Agneni, Eugenio – Pittore, Patriota (Sutri, 26 gen. 1816 – Frascati, 25 mag. 1879).
Di famiglia di origine piemontese attestata a Sutri dal sec. XVIII, terzo di otto fratelli, a quindici anni lasciò Sutri per Roma, dove intraprese gli studi artistici sotto la guida del maestro Francesco Coghetti che lo iniziò al colorismo della scuola veneta. Frequentò anche due pittori minori, Erzoche e Beretta, ma fu dal maestro bergamasco che A. seppe trarre insegnamenti e ispirazione.
Il suo primo quadro, un San Giovanni presentato al Coghetti nel 1836, mise subito in evidenza l’abilità tecnica e la capacità figurativa del giovane pittore. Sia da Roma che dalla provincia iniziarono ad arrivare richieste per quadri con raffigurazione di santi, in particolare con l’immagine di santa Filomena, figura leggendaria di martire cristiana che nell’Ottocento, dopo la scoperta nelle catacombe di Priscilla di un sepolcro che ne avrebbe contenuto le spoglie, vide accrescersi rapidamente il culto in particolare nel Lazio e in Campania. Con le raffigurazioni di Filomena (cassata poi dal martirologio nel 1961) A. allacciò una serie di relazioni con importanti committenti. Per le famiglie romane di antica nobiltà (Borghese, Odescalchi) e di recente titolo (Torlonia) lavorò per un intero decennio, arrivando alla piena indipendenza economica dalla famiglia.
Acquisì inoltre in breve buona fama di decoratore ed affreschista, dipingendo tra il 1846 e il 1848 alcuni ritratti di pontefici nella riedificata basilica di S. Paolo. L’incontro con Pio IX segnò un momento chiave della sua vita, non solamente artistica: nel 1847 fu incaricato dal pontefice di decorare la sala del trono al Quirinale; nel 1848, spinto dall’entusiasmo nei confronti del nuovo pontefice e della sua iniziale fama di liberatore, si arruolò nell’esercito pontificio col grado di capitano della Guardia Civica.
Ferito in battaglia, dopo la delusione e la ritirata dell’esercito capeggiato dal Durando, fu promosso al grado di maggiore e fece rientro a Roma, dove ebbe il comando del 1° battaglione della Legione impegnandosi in prima linea nella neonata Repubblica Romana. Combatté a Velletri nel 1849, ricevendo un personale elogio da Garibaldi.
Alla caduta della Repubblica prese la via dell’esilio verso la Francia; con un salvacondotto dell’agente inglese a Roma raggiunse il Piemonte dove rincontrò il suo maestro Coghetti anch’egli esule nel Regno di Sardegna; con lui affrescò chiese e palazzi nobiliari in Liguria.
Dal Regno di Sardegna si trasferì a Parigi e poi a Londra; l’atmosfera liberale e la simpatia per la causa italiana diffusa nella capitale britannica gli erano più confacenti. La sua fama di artista si diffuse in breve anche in Inghilterra e fu chiamato ripetutamente ad affrescare le case della nobiltà londinese; su invito della regina Vittoria affrescò diverse sale di Buckingam Palace e ritrasse alcuni componenti della famiglia reale, tra i quali il futuro re Edoardo vii.
Rientrava in Italia nel 1859 arruolandosi a Torino nei Cacciatori delle Alpi nello Stato Maggiore con il conte Luigi Pianciani. Nel 1860 si stabilì a Firenze, ma allo scoppio della terza guerra d’indipendenza non esitò ad arruolarsi tra i volontari garibaldini combattendo in Trentino. Nel 1867 fu tra i promotori della spedizione per l’annessione dello Stato Pontificio che si concluse drammaticamente a Mentana. Per finanziare l’impresa, A. consegnò a Menotti Garibaldi l’ingente somma di centomila lire, frutto di una sottoscrizione alla quale si dice abbia contribuito in larga misura lo stesso Vittorio Emanuele II. Riuscì a rientrare a Roma soltanto dopo la breccia di Porta Pia; la sua posizione e il suo prestigio di artista internazionale gli valsero numerosi riconoscimenti ufficiali, tra i quali la medaglia d’oro dei Benemeriti della Liberazione di Roma e la nomina a membro della Società Geografica Italiana.
Riprese alacremente l’attività artistica, facendo ritorno nel periodo estivo nella cittadina natale. Nel 1872 fu eletto nel Consiglio Comunale di Sutri con moltissimi voti. Una cospicua parte dell’epistolario di A. si conserva nell’Archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano di Roma nel fondo Archivio Nelson Gay: si tratta di 168 lettere inviate al pittore in un arco cronologico piuttosto ampio (1851-1871) dai suoi amici, in maggioranza anch’essi esuli per i moti risorgimentali. Tra i suoi corrispondenti figurano Rosolino Pilo, Nicola Mignogna, Nicola Fabrizi e, in misura maggiore, Mattia Montecchi e Luigi Calamatta, con il quale Agneni trovò unità d’intenti e d’interessi.
BIBL: M. G. Cerri, voce Agneni Eugenio in Regione Lazio, Dizionario storico biografico del Lazio, Vol. I, Roma 2009, pp. 22-23; Dizionario biografico degli italiani, Vol. I, Roma 1960, p. 432 (voce non firmata); S. Vismara, Ricordo di Eugenio Agneni, pittore patriota del Risorgimento in “Lunario romano”, (XI) 1982, pp. 197-215 (con rif. alle fonti d’archivio e bibl.).
[Revisione di Luciano Osbat-Cersal]