu in grado di far fronte alla difficile situazione che si era verificata nella provincia e si trovò in conflitto con l’intransigente vescovo di Viterbo-Tuscania, Pastrovich e con altri maggiorenti locali che lo misero in cattiva luce presso la Curia pontificia. Nel 1781 gli fu concesso di tornare a Roma dove si dedicò a scrivere quella che è la sua opera principale: Racconto storico della penuria de’ grani accaduta in Italia ed in più provincie del dominio temporale della S. Sede negli anni 1763-1764, Roma, Nella stamperia Salomoni, 1783. Il lavoro è diviso in due parti: nella prima si spiega quale sia stata la causa della penuria di grano in quei terribili anni e quali provvedimenti siano stati presi per provvedere all’acquisto di grani all’estero, per impedire l’esportazione di grano dallo Stato, per distribuire il pane necessario a Roma sia ai forestieri che ai cittadini. Nella seconda parte si indicano le norme che regolavano il movimento dei grani all’interno dello Stato e si danno suggerimenti per lo sviluppo dell’agricoltura. Le sue proposte sono fatte in un momento in cui Pio VI aveva avviato una politica di liberalizzazione del commercio e di impulso all’agricoltura che egli condivide per quanto riguarda la circolazione interna delle merci mentre la condanna per quello che riguarda il commercio con l’estero. Egli ritiene che l’agricoltura sia in grado di far fronte alle necessità della popolazione purché adeguatamente sostenuta e controllata. Ritiratosi a Spoleto vi morì nel 1785 e fu sepolto nella chiesa della Concezione.

BIBL. – DBI, Vol. 17, pp. 544-545; E. Piscitelli, La riforma di Pio VI e gli scrittori economici romani, Milano 1958, pp. 185-187; Weber, pp. 540-541.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]