Petrucci, Girolamo, s.j. – Letterato (Bracciano, 12 apr. 1585 – Roma, 5 marzo 1669).

Ammesso nella Compagnia di Gesù come novizio il 20 nov. 1604, divenne professo il 30 maggio 1621. Per gran parte della vita insegnò nei collegi gesuitici di Roma, dapprima umanità, poi per sedici anni retorica. Era rinomato latinista, fine filologo, esperto di prosodia e metrica. Papa Urbano VIII, nella revisione degli inni della liturgia cattolica da lui voluta, chiamò a collaborare P. e altri tre Gesuiti (Famiano Strada, Tarquinio Galluzzi e Maciej Kazimierz Sarbiewski), in qualità di latinisti provetti. La commissione era presieduta e indirizzata dallo stesso papa, che aveva sempre coltivato la poesia latina. I lavori furono rapidi e riguardarono gli inni del Breviario Romano (anch’esso nel frattempo sottoposto a revisione presso un’altra commissione) e i risultati, approvati il 29 marzo 1629 dalla Congregazione dei Riti, furono pubblicati entro l’anno (Hymni Breviarii Romani, Romae, Typis Vaticanis, 1629). Questo lavoro, che non mancò di sollevare polemiche (filologiche e non), fu dominato dalla ricerca di assoluta regolarità prosodica e metrica, secondo le norme classiche, a quei componimenti della tarda antichità e del Medioevo: mentre si rispettarono o vennero sottoposti a scarsi interventi (in base a manoscritti antichi) i testi degli autori più famosi dell’antichità, da Ambrogio a Prudenzio, da Sedulio a Venanzio Fortunato, con mano più pesante si andò con quelli di innurghi meno famosi o sconosciuti dell’Alto e Basso Medioevo; in particolare, gli inni ritmici furono rifusi in modo radicale e costretti alla regolarità giambica o d’altri me­tri classici. Argutamente, questi interventi sono stati confrontati con i rifacimenti barocchi di basiliche paleocristiane o medievali (Pastor).

Quantunque questa fosse soprattutto la volontà di Urbano VIII (che voleva correggere anche le poesie del Petrarca), in qualche modo subìta dalla commissione, è presumibile che un esperto di prosodia e metrica come P. (i suoi Duodecim octonarii ne saranno una evidente dimostrazione) abbia dato un contributo non trascurabile alla revisione; di più, giacché gli inni rivisti si sarebbero dovuti cantare, valse anche l’esperienza di P. come autore di odi latine per musica. D’altra parte egli fu chiamato anche, per la malattia del confratello gesuita Terenzio Alciati, nei lavori della commissione per la nuova edizione del Breviario (estate 1629) e giocò così un ruolo su entrambi versanti di quella famosa riforma liturgica. Quanto alle opere di P., solo una fu pubblicata a suo nome; l’attribuzione delle altre è fondata sulla tradizione bibliografica della Compagnia di Gesù, ininterrotta dall’epoca a oggi, come riportata dal Sommervogel.

Opere.  Quinquennale peplum (Romae, apud Bartholomaeum Zannettum, 1614); Chorus II, in Chori militares (l’edizione è priva di note tipografiche ma intorno al 1620); De laudibus divi Yvonis pauperum advocad orado (Romae, apud Andream Phaeum, 1620); De Christi Domini cruciatibus ad UrbanumVIII. pont. max. ipso die Parasceves orado Hieronymi Petruccii e Societate Jesu (Romae, apud haeredes Bartholomaei Zannetti, 1627; fu ristampata nella raccolta Quinquaginta Orationes de Christi Domini morte, Romae, 1641; Neoburgi 1724); Oratio de adventu S. Spiritus ad s. d. n. Urbanum VIII. p. o. m. (Romae, ex Typographia Rev. Camerae Apost., 1627); epigramma anagrammatico per l’ed. romana delle Genuinae metamorphoses nominum di Girolamo Genuino (1640); Duodecim octonari iambici puri, qui sint veluti totidem stellae Coronae virgineae, mirabili structura (Romae, 1648); Musarum plausus Alexandro Septimo p. m. renuncíalo (Romae, typis Vitalis Mascardi, 1656).

BIBL. – Sommervogel, II, col. 632, VI, coll. 632-634, VII, coll. 86, 95, 111, XI, coll. 1854-1855; Pastor, XIII, pp. 604, 606­608; Rice 2005, p. 168 n. 25; Franchi 2007a, pp. 298, 310; Vincenti A. Lenti, Urban vili and the revision of the latin hymnal, in www.ewtn.com

[Scheda di Antonella Giustini – Ibimus e della Redazione Ibimus; riduzione di Luciano Osbat – Cersal]