Petrosellini, Vincenzo – Letterato, librettista (Tarquinia, secc. XVIII-XIX).
Forse figlio di Paolo, fu certamente nipote del poeta e librettista Giuseppe, che deve averlo avviato all’attività letteraria. Come lo zio, vestì l’abito ecclesiastico e fu detto abate. Una notizia del 1776, relativa alla sua ammissione nell’Accademia d’Arcadia (con il nome di Locrindo Tegeo) potrebbe riguardare un omonimo: le opere note di P. sono infatti di mezzo secolo posteriori e il grande divario cronologico non è colmato da altre notizie. Se si trattasse della stessa persona, occorrerebbe collocarne la nascita verso il 1755/1760, supporre che sia stato accolto in Arcadia ancora molto giovane e che abbia scritto i libretti superstiti in tarda età; viceversa, se l’autore dei libretti fosse persona diversa dall’omonimo accolto in Arcadia, la nascita potrebbe essere posta verso il 1780 e anche più tardi. Oltre a un breve saggio teologico (Tractatus de indulgentiis speculativo-praticus ex theologicis documentis et summorum pontificum decretsi exaratus, Romae, Michael Puccinelli, 1828), rimangono alcuni libretti per oratori eseguiti nella Roma pontificia del la Restaurazione: Gesù sul Tabor, oratorio (Roma, Michele Puccinelli, 1826), eseguito con musica di Francesco Cenciarelli e dedicato da P. all’avvocato concistoriale Antonio Maria Cagiano de Azevedo; Gefte, azione sacra per musica (Roma, Salviucci, 1832), eseguita con musica di Giacomo Fontemaggi all’Oratorio dei Filippini alla Chiesa Nuova e da P. dedicata al cardinal Giacomo Giustiniani; Il Battista, melodramma sacro (Roma, tip. Salviucci, 1833, musica di Gaetano Capocci), da lui dedicato ad Antonio de Almeida. Quest’ultimo libretto sarà ristampato trent’anni dopo (Roma, tip. Cesaretti, 1864). Suo parente (fratello?) fu il libraio Cesare (n. 1766), che nel 1805 aveva bottega in piazza Pasquino a Roma.
BIBL. – Giorgetti Vichi 1977, p. 169; Gialdroni – Gialdroni 1993, nn. 229, 840, 865; Franchi – Sartori 2001, p. 177.