Ferrata Domenico – Cardinale (Gradoli,  4 mar. 1847 – Roma, 10 ott. 1914).

Appartenente a una famiglia oriunda di Orvieto trasferitasi a Gradoli intorno alla metà del sec. XVII, terzogenito dei sei figli viventi di Giovanni Battista e di Maria Antonuzi, effettuò gli studi pri­ma nel suo paese natale sotto la guida del canonico Domenico Collarini, poi ad Orvieto presso i Gesuiti, poi nel Seminario di Montefiascone (dove ebbe come compagno di studi don Alessandro Volpini poi Segretario alle lettere latine e revisore – per questo aspetto – della Rerum Novarum di Leone XIII), infine a Roma, alla Sapienza laureandosi in teologia e al Sant’Apollinare in utroque iure. Ordinato sacerdote il 18 sett. 1869, nel 1876 ebbe l’incarico di professore di diritto canonico presso il Seminario romano e l’anno successivo quello di supplente al Collegio Urbano di Pro­paganda Fide per le cattedre di storia ecclesiastica, diritto canonico e teologia sacramentale.

Nel 1877 era stato chiamato a far parte come minutante della Segreteria degli affari ecclesiastici straordinari e nel 1879 venne inviato come uditore di nunziatura a Parigi, città da cui fece ritorno a Roma per essere poi no­minato (1883) sottosegretario agli Affari ecclesia­stici straordinari, carica che ricoprì solo per pochi mesi, essendogli affidate da Leone XIII due missio­ni in Svizzera, rispettivamente per la risoluzione dei problemi con la diocesi di Basilea, che si concluse positivamente nel 1884 con una convenzione, e per l’istituzione di una diocesi del Ticino, portata anch’essa a termine con due convenzioni. In quello stesso anno, rientrato a Roma, è nominato presidente della Pontificia accademia ecclesiastica e ottenne il canonica­to della basilica di S. Maria Maggiore.  Il  2 apr. 1885, pochi giorni prima della sua partenza per il Belgio come nunzio apostolico, fu creato arcivescovo titolare di Tessalonica (oggi Salonicco). Ri­chiamato di nuovo a Roma, gli venne assegnata nel 1889 la carica di segretario della Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari, e due anni dopo fu inviato come nunzio a Parigi da Leone XIII con la missione (in parte da lui stesso ispirata) di operare per la riconciliazione con la terza Repub­blica francese.

Anche in questa occasione, come già aveva fatto in Svizzera e in Belgio, il F. seppe sviluppare una serie di contatti personali sia nell’ambiente politico che in quello culturale e dell’informazione che giovarono enormemente nel disbrigo delle difficili questioni che dividevano i cattolici francesi dalla Terza repubblica e anche lo stato del rapporti tra la Santa Sede e la Francia. Eguali difficoltà però il F. dovette superare nei rapporti tra la Curia romana e il vescovi e i cattolici oltranzisti francesi che non accettavano la politica di apertura del Papa verso il governo francese (che, nei progetti di Leone XIII, veniva a controbilanciare invece la chiusura nei confronti del Governo italiano). Quando lasciò Parigi i problemi non erano stati tutti risolti ma certamente la situazione non si era aggravata e questo già rappresentava un successo.

Il F. venne eletto cardinale nel con­cistoro del 22 giugno 1896, ricevendo la berretta cardinalizia dal presidente della Repubblica francese F. Faure. Il 3 dicembre dello stesso anno ebbe il titolo di S. Prisca;  fu poi Camerlengo del S. Collegio (giugno 1899 – apr. 1900), partecipò al conclave del 1903 in cui venne eletto papa Pio X, che nel 1908 gli af­fidò l’organizzazione della nuova Congregazione della disciplina dei sacramenti. Assunto nel 1914 l’incarico di segretario del Sant’Uffizio, il 3 sett. 1914 il neoeletto Benedetto XV lo nominò segreta­rio di Stato ma il F. morì nella sua residenza all’Aracoeli  il 1° ott. 1914 quando era entrato da poche settimane nel nuovo incarico.

Secondo la sua volontà dopo i funerali che si svolsero in S. Giovanni in Laterano, fu se­polto a Gradoli in una cappella monumentale appositamente voluta dai fratelli Nazzareno e Paolo. Al suo paese natale il F. ritornò più volte nel corso della sua attività e a Gradoli lasciò testimonianze della cura che aveva per le sue chiese e per la sua gente. Una lapide ricorda la sua nascita nella casa natale e una via gli è stata dedicata nella parte nuova del paese.

BIBL. — Guido Fagioli Vercellone in DBI, 46, pp. 755-60; Discorsi del card. Domenico Ferrata, Roma 1910; D. Ferrata, Mémoires, Roma, Tip. Cuggiani, 3 voll., 1920; Comitato celebrativo, Domenico Ferrata. Cardinale-Nunzio apostolico-Segretario di Stato A cento anni dalla morte, Acquapendente 2014.

[Scheda della Redazione Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]