Libriani Lepido –  Amministratore pubblico (Vasanello,  1 mar. 1579 – Velletri, 1646)

Nasce a Bassanello (oggi Vasanello) il primo di marzo del 1579 da Bernardina Sprechimi e Giovan Francesco, fratello di don Bartolomeno, rettore della chiesa di San Salvatore, dove la famiglia godeva  di patronato sull’altare di Santa Maria de Febribus. Studia a Roma nel collegio dei Gesuiti, nel 1598 ritorna a Bassanello dove corteggia Caterina Tagliacozzi, unica figlia ed erede del notaio Giulio, morto anni prima, e della signora Hortenzia, sorella del nobile Aurelio Celestini. Nel 1600, dopo i pacta sponsalia, si reca a Roma per dar principio agli studi di legge, ritornando a Bassanello per otto giorni, in uno di quali si sposa con Caterina. Alla fine del 1600 segue a Parma l’amico Pietro Ludovico Toccoli, coetaneo e compagno di studi, che, quale “gentilhomo parmiggiano”, era stato chiamato nel nuovo studio eretto a Parma dal duca Ranuccio Farnese. Qui studia per tutto l’anno 1602 ed esercita lettura pubblica straordinaria, conseguendo il dottorato. All’inizio del 1603 se ne riparte accompagnato con lettere di favore del Duca, da far valere presso il fratello cardinal Edoardo, Principe di stato. Ritorna così a casa e si divide poi  tra Bassanello e Roma, dove comincia ad esercitare la professione legale.

Nell’autunno del 1604 assume il governo di Ripi (Frosinone), dove completa il semestre e consegue la patente dei divinis officiis; amato tanto dalla popolazione da chiederne la conferma. Ritorna a Roma nel 1605, quando era vacante la sede apostolica in seguito alla morte di Clemente VIII. Nel frattempo nasce la prima figlia Bernardina che chiama come la madre; poi nel 1607 seguono i due gemelli Bartolomeo e Lucia, morta subito dopo. Dal cardinale Edoardo Farnese ottiene la podestaria di Cellere e di Paniano nello stato di Castro. Nel 1611 nasce un altro figlio a cui dà il nome del padre Giovan Francesco, che muore cadendo dalle scale di casa e di lì a poco anche un altro figlio Giovan Francesco. Negli Stati di Castro e Ronciglione, esercita in vari paesi nove podestarie (tra cui Valentano, Gradoli, Canepina, Caprarola, …), diventando poi Commissario fiscale e quindi Giudice di stato.

Nell’ottobre 1620, mentre era in Valentano, muore in Bassanello Aurelio Celestini (fondatore del primo nucleo dell’Opera Pia Celestini), zio prediletto della moglie sua unica nipote, che lascia erede la sorella Hortenzia, suocera di don Lepido. Segue a breve distanza la morte anche della suocera, a cui aveva lasciato in custodia due figli, una femmina di 7 anni di nome Lucia e l’altro maschio di nome Giovanni Francesco Carlo di cinque che caddero gravemente ammalati e morirono otto giorni dopo la suocera. Nel ritornare da Valentano trova che stavano per condurre alla sepoltura la figliola morta e di lì a poco morì anche un figlio maschio lasciando i coniugi  colpiti e disorientati per le tante morti avvenute in breve spazio di tempo.

Chiamato al commissariato di borgo Val di Sarro (Taro, provincia di Piacenza), lascia la figlia Bernardina presso il Monastero della Pace in Viterbo e parte seguito dalla moglie e dal figlio Bartolomeo. Negli anni successivi seguono le morti degli altri suoi figli e del fratello Giovan Domenico, divenuto nel frattempo rettore della chiesa di San Leonardo a Viterbo. Nel 1624 viene chiamato al “fiscalato” di Piacenza e quindi eletto Uditore criminale della città da Margherita Aldobrandini, vedova di Ranuccio. La peste (siamo nel periodo della peste manzoniana), il 14 dicembre 1630 si porta via anche la moglie, che viene sepolta nella cappella della Madonna SS.ma della Sanità nella chiesa dei Serviti della Madonna di Piazza in Piacenza.

Sopravvissuto al contagio della peste ebbe allora la risoluzione di farsi ecclesiastico, ottenendo il canonicato nella cattedrale di Piacenza, dove venne ordinato da mons. Alessandro Scappi, vescovo della città. Alla vestizione dell’abito talare, seguiranno una serie di donazioni e creazioni di benefici, tra cui quello eretto nella chiesa di San Salvatore di Bassanello, presso l’altare di famiglia intitolato a Santa Maria de Febribus, presso la cappella di San Lanno e l’altare di San Francesco in Santa Maria. Vestirà l’abito di carmelitano, seguendo nel 1636 il proprio nipote, don Domenico Fabiani, diventato Provinciale dell’Ordine dei Carmelitani, presso il Convento di Santa Maria del Carmelo di Velletri.

Nel frattempo in Bassanello, nella chiesa di Santa Maria Assunta, fa erigere l’altare dedicato alla Madonna del Carmelo tutt’ora esistente, corredato del quadro con Santa Caterina (come la moglie) e santa Lucia (come due sue figlie).

Per volontà testamentaria il consistente patrimonio lasciato al proprio figlio Odoardo, unico supravvissuto dei dieci figli e morto nel 1670 senza lasciare eredi, andrà a costituire quella che sarà l’Opera Pia Libriani, di fondamentale importanza nella storia socio-economica di Bassanello. Le rendite dei terreni permetteranno alla comunità la costruzione e il  mantenimento dell’Ospedale avviato nel 1882 e rimasto attivo  fino alla metà del XX secolo. L’Opera Pia Lepido Libriani sarà successivamente assorbita nella Congregazione di Carità e poi diventerà Ente Comunale di Assistenza. Tra le più rilevanti volontà espresse, quella di lasciare ottanta scudi annui di moneta romana per pagare un “maestro sacerdote”, destinato ad insegnare grammatica, umanità e logica ai giovani  di Bassanello che avessero voluto studiare, supportati anche dall’ausilio di un “ripetitore”, avente il compito aggiuntivo di insegnare dottrina cristiana in ogni festa di precetto, avanti al vespro, nella parrocchiale di San Salvatore.

La morte sopraggiunge a Velletri nel 1646. Dopo aver ricoperto numerose cariche di prestigio e aver raggiunto i massimi vertici alla corte dei Farnese, termina  la propria vita segnata da numerosi lutti ma sempre confortata dalla fede e dalla devozione, in particolare  a san Lanno quale avvocato della sua Bassanello.

BIBL. e FONTI:  A. Scarelli, Sulle tracce della storia di Vasanello, s.l., 2015; A. Zuppante, Archivio della Curia vescovile di Orte, in “Rassegna degli studi e delle attività culturali nell’Alto Lazio, n. 8 (1991), pp.85-162; Comune di Vasanello, Voci di memorie e di abbracci: testimonianze di vita alla fine della “Seconda guerra mondiale”, Logisma 2015;

http://archivicomunali.lazio.beniculturali.it/ProgettoRinasco/inventarionline/html/viterbo/Vasanello.html#N2958B.

[Scheda di Antonino Scarelli; revisione di Luciano Osbat-Cersal]