Agostini Paolo – Compositore (Vallerano 1592 – Roma 3 ott. 1629).

Di famiglia benestante di Val­lerano, nacque da Giulio (1550-1608), maggioren­te di quella comunità, nell’autunno 1592. Fin dal febbr. 1601 A. fu mandato a Roma a studiare presso il famoso maestro Bernardino Nanino, anch’egli nativo di Vallerano, che lo tenne in casa propria e nel luglio 1601 lo fece assumere come putto cantore nella chiesa di S. Luigi de’ Francesi, dove dirigeva la cappella musicale.

Dotato «di vivacissimo spirito e di elevato ingegno» (Pitoni), A. ebbe un’accurata formazione da parte non solo di Bernardino Nani­no, ma anche del fratello maggiore di lui, Giovan­ni Maria Nanino, il più celebre insegnante di canto e di contrappunto dell’epoca. I fratelli vivevano in­sieme in una casa molto vicina a S. Luigi. Subito dopo la muta della voce, A. fu ascritto alla Compa­gnia dei Musici di Roma (1606).

Morto l’anno dopo Giovanni Maria Nanino, A. strinse ancor più i legami con il suo maestro Bernardino: nel 1610, non avendo ancora compiuto i 18 anni d’età, ne sposava la figlia ultimogenita, Vittoria (n. giugno 1591). Tornò allora a Vallerano, dove nel 1611 gli nacque la prima figlia, Eugenia, battezzata nella chiesa di S. Vittore da suo zio, l’arciprete Andrea. A Vallerano fu maestro della piccola cappella mu­sicale locale e probabilmente sistemò gli affari del­la propria famiglia, che era proprietaria di case e terreni nelle contrade Pialiano e Petreto Arborato. Nel sett. 1613 gli nacque un’altra figlia, che fu bat­tezzata con il raro e curioso nome di Dorinda.

Ma ben presto A. tornò a Roma, dove dall’apr. 1615 fu organista di S. Maria in Trastevere e nel 1616-1617 maestro di cappella dell’Arciconfraternita della Tri­nità dei Pellegrini; fu poi maestro di cappella sem­pre a S. Maria in Trastevere (1618-1619). Quando suo suocero Bernardino Nanino, dopo dieci anni di servizio per il Cardinal Montalto come maestro di cappella di S. Lorenzo in Damaso, decise di ritirar­si a Vallerano (dove morì poco dopo), a quell’im­portante incarico fu chiamato A. (26 maggio 1618). Come maestro di cappella di S. Lorenzo in Damaso, la chiesa del palazzo della Cancelleria, A. pubblicò nel 1619 la sua prima opera a stampa, una raccolta di salmi e altre musiche sacre sul cui fron­tespizio si dichiarò «discepolo, e genero di Gio. Bernardino Nanino».

A S. Lorenzo in Damaso ri­mase anche dopo la morte del Cardinal Montalto (2 giugno 1623), quando Cardinal vicecancelliere di S. Chiesa e titolare di quella basilica divenne Ludovi­co Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV. Ma poi­ché il Cardinal Ludovisi era d’orientamento filo­spagnolo, mentre l’asse familiare Nanino-Agostini inclinava piuttosto per l’opposta parte politica, avendo lavorato nella chiesa nazionale della Fran­cia a Roma, è probabile che le fortune di A. andas­sero declinando. Forse spinto dai mutati equilibri dovuti alla linea del nuovo papa Urbano VIII, A. puntò allora altrove e più in alto: nell’anno santo 1625 cercò di proporsi all’attenzione del capitolo di S. Pietro in Vaticano (dove dal 1620 era maestro di cappella il perugino Vincenzo Ugolini), sfidando Ugolini a un pubblico confronto di tecnica compo­sitiva, e intanto stampando una raccolta di messe di grande impegno contrappuntistico. Non bastò a Ugo­lini, che aveva declinato la sfida, l’appoggio del Cardinal Borghese, arciprete della Basilica Vatica­na: il capitolo gli chiese di rinunziare all’incarico e Ugolini se ne andò senza sollevare problemi, co­sicché il 16 febbr. 1626 A. veniva nominato nuovo maestro di cappella. Egli stesso definirà quell’in­carico «ultima palma, a che possino i professori di musica pervenire».

Ur­bano VIII ebbe modo di apprezzare altamente le mu­siche a più cori che A. fece eseguire in S. Pietro per le maggiori feste della basilica, a partire dalla ceri­monia di consacrazione del 18 nov. 1626. Due anni dopo, per i vespri della festa dei santi Pietro e Pao­lo, A. diresse una grandiosa esecuzione a dodici cori, dislocati su diversi palchi, per un totale di cir­ca 150 esecutori; al primo organo era Girolamo Frescobaldi (28 giugno 1628). Dun­que A., che dal 1627 usò aggiungere al proprio co­gnome il motto Laus Deo, ebbe il pieno consenso da parte dei canonici della basilica e dei cantori del­la Cappella Giulia; né simili esecuzioni con decine e decine di musicisti chiamati dall’esterno sareb­bero state possibili senza il concreto impegno fi­nanziario del Capitolo.

Sembra che la peste, che nel corso del 1629 serpeggiava nelle regioni del­l’Italia settentrionale per la guerra di Mantova e che sarà resa celebre dai Promessi sposi, abbia conta­giato A., morto a soli 37 anni d’età. La fama e il prestigio acquistati dal com­positore nella direzione della Cappella Giulia sono confermati dal bel sepolcro che il capitolo di S. Pie­tro, tramite il canonico Simone Bizzoni Paluzzi, gli eresse nella chiesa dei Ss. Michele e Magno, fin dal 1508 affidata proprio alla Cappella Giulia e ammi­nistrata dai canonici vaticani; ivi A. fu sepolto con un’iscrizione (ancor oggi leggibile) che ne loda l’ingegno, l’umanità, la pietà religiosa.

La vedova Vittoria lasciò la casa romana presso S. Pietro (in «platea Scarpellinorum») e si ritirò con i figli a Vallerano, dove nel 1631 la primogenita Eu­genia sposò Francesco Foggia, già allievo di A., av­viato a carriera di primo piano nell’ambito roma­no.

BIBL: S. Franchi, voce Agostini Paolo, in Regione Lazio, Dizionario storico biografico del Lazio, Vol. I, Roma 2009, pp. 24-26; M. Manfredi, Vallerano e la musica, Roma 1990, passim..

[Revisione di Luciano Osbat – Cersal]