Arsenio – Vescovo (Roma, Secc. VIII-IX).
Nacque probabilmente da una famiglia nobile romana, abbracciando la carriera ecclesiastica fin da giovane; da chierico contrasse matrimonio ed ebbe un figlio, Eleuterio, nato intorno all’820. Le fonti riportano anche un secondo figlio, più probabilmente un nipote, tale Anastasio, bibliotecario, che insieme allo zio, prima che questi diventasse vescovo, tramò per l’ascesa al pontificato puntando al dominio della sua famiglia a Roma sotto l’egida imperiale; tentativo vanificato dall’intervento di Leone IV che, inteso il pericolo, lo perseguitò nei concili dell’850 e dell’853, mentre A. rimaneva dietro le quinte, privo di imputazione. A. che era diventato l’uomo di fiducia dell’imperatore Ludovico II, fu nominato, nei primi anni di pontificato di Leone IV, vescovo di Orte, sebbene probabilmente fosse tornato subito a Roma dove meglio poteva ordire le sue trame intese ad accrescere il suo potere nella città eterna.
Quando il 17 luglio dell’855 Leone IV morì, A. pensò di poter porre il nipote sul trono pontificale, tuttavia questi non fece in tempo a rientrare dall’esilio, a cui lo aveva costretto il papa, insieme ai messi imperiali scesi dalla Germania, e la notizia dell’elezione di Benedetto III giunse allo zio che lo stava aspettando a Orte. Anastasio non si dette per vinto: contando sull’alleanza dell’imperatore e con l’aiuto di diversi ecclesiastici passati dalla sua parte prese prigioniero Benedetto e tentò di farsi eleggere al suo posto. Ma il popolo romano intervenne confermando davanti ai messi imperiali l’elezione di papa Benedetto mentre Anastasio fuggiva nuovamente da Roma.
Morto Benedetto, fu eletto Nicolò I, con il benestare del partito filoimperiale e di Ludovico, allora a Roma; il neoeletto, riconoscente, riesumò la costituzione di Lotario dell’824, secondo la quale a Roma si istituivano due missi, uno di nomina imperiale, l’altro pontificia, con la funzione di sovrintendere all’operato dei funzionari romani incaricati dell’amministrazione giudiziaria; la scelta cadde sul potente A. che, grazie a questo incarico, ottenne diversi ruoli appropriati alla sua figura di retore, quale quello di ambasciatore, che egli seppe ben sfruttare a proprio vantaggio, secondo la sua natura ambiziosa e avida. Nello stesso periodo Anastasio era divenuto il capo della segreteria del papa ed ebbe un ruolo importante negli anni dello scisma di Fozio. Nicolò I non fece in tempo a interrompere il rapporto con A. causa la sua prematura morte. Il nuovo papa, un vecchio prete di S. Marco, eletto col nome di Adriano II, fu probabilmente appoggiato da A. che vide in lui, a ragione, una facile pedina da poter manovrare: in effetti durante il suo pontificato la sua influenza nella corte pontificia crebbe ulteriormente.
All’apice della potenza e ricchezza, quando il nome del vescovo di Orte era conosciuto in tutto il mondo cristiano e il nipote, cardinale Anastasio, confermato bibliotecario del Vaticano, era reputato l’uomo più colto del tempo, A., non pago di tutto ciò, volle sistemare il figlio Eleuterio e ne progettò un matrimonio con la figlia del papa, nata quando egli era ancora chierico. Tuttavia, non avendo ottenuto l’approvazione di Adriano II, Eleuterio, istigato dal padre, rapì, nell’868, la fanciulla con la madre. Tale misfatto fece precipitare la situazione e insieme a essa anche la posizione di A. che decise di recarsi ad Acerenza dove si trovava l’imperatore. Intanto Eleuterio, preso dal panico aveva ucciso la figlia del papa e la madre della ragazza. Al tragico epilogo il vescovo di Orte non poté sopravvivere e morì nell’agosto dello stesso anno, alla presenza del diavolo suo «amicus et concivis» come raccontano le terribili leggende che circondarono il suo nome, destinato a essere imperituro nell’immaginazione popolare.
Il nipote Anastasio, che fu accusato di essere stato a conoscenza del progetto di A., riebbe presto la fiducia del papa che lo inviò nell’869-870 a Costantinopoli per partecipare al IV Concilio costantinopolitano. Vi giunse in tempo per assistere alla condanna di Fozio e per mettere insieme una copia degli atti del Concilio che fu l’unica giunta fino a noi. Alcune delle vite del Liber pontificalis sono certamente dovute alla penna di Anastasio.
BIBL. – Lapotre 1885; Liber Pontificalis, II, pp. 74-78, 86, 90, 92; Emma Santovito in Enc. Cattolica, II, coll. 26-27; Armando Petrucci in DBI, 4, pp. 339-342; M. Mastrocola, Note storiche circa le Diocesi di Civita C. Orte e Gallese. Parte II. Vescovadi e vescovi fino alla unione del 1437, Civita Castellana, 1965, pp. 61-76 e 123-125.
[Scheda di M. Cristina Romano – Srsp; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]