Piccinato, Luigi – Architetto (Legnago, 30 ott. 1899 – Roma, 29 lug. 1983).

Il padre fu un deputato socialista. Nel 1923 si laureò presso la scuola superiore di architettura di Roma, risultando tra i primi architetti formati dalla nuova istituzione universitaria, fondata con r.d. del 31 ott. 1919. Allievo e assistente di Marcello Piacentini, fu definito da alcuni come il primo «architetto integrale», il primo cioè ad aderire a quell’ideale figura professionale, definita da Gustavo Giovannoni, di un progettista capace di confrontarsi con le diverse scale di intervento: dal capitello alla città. In seguito però la sua attività professionale si orientò decisamente verso l’urbanistica; nel 1926 fondò con altri il gur (Gruppo urbanisti romani) e nel 1929, in occasione del Congresso internazionale di urbanistica, organizzò a Roma una mostra sull’abitazione e sui piani regolatori. Nel 1933 con i membri superstiti del gur, Gino Cancellotti, Eugenio Montuori e Alfredo Scalpelli vinse il concorso Progetta il piano della «città nuova» di Sabaudia, realizzando, tra il 1933 e il 1934 il palazzo del Comune, l’albergo, la Casa del Fascio con cinema e teatro (ora cinema Augustus), l’Associazione Combattenti (ora Istituto tecnico industriale «G. Galilei»), la chiesa della SS. Annunziata con canonica, il battistero e annessi, la caserma dei Carabinieri, la caserma della Milizia (ora scuola remiera), le case in corso Vittorio Emanuele III, in piazza S. Barbara e su largo Giulio Cesare.

Dal 1937 al 1950 fu libero docente di Urbanistica presso la facoltà di architettura di Napoli. Nel dopoguerra si dedicò attivamente al tema della ricostruzione, non limitandosi agli aspetti tecnici e normativi del problema, ma soffermandosi anche sul ruolo della storia e delle altre discipline che de­vono interagire con la progettazione urbanistica. Dal 1950 al 1963 fu professore ordinario di Urba­nistica presso la facoltà di architettura di Venezia e poi, dal 1963, alla facoltà di architettura di Roma. Nel 1954 ottenne il Premio Nazionale Olivetti per l’Urbanistica, per la capacità di cogliere «gli aspetti storico-problematici e creativi-pratici dell’attività urbanistica»; e per due volte venne insignito del premio in/ARCH Domosic. A Tarquinia progettò un nucleo di abitazioni popolari (1939-1945) e nel dopoguerra progettò i piani di ricostruzione di Civitavecchia (1945), di Palestrina (1945, con Vincenzo Fasolo) e di Segni (1953). Tra i numerosi piani regolatori generali da lui redatti in Italia e all’estero alcuni riguardano città laziali: Caprarola (1953), Civitavecchia (1960-1965), Latina (1968) e Sabaudia (1971, con Montuori). A Civitavecchia progettò anche il quartiere iacp (1956) e una scuola elementare (1964). Nel 1970 partecipò alla redazione del piano regionale del Lazio. Il suo archivio è conservato presso il Dipartimento di pianificazione territoriale ed urbanistica della facoltà di architettura di Roma.

BIBL. – Bizzotto et al. 1983, pp. 117-120, 171-172; De Sessa 1985; Merlini 1992, pp. 23-95; Malusardi 1993; A. Capanna, in DBI, vol. 83, pp.147-150.

[Scheda di Barbara Berta e Fabrizio Di Marco – Ansl]