Biondi Pietro Paolo – Storico (Acquapendente, ca. 1525 – post 1604)

Discendente da una nobile e antica famiglia locale, anche se non più benestante, era figlio di Pietro e di Vittoria Fidi; tra i suoi ante­nati figurava Bartolomeo, che nel 1418 contribuì a liberare Acquapendente dalla tirannia della famiglia Attendoli. Già nel 1383 i Biondi ricoprivano la ca­rica di gonfalonieri; probabilmente la statua della Madonna che si portava in processione era stata commissionata dalla famiglia. Pietro Paolo nel 1552 sposò Leonida Accorsini, originaria di una famiglia nobile locale, da cui nel 1560 ebbe un figlio, Enea. Notaio dal 1523, era inoltre il custode dell’archivio comunale di Acquapendente; fu al servizio delle fa­miglie più prestigiose della zona: in particolare, collaborò con Giovanni Francesco Orsini, conte di Pitigliano, a cui il 31 ott. 1565 rogò il testamento. Gra­zie a tale intercessione, nel 1565 ricoprì la carica di commissario a Pitigliano e riuscì a far rifornire di grano Acquapendente dopo una carestia. Lavorò poi per Girolama Orsini, duchessa di Castro, sorella di Giovanni Francesco (m. 1567) e vedova di Pierlui­gi Farnese, e godette insieme al figlio della prote­zione del cardinale Alessandro Farnese, legato del Patrimonio e amministratore di Acquapendente dal 1564. Nel 1578 divenne podestà di Lugnano, nella zona del Tevere, poi fu eletto commissario genera­le per accomodare le strade di Viterbo fino a Proce­no, in occasione della visita del papa Gregorio XIII al cardinale Sforza; fu poi podestà di Vetralla e otten­ne la patente di familiarità del cardinale Farnese, in­carichi che lasciò al figlio per ritirarsi ad Acqua­pendente, dove fu sindaco nel 1581. Nel 1581, com­missionato dal Consiglio pubblico cittadino il gior­no 12 gen., pubblicò il volume Liber rerum notabilium magnificae communitatis Aquaependentis. Il 24 marzo 1581 divenne gonfaloniere della città e ot­tenne da Latino Orsini, luogotenente del generale delle Milizie della Chiesa, alcune esenzioni per i soldati locali; fu nuovamente gonfaloniere nel 1586 e nel 1587, mentre dal 28 giugno 1588 al 10 apr. 1591 lavorò con l’abate Antonio Viscontini.

Tra il 1588 e il 1589 B. compose le Croniche di Acqua­pendente, in due manoscritti (il primo dedicato pro­prio al Viscontini) mai pubblicati, rinvenuti nel­l’Archivio Segreto Vaticano dall’archeologo Maria­no Armellini, che li inserì nella rivista «Cronachetta di archeologia e scienze naturali» (1889-1890), in dieci puntate. Il testo di B., in volgare, rappre­senta la più antica fonte di notizie sulla città di Ac­quapendente ed è ricco di informazioni cronachisti­che. La prima parte riporta le antiche origini della città, la seconda, grazie a notizie d’archivio, narra la storia medievale, mentre nella terza, molto detta­gliata, vi sono notizie sugli uomini famosi ivi nati e sono inoltre descritte le cerimonie, i monumenti, le chiese, fino all’età contemporanea. Il primo manoscritto era il frutto dell’approfondimento di un que­stionario pervenuto al Consiglio della città da parte dell’agostiniano Angelo Rocca (1545-1620). I due manoscritti avevano titoli distinti: Descrittione del­la terra d’Acquapendente con le sue antiquità, no­biltà, governo, usanze et altre cose (1588) e Descrittione di tutti li casati della medesima terra, coll’antiquità o modernità loro (1589), di cui l’origi­nale è stato consultabile fino al 1718 presso l’archi­vio della famiglia Avignoni. I testi sono pervenuti infatti attraverso copie, della prima metà del Sei­cento oppure sette-ottocentesche, provenienti dal­l’archivio della famiglia Taurelli Salimbeni di Ac­quapendente (1708-1872), o dalla biblioteca Sarti presso l’Accademia di San Luca di Roma (1859).

Dal 1591 al 1592 B. fu consigliere della Comunità; fino al 1604 continuò a rogare atti notarili, poi non si hanno più notizie. Probabilmente è stato seppel­lito nella chiesa di S. Agostino, nella cappella di S. Barbara concessa alla famiglia nel 1550, come ri­sarcimento di una più antica demolita; tale cappel­la, detta «della Madonna del Ceraso» in ricordo del fiore sbocciato in occasione della costruzione della statua della Madonna voluta dai Biondi, venne ri­strutturata nel 1644 e andò distrutta in un incendio l’8 nov. 1746. Il figlio Enea (1560-1630), laureato in legge, ricoprì numerosi e prestigiosi incarichi presso il cardinale Farnese; il nipote Giovanni Bat­tista, avvocato, fu nominato catastiere dal Consi­glio comunale nel 1651. La famiglia Biondi si estinse nel 1659 con Girolama, figlia di Giovanni Bat­tista e moglie di Salustio Accorsini.

BIBL. e FONTI – BAV, Vat. lat. 11765, 40 ff. (Istoria di Ac­quapendente, copia della prima metà del sec. XVII, apparte­nuta probabilmente al frate francescano Giulio Leonardo, con accluso l’opuscolo del Leonardo Panegyricus encomiasticus pro Acquapendente, 1626). – Costantini 1903; Chiovelli – Pioli 1982, pp. 29-36; Chiovelli 1989; Clare Robertson, Far­nese, Alessandro, in DBI, 45, pp. 52-70; Roberto Zapperi, Farnese, Clelia, in DBI, 45, pp. 79-81; Donatella Rosselli, Farnese, Orazio, in DBI, 45, pp. 120-127; Gigliola Fragnito, Farnese, Ranuccio, in DBI, 45, pp. 148-160.

[Scheda di Barbara Scanziani – Ibimus]